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 2022  novembre 29 Martedì calendario

Biografia di Magnus Carlsen (Sven Magnus Øen Carlsen)

Magnus Carlsen (Sven Magnus Øen Carlsen), nato a Tønsberg (Norvegia) il 30 novembre 1990 (32 anni). Scacchista. Grande maestro internazionale (dal 2004) e campione del mondo (dal 2013) di scacchi. Detentore del primo posto nella classifica della Federazione internazionale degli scacchi (Fide) (dal luglio 2011; già dal gennaio all’ottobre 2010 e dal gennaio al febbraio 2011) e del primato del più alto punteggio mai conseguito (2.882 punti Elo, ottenuti nel maggio 2014 e nell’agosto 2019). «Ha la precisione di un Karpov e la fantasia di un Fischer: in un certo senso è l’evoluzione della specie. A cui penso di avere dato una mano anch’io, allenandolo a diventare un giocatore più universale» (Garri Kasparov). «Gli scacchi non sono un’arte, ma piuttosto una guerra: io devo cercare di superare chi mi sta di fronte, di scegliere le mosse che possono fargli più male. Certo, qualche volta una partita può avere splendide sfumature artistiche, ma sinceramente non è il mio obiettivo» • «Da ragazzino […] aveva mostrato una speciale attitudine matematica, che si ritrova spesso nei talenti scacchistici. […] Prima che Magnus avesse due anni, riusciva a completare un puzzle di cinquanta pezzi. A quattro aveva memorizzato i nomi e le popolazioni della maggior parte delle quattrocentotrenta municipalità della Norvegia. Costruiva modelli elaborati con i mattoncini Lego. […] Quando Carlsen aveva circa cinque anni, suo padre, che allora lavorava come responsabile delle forniture per la Exxon, tirò fuori la scacchiera. Henrik aveva giocato bene a scacchi da giovane. Voleva insegnarlo alla figlia maggiore, Ellen, e a Magnus, che è di un anno più giovane. Ma nessuno dei due prestava molta attenzione: Henrik si sentì frustrato e si arrese. “Mi dissi: ‘Forse gli scacchi non fanno per loro. Non importa, possono fare qualcos’altro’”. In quegli anni, Magnus si sentiva più coinvolto dal calcio e dallo sci. […] Quando Magnus aveva quasi otto anni, Henrik fece un altro tentativo di interessare i ragazzi agli scacchi. A Magnus piacevano i giochi, e questa volta, ha ricordato, lo trovò “solo un gioco più ricco e complicato di qualunque altro”. Presto batté Ellen, che smise di giocare. Magnus iniziò a consultare la piccola collezione di libri di scacchi di suo padre. […] Era il tipo di bambino che studiava ciò che lo interessava e ignorava il resto. La scuola, che lo annoiava, fu presto soppiantata dagli scacchi. […] Dopo aver giocato per un anno, Magnus batté Henrik per la prima volta, in una “partita lampo” di scacchi, in cui ogni giocatore ha cinque minuti per fare tutte le sue mosse. Magnus iniziò a giocare nelle competizioni giovanili locali. Henrik lo andava a prendere dopo le prove di salto con gli sci e lo portava ai tornei di scacchi. […] Nel marzo del 2000, Henrik fece in modo che Magnus, che all’epoca aveva nove anni, trascorresse qualche ora ogni settimana con un insegnante di scacchi, Torbjørn Ringdal Hansen, un ex campione norvegese junior. A Carlsen piaceva lo stile informale di Hansen. […] Il maestro, a sua volta, era colpito dal talento del suo allievo. “Tutto quello che dicevo, lo capiva così facilmente”, mi ha detto Hansen. […] “Non ci volle molto prima che diventasse sempre più difficile per me vincere”. […] Carlsen era piccolo e carino, con occhi sinceri e capelli spettinati. Portava con sé biscotti Hobnob e albi di fumetti. La combinazione del suo volto da cherubino, delle gambe penzolanti e di Paperino traeva in inganno i suoi