28 novembre 2022
Tags : Mario Giuliacci
Biografia di Mario Giuliacci
Mario Giuliacci, nato a Città della Pieve (Perugia) il 29 novembre 1940 (82 anni). Fisico. Meteorologo. «Non userei mai l’espressione “manifestazioni temporalesche”. I temporali non vanno mica in piazza a manifestare».
Vita «Perché è diventato meteorologo? “Dopo il liceo classico pensavo di iscrivermi a medicina, ma il preside di un liceo che mio padre incontrò per caso in treno, gli consigliò di farmi fare fisica, perché di lì a poco l’Italia sarebbe stata tappezzata, diceva, di centrali nucleari. Un giorno però incontrai un amico che stava frequentando un corso di meteorologia tenuto dal capo del servizio meteorologico. Andai a curiosare: me ne innamorai. Da lì è partita la mia strada”. Partiamo dalla famosa mossa che accompagnava il suo “buonasera”. “Io sono umbro e da noi, quando si salutano gli amici e conoscenti, si stringe la mano e si accenna un modesto inchino in avanti. Quando sono andato in televisione mi sono inventato un inchino sbilenco con cui accompagnare il mio ‘buonasera’”. Si ricorda il suo debutto in tv? “Era il 1995. Un giorno mi dissero che sarei dovuto andare in diretta tutti giorni per quattro minuti... Ero terrorizzato. Quando arrivò il giorno del debutto, che avvenne sulla rete di Emilio Fede, che è molto pignolo... fui perfetto. Non potete immaginare quante volte mi sono domandato dove avessi trovato tutta quella energia. Io ero così timido!”. I nostri nonni dicevano che bastava ascoltare i reumatismi per prevedere il tempo... “E infatti ho scritto un libro, Dottore, mi fa male il tempo, in cui spiego l’influenza dei fattori meteo sulla salute. Chi soffre di reumatismi spesso ci batte nelle previsioni del tempo del giorno dopo due a zero, anche perché incominciano a sentire l’acutizzazione del dolore tra le 12 e le 24 ore prima”. Nelle sue previsioni inseriva delle poesie d’amore. Come le era venuta questa idea? “Sono stato tre anni a Mattino Cinque con Barbara d’Urso; fingevamo di essere innamorati, quindi prima di parlare del meteo le dedicavo una poesia che coinvolgeva sempre un elemento del tempo”» (a Silvia Tironi) • «Ha seguito tutto l’iter per diventare un meteorologo (vero). “Sì, ho vinto il concorso e sono diventato un ufficiale del servizio meteorologico dell’aeronautica. Questo per dire che i veri meteorologi sono quelli con una laurea in Fisica, gli altri sono di serie B o del tutto improvvisati. Solitamente i meno preparati sono quelli che creano allarmismi inutili”. Tipo su Internet? Quelli che fanno previsioni a 15 giorni o sparano notizie acchiappa-clic? “Diciamo che ancora ancora è possibile fare previsioni sul tempo a 10 giorni ma con un’attendibilità del 65%. Io le faccio ma solo per dare un’idea generale e preciso sempre la percentuale di attendibilità. Con Internet si è abbassata la qualità del servizio. O meglio, ci sono due categorie: i laureati in Fisica, seri, che lavorano per il servizio meteorologico dell’aeronautica, le Arpa regionali, 3b Meteo, Epson Meteo. E ovviamente Meteo Giuliacci. E poi ci sono quelli che danno il nome alle perturbazioni: Caronte, Burian. Che dicono con sei mesi di anticipo quale sarà il giorno più caldo o freddo dell’anno. Quando insegnavo Fisica atmosferica a Milano ho avviato gli studenti più appassionati: tra loro sono nati quelli seri, Paolo Corazzon, Daniele Izzo, Flavio Galbiati”» (a Maria Sorbi) • «Il primo incarico? “Nel 1967 feci un concorso in Aeronautica Militare. L’anno dopo vestivo la divisa da tenente del Servizio Meteorologico”. Mentre in Italia esplodeva la contestazione sessantottina, lei si irreggimentava. “Mi piaceva molto tornare al mio paesello in uniforme”. Dal 1983 al 1990 ha diretto il centro meteorologico di Milano Linate. “Poi sono passato all’Osservatorio Milano Duomo e da lì ho cominciato a collaborare anche con la Epson Italia e tramite loro con Mediaset”. La sua prima volta in video? “Per qualche anno ho fatto comparsate saltuarie su tutti i canali. Nel 1997, invece, Epson mi chiese di comparire tutte le mattine in diretta col Tg5. All’inizio temevo di non risultare abbastanza sciolto. Ma poi…”» (a Vittorio Zincone) • Dal 1992 al 2010 ha curato le rubriche del tempo