30 novembre 2022
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Biografia di Nicholas Negroponte
Nicholas Negroponte, nato a New York (New York, Stati Uniti) il 1° dicembre 1943 (79 anni). Esperto di scienza della comunicazione. Professore universitario. Conferenziere • «Il futurologo americano» (CdS 30/12/1994) • «Il bambino di internet» (Furio Colombo, Rep 28/6/1995) • «Uno dei guru dell’era digitale» (Ernesto Assante, Rep 18/11/1998) • Grande notorietà come autore di Essere digitali (Sperling & Kupfer, 1995), vendutissimo, tradotto in più di quaranta lingue. «Un bel libro, solo leggermente euforico» (Beppe Severgnini, CdS 12/1/1996) • Nel 1985 co-fondò, assieme all’ingegnere elettronico Jerome B. Wiesner, il MIT Media Lab, di cui fu direttore fino al 2000. Nel 1993 co-fondò, insieme al giornalista Louis Rossetto, la rivista Wired, di cui fu editorialista fino al 1998. Ha insegnato al MIT di Boston, a Berkeley, a Yale e all’Università del Michigan. Ricco di famiglia, ha investito capitali personali in varie start-up, tra cui Zagats, Ambient Devices, Skype and Velti È stato membro del consiglio di amministrazione di varie società, come la Motorola Inc. e la Velti • «Alto, dalla battuta pronta e dall’età indefinibile» (Jaime D’Alessandro, Rep 20/11/2018) • «Famoso per le sue capacità predittive sulla tecnologia del touchscreen di cui parlò decenni prima dell’iPhone (“dicevano che non avrebbe mai funzionato per ché lo schermo si sporcava…”) e sull’auto a guida autonoma (“Al Mit dissero che non valeva la pena brevettarla…”)» (Massimo Sideri, CdS Innovazione 1/12/2017) • Ha detto: «Il lato oscuro di Internet è non averlo».
Titoli di testa «Alcuni dei suoi azzardi, negli anni Novanta, ci sembravano colpi di teatro. Invece, se non la tempistica, la sostanza era giusta. Perciò oggi siamo tornati da lui per un bilancio sui due decenni trascorsi e per una previsione sul prossimo. “Se dovesse sopravvivere solo una frase dalla nostra conversazione voglio che sia questa” risponde tra un aereo e l’altro: “La connessione è un diritto umano. Ogni essere umano, in quanto tale, dovrebbe avere accesso a internet» (Riccardo Staglianò, Rep 30/11/2014).
Vita Famiglia agiata e cosmopolita • Il padre, Dimitrios Ioannis Negropontis (nato a Losanna nel 1915, morto a Londra nel 1996), è un armatore di origini greche. I suoi antenati venivano dall’isola di Chio, nell’Egeo, di fronte alle coste dell’Anatolia. Dopo il massacro perpetrato dai turchi nel 1822 (20 mila morti, i sopravvissuti ridotti in schiavitù), si erano spostati in Russia, poi in Germania, poi in Svizzera. La madre, Caterina Coumantaros, nata a New York da genitori greci, che si erano trovati bloccati in America allo scoppio della prima guerra mondiale. Dimitrios e Caterina si sposano a Parigi nel 1938, allo scoppio della guerra decidono di spostarsi definitivamente negli Stati Uniti. Una volta sbarcati, anglicizzano i loro nomi in Dimitri John e Catherine • Nicholas ha tre fratelli: John (n. 1939), già assistente di Henry Kissinger, già ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, alle Nazioni Unite e in Iraq, direttore della National Intelligence (2005-07) e vice-segretario di Stato con Bush figlio e Obama (2007-09); Michel, regista, vincitore di un premio Emmy; George, direttore del Drawing Center di Manhattan dal 2002 al 2007. «In famiglia siamo quattro fratelli, abbiamo preso strade diverse, ma nessuno di noi si è messo negli affari. Il successo può venire anche seguendo i propri interessi… culturali» • Nicholas frequenta le scuole migliori. La Buckley School, nell’Upper East Side. Il collegio Le Rosey, in Svizzera. La Choate Schoole (oggi Choate Rosemary Hall), nel Connecticut. Poi il Massachusetts Institute of Technology di Boston. Si laurea in architettura nel 1966, specializzandosi nello studio del CAD (computer-aided design, disegno assistito dall’elaboratore) • «Lei è dislessico e quando studiava in Svizzera preferiva di gran lunga leggere gli orari dei treni piuttosto che i libri sui quali faticava. Poi però è comunque riuscito a fare una carriera brillante. “Non li studiavo soltanto, gli orari dei treni svizzeri. Li conoscevo a memoria. Ancora oggi esamino quelli degli aerei e compro sempre io i miei biglietti. Al liceo ero bravo a disegnare ed ero bravo in matematica. Mi dissero: fai architettura, combina le due cose. Così mi sono laureato ma poi ho fatto altro”» (D’Alessandro) • Rimane al MIT, insegna tecnologia della comunicazione, nel 1968 fonda l’Architecture machine group, nel 1985 il Media Laboratory dell’Università. Danilo Taino sul CdS: «Il laboratorio più avanzato nello studio del domani elettronico. La fatica di capire come cambierà la nostra vita ora che si stanno fondendo video, audio, dati e computer e fibre ottiche e tecnologia digitale è immensa. Negroponte, che con il suo gruppo gestisce un budget annuale di ricerca di 1,2 miliardi di dollari (quasi 2.000 miliardi di lire), è probabilmente l’uomo che ha tracciato gli scenari meno imprecisi