avversari. […] Henrik ricorda che, a un torneo del 2002, un giocatore esclamò disgustato: “Ho perso contro quello stronzetto?”» (D.T. Max). «Nel 2001, Carlsen iniziò a studiare con Simen Agdestein, un grande maestro norvegese. Agdestein mi ha detto che Carlsen era “il miglior giocatore naturale che avessi mai visto”. […] Andare online per giocare con altri ha sicuramente affinato le abilità del ragazzo: Agdestein stima che, durante i quattro anni circa in cui è stato istruttore di Carlsen, Carlsen abbia giocato più di settemila partite online. Agdestein sottolinea che impartiva lezioni a Carlsen solo sporadicamente, mentre il ragazzo proseguiva con la scuola, il calcio e altre attività ordinarie. “Il lavoro principale, l’ha fatto da solo”, ha detto Agdestein. L’allenamento terminò quando Carlsen aveva tredici anni. […] Nel 2003, Henrik si prese una pausa dal suo lavoro e lui e sua moglie allontanarono i figli da scuola per un anno per girare l’Europa, la maggior parte del tempo in un minivan. “Abbiamo compiuto un percorso di diecimila chilometri attraverso tornei di scacchi, mète culturali e belle località di villeggiatura in riva al mare”, ha detto Henrik. L’obiettivo era ampliare gli orizzonti dei bambini e portare Magnus a quei tipi di sfide di alto livello che non si potevano trovare regolarmente in Norvegia. I bambini facevano i compiti nel retro del minivan o nelle stanze d’albergo di notte. Carlsen giocava costantemente – circa centocinquanta partite di tornei importanti all’anno –, e giocava bene. Era difficile da intimidire e il suo interesse per il gioco era prodigioso. […] In un torneo del 2004 a Reykjavik, Carlsen batté Anatolij Karpov, l’ex campione, in una partita lampo di scacchi. Il giorno successivo sfidò Garri Kasparov in due partite di “gioco rapido”, in cui ciascuna parte ha venticinque minuti: giocò la prima fino al pareggio e perse rapidamente la seconda. “Giocai come un bambino”, ha detto in seguito, disgustato. Kasparov, però, ricorda di aver capito subito che Carlsen “era un giocatore eccezionale”. Un mese dopo, Carlsen divenne un grande maestro, il secondo più giovane nella storia. Questi due eventi fecero notizia a livello internazionale. […] Carlsen non pensava a diventare il migliore, ha ricordato: “Mi stavo solo godendo il gioco, davvero. Non credo di essere mai stato davvero molto determinato a pormi questi obiettivi. Non era necessario. Voglio dire, mi bastava solo giocare. Sono sempre stato davvero sorpreso positivamente da come mi riuscisse bene”. […] A un’età a cui molti prodigi raggiungono il picco, Carlsen ha continuato a migliorare, vincendo tornei e battendo l’élite del gioco. Passò da essere il numero 700 al mondo nel 2004, quando giocò contro Karpov, a essere il numero 6 nel 2008» (Max). Nel frattempo aveva abbandonato la scuola, senza aver conseguito il diploma. «Perché non s’è diplomato? “Perché la scuola non mi interessava”. Si sentiva capito dai professori? “Ci discutevo spesso, animatamente. Non in maniera irrispettosa, s’intende. Ma sapete com’è: a dieci anni sei convinto di aver ragione su tutto, è normale”. Normalmente s’inizia a 16 anni a discutere l’autorità dei docenti. “Ma io non contestavo la loro autorità. Contestavo luoghi, date, cifre. Contestavo i fatti”» (Raffaele Panizza). «Nel 2009, Carlsen assunse Kasparov perché lo addestrasse. Kasparov aveva sempre tenuto d’occhio Carlsen ed era ansioso di accettare il lavoro. […] Con Kasparov che suggeriva aperture e lo aiutava a prepararsi contro i suoi avversari, Carlsen continuò a vincere le principali competizioni, sfoggiando il miglior gioco di sempre. Un