22 novembre 2022
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Biografia di Ludovico Einaudi (Ludovico Maria Enrico E.)
Ludovico Einaudi (Ludovico Maria Enrico E.), nato a Torino il 23 novembre 1955 (67 anni). Pianista. Compositore. Nipote di Luigi Einaudi (1874-1961, economista, fu il secondo presidente della Repubblica), figlio di Giulio Einaudi (1912-1999, editore) • «L’uomo che calma il mondo» (Egle Santolini) • «Soprannominato plin plin per la sua straordinaria capacità di pizzicare la tastiera così come le anziane donne della sua terra pizzicavano i ravioli al plin» (Aldo Grasso) • «Ha una band e va in tour come una rockstar. La sua musica, però, nasce da qualche parte tra la classica, l’avanguardia, il pop: della prima ha il rigore, della seconda l’apertura alle contaminazioni, del terzo l’appeal per il pubblico» (Bruno Ruffilli, Stampa 20/12/2017) • Ha suonato alla Scala di Milano e all’Arena di Verona, alla Filarmonica di Berlino, e all’Ircam di Parigi, al Lincoln Center di New York e alla Sydney Opera House. Si è esibito a Buckhingam Palace e al Qurinale. Ha inciso una quarantina di album e una ventina di singoli. Ha scritto musica da camera, composizioni per arpa elettronica e brani per orchestra. Vari pezzi per il teatro e per la danza. Dopo che Nanni Moretti inserì alcuni suoi brani nel film Aprile (1998), anche colonne sonore: Fuori dal mondo e Luce dei miei occhi (Giuseppe Piccioni, 1999 e 2001), This is England (Shane Meadows, 2006), Quasi amici (Olivier Nakache e Éric Toledano, 2011), The Father (Florian Zeller, 2020), Nomadland (Chloé Zhao, 2020), etc. • «È uno schivo e instancabile perfezionista che spende le giornate a riprovare in studio» (Simone Mosca, Rep 24/10/2008) • «È il più riservato fra i musicisti-star. Neppure la consapevolezza di avere su Spotify 740.000 followers – molti più di Mozart, che ne conta 680.000 – lo ha indotto a montarsi la testa» (Leonetta Bentivoglio, Rep 18/2/2017) • «C’è chi la definisce “musicista classico moderno”, chi “pianista pop”. “Definizioni che lasciano il tempo che trovano, ma va bene così, se dovessi obiettare a tutte le cose che vengono dette e scritte…”» (Raffaella Oliva, iO Donna 10/12/2015) • «Le dà fastidio che l’accostino a Giovanni Allevi? “Un po’ sì, ma non per Allevi in sé. Questa cosa dei pianisti che ‘oggi hanno successo’ porta a generalizzare tutto. Siamo molto diversi. Sarebbe come tirare fuori Herbie Hancock ogni volta che si parla di Keith Jarrett”» (Andrea Scanzi, Stampa 10/12/2009).
Titoli di testa «Quando mi sento dire che la mia musica è rilassante, be’, un po’ mi offendo, perché collego questa idea del relax a momenti in cui il cervello si spegne. Invece la musica che piace deve mettere in moto energia, di un qualsiasi tipo. Perlomeno a me succede così».