del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport. Nel 2010, dopo 15 anni, se ne è andato malamente dal Tg5 Meteo • Sulla rottura con il Tg5: «Mi hanno cacciato perché ho detto la mia sulle ragazzine mandate in onda al posto dei professionisti delle previsioni: servono solo ad attirare uomini arrapati. I titoli e la laurea in fisica non sono un accessorio. Non è che mi sono dato alla fuga così volontariamente». E ancora: «Hanno messo piacevoli figliole ovunque a fare le previsioni del tempo e i meteorologi veri stanno scomparendo, anche se sono dietro le quinte. Iniziò Emilio Fede con le Meteorine e da lì siamo andati sempre avanti. Lo fanno tutti: Rai, Mediaset e Sky. Le signorine ripetono un copione, ma non hanno esperienza in materia. Non è provato che queste ragazze, per carità piacevolissime, portino maggior ascolti. Se così fosse mi inchinerei. Mi meraviglio come le femministe non si siano ancora levate in coro a stigmatizzare questa mercificazione della donna» • Ha poi lavorato per due anni per La7. Nel 2018, su Cielo, ha introdotto il ciclo di film Sereno variabile. «A me piace essere ironico, forse questa è stata una riscoperta. Già nell’estate del 2007 girai a Lisbona dodici spot pubblicitari per Mediaworld e anche lì prevaleva il lato divertente di me. Nella mia carriera mi sono dovuto improvvisare anche attore e mi sono meravigliato di me stesso perché sono riuscito a calarmi bene nelle parti. Forse sono stato a metà tra il metereologo e l’attore» (a Giulio Pasqui) • Oggi cura il suo sito meteogiuliacci.it • «Giuliacci s’inventa una sorta di sigla, storcendo la testa a mo’ di saluto e finendo regolarmente su Striscia. La meteorologia diventa così spettacolo, cerca di trasformarsi in un genere televisivo. Le strategie discorsive delle notizie sul tempo si fondano su questo semplice ma efficace meccanismo: tutto ciò che scalfisce l’immagine del Bel Tempo (pioggia, vento, nuvole) diventa eccezionale: il carattere straordinario della notizia sta dunque nella rottura, come se il Bel Tempo fosse una realtà immutabile, il Buono molestato proditoriamente dal Cattivo» (Aldo Grasso) • «Molti pensavano che il saluto con le mosse d’anca fosse una tattica per attirare l’audience, invece era un gesto spontaneo, un inchino sbilenco. Poi divenne una specie di firma» (a Vittorio Zincone) • Ha pubblicato libri di successo, come Il clima d’Italia negli ultimi 20 anni e Manuale di Meteorologia, un cult per gli appassionati del genere. Da ultimo Temporali e tornado, con Flavio Galbiati (Alpha Test, 2021) • «In tv quel che conta è avere un linguaggio chiaro: molti colleghi meteorologi parlano di cicloni e anticicloni convinti che il pubblico capisca tutti, invece il meteorologo deve farsi capire, parlando un linguaggio più vicino a un pubblico di non meteorologi» (a Salvatore Todaro) • «In media noi sbagliamo le previsioni di cinque fine settimana all’anno su cinquantadue» (a Laura Piazzi) • «Ha mai toppato platealmente una previsione? “A Pasqua del 2004 ci fu una supercantonata collettiva. Previsione: pioggia. In realtà il sole spaccò le pietre. Gli albergatori liguri minacciarono di portare la categoria in tribunale”» (a Vittorio Zincone) • «L’attendibilità delle previsioni ha avuto un’accelerazione incredibile negli anni Ottanta, con l’utilizzo dei computer. Ora la media degli errori non è destinata ad abbassarsi più di tanto» (a Vittorio Zincone nel 2011) • Cosa consiglia ai giovani meteorologi? «Parlare al pubblico come se dialogassero con la mamma, evitando termini troppo professionali, senza farcire la previsione di “forse”» (a Oreste Pegno).
Famiglia Sposato con Valeria. Due figli. Andrea (Milano 19 marzo 1971) è meteorologo anche lui. Quattro nipoti: Achille, Adriano, Anna Gaia e Carlo.
Religione «Sono a metà della strada: non sono credente ma nemmeno miscredente. Sono stato a Lourdes pensando di trovare qualcosa, ma non ho trovato quello che pensavo di trovare. Qualcosa mi fa pensare a un’entità superiore, ma ancora non mi sono deciso a fare il passo. Pensiamo al Big Bang da cui è nato l’universo: chi ha premuto il bottone?» (a Silvia Tironi).
Curiosità Canzone preferita: Piove di Domenico Modugno. Libro: Guerra e pace di Tolstoj.