anno dopo l’inizio della collaborazione, il 1° gennaio 2010, Carlsen raggiunse il primo posto. […] Due mesi dopo, il suo punteggio Elo, la misura ufficiale delle abilità di un giocatore nel mondo degli scacchi, basato sui risultati delle sue competizioni, era il secondo più alto della storia, dietro quello di Kasparov. In quel periodo, la collaborazione s’interruppe bruscamente. Carlsen stava giocando in un torneo a Wijk aan Zee, in Olanda. Kasparov, che era a Mosca, stava comunicando con lui via Skype e propose un cambio di apertura meno di un’ora prima della partita contro Kramnik. Carlsen andò alla scacchiera e rimase seduto immobile, cercando di avvolgere la sua mente intorno alle nuove mosse. Perse la partita (pur vincendo il torneo). Carlsen decise che lui e Kasparov erano semplicemente troppo diversi» (Max). Conquistata per la prima volta nel gennaio 2010 la vetta della classifica Fide con 2.810 punti Elo, «per un anno e mezzo (e un Torneo dei candidati saltato con critiche per il modus operandi) la lotta è con Viswanathan Anand: poi, dal luglio 2011, diventa leader incontrastato. Nessuno è più stato in grado di scalzarlo da allora, e non solo non è mai più sceso sotto l’Elo di 2.800, ma ha raggiunto ben due volte il record assoluto di 2.882: nel maggio 2014 e nell’agosto 2019. […] Dopo aver vinto praticamente ovunque (Wijk aan Zee, Biel, Memorial Tal’, la prima Sinquefield Cup, solo per una sintesi molto breve), la prima sfida mondiale arriva nel 2013. […] Il match, a Chennai, contro l’eroe di casa Anand è un trionfo dell’ospite e sfidante sul padrone di casa: 3 vittorie, 0 sconfitte, 7 patte» (Federico Rossini). «Il norvegese Magnus Carlsen non ha tradito le aspettative: a ventidue anni è il nuovo campione del mondo degli scacchi, avvicinando il mentore Garri Kasparov, che per poche settimane rimane il più giovane di sempre. Inoltre è il primo occidentale a conquistare il titolo dal 1975, quando vinse l’americano Bobby Fischer. […] Il talento […] ha piegato psicologicamente l’avversario con la resistenza fisica e la capacità fondamentale di decostruire le sue mosse. C’è chi lo definisce l’ingresso nell’èra postmoderna degli scacchi: Magnus ha avuto la stessa forza delle analisi prodotte dai computer nel condurre Anand all’umano errore» (Gabriele Santoro). «Carlsen ha poi difeso la corona dagli assalti dello stesso Anand, di un altro russo, Sergej Karjakin, e dell’italo-americano Fabiano Caruana ostentando sicurezza e, come notato da molti, una certa spavalderia» (Flavio Vanetti). «Durante il lockdown del 2020 è lui a dare notevole contributo agli scacchi su internet, con i tornei tra grandi maestri che passano dalla scacchiera al web, con le cadenze di gioco che devono regolarsi di conseguenza. Web o tavolino, però, il discorso è sempre lo stesso: e così, quando gli si presenta davanti un avversario che in età giovanile soffriva molto, Jan Nepomnjaščij, ne sfrutta la psicologia tendente al crollo dopo una partita negativa» (Rossini). Nell’autunno 2021, infatti, «non c’è stata storia tra i trentunenni Magnus Carlsen e Jan Nepomnjaščij, per tutti Nepo vista la complessità del cognome, che sognava di riportare in Russia un titolo assoluto che manca dal 2007: il norvegese […] si è confermato tra i dollari e gli sfarzi di Dubai, dove si è riannodato il filo spezzato dalla pandemia (il torneo era previsto nel 2020). […] All’undicesimo confronto Magnus, che giocava con il nero, ha chiuso i conti. Nepo ha abbandonato alla 49ma mossa, veleggiando verso lo scacco matto: la sfida si è così chiusa 7,5 a 3,5» (Vanetti). Clamorosamente Carlsen, il 20 luglio 2022, «nella