Vita Nato e cresciuto a Torino, casa sul Lungo Po: «Dall’altra parte del fiume c’era lo zoo. Mi addormentavo con i barriti degli elefanti, i gridi dei pappagalli, il ruggito del leone» (Alberto Sinigaglia, Stampa, 25/2/2012) • «Einaudi, cognome ingombrante. Sente il peso? “Ho sempre vissuto in modo libero questa cosa della famiglia e del cognome. Mi sono salvato non pensandoci più di tanto e cercando la mia identità. È qualcosa che non è nella mia mente, me lo ricordano gli altri…”» (Andrea Laffranchi, CdS 16/3/2019) • Del nonno Luigi, ricorda pochissimo. «È mancato che avevo soltanto sette anni, nel 1961, e i miei ricordi sono legati ai giochi d’infanzia, sono quelli di un bambino che gioca col nonno». Del padre Giulio, dice che non aveva la passione per la musica. «Per lui contava di più l’arte» • È la madre, Renata Aldrovandi, figlia di un compositore, a sua volta pianista dilettante, a instillargli l’amore per il pianoforte • Ambiente familiare stimolante. «Ho ricordi bellissimi di Italo Calvino: avevo 8 anni quando mi regalò una pianta grassa spiegandomi che dalle foglie cadute sarebbero nate sempre piante nuove. E quando mi avvicinai alla fotografia, mi regalò un libro di street photography. Lo rividi più avanti, quando scrissi un brano su un testo di Pavese. Quando morì, sentii di aver perso una persona straordinariamente cara”. Quale immagine le è rimasta di Calvino? “Qualche anno fa rividi sua figlia Giovanna a New York e le raccontai di una foto che immortala me all’età di 10-11 anni, lei di 7 e suo padre Italo, scattata in casa a Torino. È stato uno dei pochi momenti che ho avuto il piacere di condividere con lei dopo tanti anni: insieme al ricordo dell’importanza di suo padre per la mia formazione”» (Gianluigi Ricuperati, Rep 27/11/2017) • «Quando avevo 10 anni comprai la prima chitarra elettrica. E per dieci anni ho ascoltato e suonato soprattutto Bob Dylan, Cream, Rolling Stone, Jimi Hendrix, e tutto quel repertorio bellissimo anni Sessanta e Settanta. Mia madre, al piano, suonava Chopin, Bach, ma anche canzoni popolari francesi. Sono cresciuto dalla combinazione di questi semi» (Mario Luzzatto Fegiz, CdS 4/10/2004) • Si iscrive allo scientifico, al Segrè, ma si rende conto subito che non è quella la sua strada. «A sedici anni decisi che la musica era la sola cosa che avrei voluto studiare seriamente. Lasciai il liceo e mi iscrissi al conservatorio, prima a Torino e poi a Milano, dove mi diplomai. Privilegiavo lo studio della composizione, perché non ho mai pensato di fare il pianista, né classico, né altro» • Diventa allievo di Luciano Berio, famoso compositore. «Berio mi piaceva perché non aveva la rigidità intellettuale dei compositori del suo periodo, aveva aperture verso tutte le musiche del mondo e sapeva muoversi con disinvoltura fra Beatles e musica africana. Così sono stato “a bottega’ con lui per tre anni» • «Berio aveva previsto perfettamente lo scenario attuale: la sincronicità. Tutto sovrapposto: generi, epoche, stili. Le barriere sono cadute, la norma è la commistione: la sperimentazione. Esattamente quel che provo a fare, da molto prima che diventasse (forse) di moda» (Scanzi) • «Considera Berio il suo maestro? “Mi ha offerto l’incoraggiamento e la comprensione che non ho trovato in mio padre, che forse non capiva bene cosa stessi facendo. Come suo assistente mi occupavo delle trascrizioni; ma c’era anche un rapporto di amicizia, quasi padre-figlio: io lo adoravo e lui è stato molto generoso con me. A un certo punto però ho sentito la necessità di staccarmi. Berio scrisse […] un pezzo per le bande, che portammo all’inaugurazione del tunnel sotto il Canale della Manica, con mille musicisti di banda; mandava me a seguire la preparazione, mentre lui arrivava alla prima. Per me ogni esibizione si traduceva in settimane di lavoro intensissimo e a un mio rifiuto all’ennesima richiesta di andare a seguire un evento in Svizzera lui si risentì. Da allora il rapporto si fece più blando, ma sempre pieno di gratitudine e affetto”» (Ricuperati) • Negli anni, Ludovico riesce a creare un proprio stile. «Voglia di leggerezza, di improvvisazione e comunicazione sono arrivati col tempo. Le mie opere solistiche sono come canzoni: devono suonare naturali, senza forzature». «Così come un cantante usa la sua voce per esprimere la propria arte, io parlo attraverso e con il mio pianoforte. È bello sapere di essere diventato così riconoscibile, come lo sarebbe il timbro di un cantante, soprattutto perché ottenere lo stesso effetto con il pianoforte non è altrettanto semplice» • «È stato Nanni Moretti, usando alcuni suoi temi in Aprile, ad aprirle le porte del successo? “Solo in parte. Incise di più Fuori dal mondo, il film di Piccioni: sviluppai atmosfere che destarono forte impressione. Il clic l’ho avvertito alla fine dei Novanta, in Inghilterra. Una radio trasmetteva di continuo la mia musica, quando mi presentai a teatro lo trovai pieno. Qualcosa era cambiato”» (Scanzi).