Giornata internazionale degli scacchi, ha ufficialmente annunciato […] che nel 2023 non difenderà il titolo di campione assoluto. Lo lascerà molto volentieri ad altri. […] Carlsen è meno arrogante di quanto sembri, però è uno scacchista. Ha vinto 5 mondiali di fila sempre dominando, ha stabilito il punteggio personale più alto della storia della disciplina, nel 2023 dovrebbe difendere il titolo sfidando ancora Jan Nepomnjaščij, lo scacchista russo che nel dicembre 2021 ha letteralmente disintegrato nella scorsa finale mondiale. E con il quale ha pure un buon rapporto. Ma che sa di poter battere anche con il mal di testa. La cosa più interessante è che Carlsen non smetterà di giocare a scacchi: disputerà le Olimpiadi degli scacchi in estate, giocherà tonnellate di tornei» (Alessandro Barbaglia). Già detentore della più lunga serie di partite a scacchi priva di sconfitte (125, dal 31 luglio 2018 al 10 ottobre 2020), nel settembre 2022 Carlsen interruppe a quota 53 partite una nuova serie quando, nell’ambito della Sinquefield Cup, fu sconfitto dal giovane grande maestro statunitense Hans Niemann (classe 2003), che in seguito, insieme alla piattaforma Chess.com e ad altri scacchisti, accusò di comportamento irregolare, venendo così a propria volta citato in giudizio da Niemann per diffamazione, calunnia e altri capi d’imputazione, con una richiesta di risarcimento pari a 100 milioni di dollari • «È capace di giocare e vincere dieci partite simultanee con grandi maestri da bendato: lo dimostrò nel 2013» (Vanetti) • Celibe • Buone capacità imprenditoriali, dimostrate trasformando il proprio nome in un marchio di successo. «Con la sua società ha sviluppato un’app, Play Magnus, che emula a diversi livelli il suo stesso stile di gioco» (Severino Colombo) • Vegetariano • «Da buon norvegese allena il corpo oltre alla mente attraverso la corsa e lo sci di fondo. Ma appare in alcune foto sui social impegnato a giocare a calcetto (in alcune persino con una maglietta della Roma)» (Marco Letizia). «L’attività fisica è molto importante e dà l’energia necessaria per essere al massimo anche negli scacchi. Se una partita o un torneo sono molto lunghi, è normale che a un certo punto subentri un po’ di stanchezza, e in queste condizioni si possono commettere errori fatali. Essere in forma fisicamente permette di sbagliare meno e fa aumentare le probabilità di trarre vantaggio dagli errori dell’avversario» (a Margherita Fronte) • Grande passione per il calcio, in particolare per il Real Madrid e la Premier League, e per il fantacalcio. «Ha provato più piacere fisico a tirare il calcio d’inizio della gara tra Real Madrid e Real Valladolid [il 30 novembre 2013, in occasione del suo ventitreesimo compleanno, pochi giorni dopo la conquista del suo primo titolo mondiale – ndr] o a vincere il Campionato del mondo? “Sono tifoso del Real Madrid, e la botta di adrenalina che ho sentito al Santiago Bernabéu è stata speciale. Forse l’unico momento di tutta la mia vita in cui la mia mente si è offuscata completamente”» (Panizza) • Nel 2013 fu curiosamente «inserito da Cosmopolitan tra gli uomini più sexy del mondo e trasformato in modello, nonostante il volto accartocciato, dal marchio olandese d’abbigliamento G-Star» (Panizza) • «Riservato, di poche parole, usa i social, ma rimane un antipersonaggio» (Letizia) • «La maturazione, come giocatore e come uomo, ha esaltato una delle caratteristiche migliori di Magnus: la velocità di elaborazione. […] Magnus Carlsen a inizio carriera aveva uno stile basato sull’attacco: lo paragonavano per questo a un campione del passato, il lettone Michail Tal’, abituato a sacrificare pezzi in cambio di posizioni aggressive. Con il tempo, invece, il norvegese ha scelto uno stile più di posizione» (Vanetti). «È lo scacchista più pragmatico in circolazione. La sua forza, concordano gli analisti, consiste nel non avere punti deboli. Tramite la padronanza di ogni aspetto di gioco, Carlsen è libero di adattarsi tatticamente alle caratteristiche di ogni avversario, e le sue straordinarie doti d’intuizione funzionano perché poggiano su basi granitiche» (Andrea Cassini). «Carlsen […] ti mette nelle condizioni di sbagliare. Fosse calcio sarebbe un contropiedista, a tennis il più letale dei pallettari» (Dario Falcini) • «Secondo Anand, il principale punto di forza di Carlsen è che è “capace di essere molti giocatori diversi. Può essere tattico. Può essere posizionale. Può essere molte cose”. […] Lubomir Kavalek, scrivendo sul Washington Post, ha soprannominato Carlsen “il Mozart degli scacchi”» (Max). «Carlsen è per gli scacchi quello che Federer è per il tennis. Raramente nel nostro gioco si vede una tale combinazione di classe, carattere, lealtà sportiva, concentrazione e controllo dei nervi» (Vladimir Kramnik). «È un serpente: se gli mostri un fianco, ti ha già morso» (Eric Lobron) • «Non ho ritmi di allenamento fissi, ma faccio ogni giorno ciò che voglio. Di solito non passo più di un’ora alla scacchiera: solo un paio di settimane prima dei tornei aumento i carichi». «“Ho la certezza di essere il giocatore più forte, e quindi il mio lavoro è principalmente quello di trovare posizioni che mi permettano di sfruttare questo vantaggio naturale. Sono gli altri a dover cercare aperture che possano mettermi in difficoltà”. […] Quante ore dormi, prima di una gara? “Almeno nove. E cerco di mangiare cose salutari, di tenere gli zuccheri nel sangue a un livello stabile, per mantenere alta la concentrazione”» (Carmen Kass) • «Di solito, riesco a pensare a 15-20 mosse alla volta, ma alla fine il trucco è valutare il posto giusto per la pedina dopo aver fatto tutti quei calcoli» • «Il duello è la parte più importante di una partita, oltre che la più divertente. Senza un po’ di guerra psicologica non c’è gusto». «Che cosa prova quando un avversario va in crisi? “Un grande piacere. Amo vederlo soffrire”» (Panizza) • «Credi che lo stile di gioco di uno scacchista rispecchi la sua personalità? “Sì. Con Kasparov era evidente: da persona attratta dai conflitti, sulla scacchiera ingaggiava battaglie sanguinose. Io invece non li amo, e infatti cerco di tenere l’avversario sotto controllo, sottomesso, e non ingaggiare mai una battaglia diretta”» (Kass) • «Si considera un genio? “Niente affatto. Ho solo molto, molto talento per gli scacchi”. […] C’è qualcosa che è totalmente incapace di fare? […] “Sì, aprire le porte. Sono davvero negato”. Quelle con le serrature complicate? “No, anche quelle facili. Non riesco mai a capire in quale direzione far scorrere il chiavistello. O come premere il pulsante su un pomello. Se occorre spingere oppure tirare. […] Ad esempio sono rimasto chiuso nella mia stanza d’albergo, e per farmi uscire è dovuto intervenire il personale della reception”» (Panizza) • «Che rapporto hai con la sconfitta? “Da ragazzino sapevo perdere con onore, anche con grazia, direi. Finché una sconfitta portava con sé un insegnamento, non mi dava problemi. Adesso che non succede quasi più, e sono il migliore al mondo, è diventato più difficile accettare le sconfitte”» (Kass) • «Vado avanti finché avrò qualcosa da imparare: la partita perfetta è quella ancora da giocare. Non so cosa farò dopo, ma purtroppo sono destinato a scoprirlo».