Amori È stato sposato con Anna De Carlo (sorella dello scrittore Andrea De Carlo), che gli diede due figli (Leonardo e Jessica).
Amori/2 La sua attuale compagna si chiama Paola Dallolio. Una figlia, Lara.
Ispirazione «L’ispirazione capita o va cercata con fatica? “In genere compongo di getto. È un istinto, qualcosa di irrazionale, un mistero che mi cattura e mi lega a quel che sto scrivendo. Dopo questa prima fase, comunque, tornisco a lungo i pezzi”» (Gregorio Moppi, Rep 27/5/2022).
Rivoluzione «Allevi dice che la musica è rivoluzionaria, Battiato scrive un’invettiva (anche) contro Berlusconi. Come può incidere la sua musica sul contingente? “La musica non è rivoluzionaria: è un linguaggio astratto. Certo, una canzone è diversa: Imagine ha bisogno di un testo, di un concetto esprimibile solo a parole. La mia musica ha un modo più sottile, complesso e misterioso di comunicare. Suggerisce pensieri e visioni. Ispira, neanche io so come, determinate azioni. Attiva l’intelligenza”. Chi la “attiva” di più? “Bach. Quando l’ascolto, percepisco un contenuto spirituale elevato, qualcosa di invisibile che muove le persone. Non ha nulla di politico, non risolve l’economia mondiale, ma ha profonde implicazioni morali. E aiuta a vedere al di là del proprio naso”» (Scanzi).
Confessione «Anni fa confessavo a una fidanzata che avrei voluto essere un pino. La natura è al di sopra degli equilibri e degli squilibri umani» (Laffranchi).
Curiosità Ha casa a Milano, ma ogni anno torna nelle Langhe e ci passa uno o due mesi • A Dogliani ha convertito un fienile in uno studio di registrazione • Possiede quattro pianoforti • Fa una passeggiata ogni giorno. «Serve sia al fisico sia alla mente» • D’inverno, va a camminare in montagna • In primavera, va a camminare in campagna, raccoglie le primule e le mette nell’insalata • Prova simpatia per Greta e i giovani che si battono per l’ambiente • Russell Crowe è un suo grande fan • Gli piacciono i film di 007. Il suo preferito: Goldfinger. Le sue canzoni preferite: Live and let die di Paul McCartney e Skyfall di Adele • Ascolta di tutto, ma non l’heavy metal («Non ho niente in contrario, ma non fa parte della mia storia») • Non segue Sanremo • Nel 2008, per i 60 anni dall’elezione di Luigi Einaudi alla presidenza della Repubblica, dedicò al nonno due concerti (uno a Roma, uno a Dogliani) • Nel 2010 e nel 2011 è stato maestro concertatore della Notte della Taranta • Nel 2013 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine des Arts et Lettres dal Ministro della Cultura francese • Soffre di mal d’Africa («Visitare l’Africa, per un musicista europeo, è come raggiungere il corso principale di un fiume risalendovi dagli affluenti») • «Il suo successo è la dimostrazione di un’evoluzione del gusto italiano? “Temo di no. La situazione è abbastanza drammatica. La fortuna della mia musica dipende anche da fattori casuali. Molti si sono avvicinati andando al cinema: ascoltando le colonne sonore di Ennio Morricone, Lezioni di piano, Amélie”. Niente evoluzione culturale? “Solo in parte. In Italia la musica non fa parte del programma d’educazione, come accade in Europa. In Inghilterra sei persone su dieci vengono ai concerti con lo spartito, in Italia è tutto estemporaneo”. Con la tivù che rapporto ha? “Pressoché assente. Si dice che la musica non fa audience, ma chi lo dice? una corsa al ribasso. Se l’unica strada per alzare l’audience è mostrare le tette, mi chiamo fuori”» (Scanzi).
Titoli di coda «Con la sua musica, Einaudi diventa un marchio da export. “Ho molti gratificazioni dall’estero. Ho parenti in America che mi raccontano di come in passato gli venisse chiesto se fossero imparentati con il presidente della Repubblica e oggi la stessa domanda arriva sulla parentela con il compositore”».