di questo futuro» (18/12/1994). «Lui era lì quando tutto è cominciato. Quando l’Ibm mise insieme chip e plastica, hardware e software, e disse: questo è il personal computer. E Pc fu. Era lì quando il Dipartimento della Difesa americana pensò che in caso di attacco nucleare serviva un mezzo di comunicazione per i superstiti e per governare il dopo. E internet fu» (Vittorio Macioce, Giornale 15/1/2020) • «Ogni rivoluzione ha un suo ideologo. Quella digitale non fa eccezioni. Ed è davvero difficile evitare di associare Nicholas Negroponte a questa primogenitura teorica» (Staglianò). Nel 1995 mette tutto per iscritto e dà alle stampe Essere digitali. Sua intuizione fondamentale: «L’informatica non si occupa più di computer ma della vita. I bit, il dna dell’informazione, stanno rapidamente rimpiazzando gli atomi come materia prima di base dell’interazione umana» • Elabora il principio che verrà poi definito «Negroponte switch», il Commutatore di Negroponte. «Era la prima delle due “leggi” formulate nel volume, e prevedeva: “Ciò che si distribuisce oggi per via aerea si farà in futuro per filo, e viceversa”. Andava assieme a una Seconda Legge: “La società andrà sempre più abbandonando il sostrato materiale su cui si basa l’economia, e gli atomi saranno sostituiti dai bit”. Conseguenza della Prima Legge: il telefonino al posto del telefono; la tv via cavo al posto di quella via etere. Conseguenza della Seconda Legge: i bit immateriali su cui trasmettere un giornale in rete, piuttosto che gli atomi pesanti su cui è stampata la carta del giornale tradizionale. Poiché la larghezza di banda a terra è tendenzialmente infinita mentre non lo sarebbe quella dell’etere, spiegava, dovremmo “riservare interamente l’etere per comunicare con cose che non possono essere ‘tenute al guinzaglio’, come aerei, navi, automobili, valigie”» (Maurizio Stefanini, Foglio 29/6/2009) • Sue profezie: «Internet diventerà come l’aria», «Tra pochi anni riceveremo le informazioni attraverso uno schermo sottile e flessibile. Potremo arrotolarlo e infilarlo in tasca, lo sfoglieremo in autobus o in bagno, sapendo di trovarci notizie in tempo reale e immagini ad alta definizione, selezionate secondo i nostri interessi, non quelli del direttore del New York Times o della Repubblica», «All’inizio del Duemila, indosseremo orecchini o polsini capaci di farci parlare, via satellite, con ogni altro luogo del pianeta. Le scuole assomiglieranno a musei. I telefoni non suoneranno all’impazzata ma risponderanno da soli: ci dispiace - diranno con voce ossequiosa - la signora Sharon Stone ha un diavolo per capello e non ha proprio voglia di parlarle», «L’effetto più sorprendente si vedrà sullo Stato nazionale, di memoria settecentesca e ottocentesca: ha una taglia sbagliata per la società digitale, cioè è troppo grande per risolvere i problemi della vita quotidiana dei cittadini e troppo piccola per affrontare le sfide globali. Che cosa è l’Italia - che cosa può essere l’Europa? - in un mondo in cui si comunica senza frontiere, in cui informazioni e produzioni dell’ingegno viaggiano in tempi reali attraverso oceani e deserti? Lo Stato poteva impedire alle merci di attraversare le frontiere, ma i bits non hanno alcun rispetto per la geopolitica e circolano liberamente», «Il quotidiano del futuro, infatti, sarà multimediale. D’altra parte ci sarà ancor più sete di informazione e si pretenderà molta informazione sull’informazione» • Inizia a girare il mondo. Lo invitano ai TED Talk e a sedere nei board delle startup. Sono gli anni della New Economy e le sue teorie si portano benessimo. Lu si presenta alle conferenze in giacca, camicia righe, scarpe nere e occhialini tondi tartarugati e minimizza: «Io un visionario? Non faccio predizioni, estrapolo solo dalla realtà quel che vedo e lo collego a quel che so» • Scrive Giorgio Bocca: «Leggo che Nicholas Negroponte annuncia che è riuscito a far passare su cavo mille miliardi di Bit al secondo, che è come dire “tutte le tabelle dell’indice Dow Jones pubblicate dal Wall Street Journal nella sua storia”. Viene spontaneo rispondere volgarmente: ma chi se ne frega. Nicholas Negroponte con la sua bella faccia da supertecnocrate ci annuncia la prossima scomparsa di giornali, tv, telefoni, libri, dischi perché “il modo di comunicare” avverte “è tutto un problema di Bit”. Ma no, mister Negroponte, il problema di comunicare sta nell’aver qualcosa da dire, emozioni da trasmettere, speranze da condividere: insomma tutto ciò che in questo mondo sempre più affollato e sporco e mediocre e abbandonato dagli dei risulta difficile, a volte impossibile» (nella rubrica L’antitaliano, L’Espresso, anno 1994) • Scrive Furio Colombo su Rep: «Nicholas Negroponte, scienziato, lavora in stato di grazia e di costante euforia al Massachusetts Institute of Technology […] Questo suo stato di grazia si manifesta nel distacco sereno e vagamente privo di interesse con cui vi risponde. La risposta di Negroponte è sempre “sì”, se restiamo nel mondo dei "bits". Gioverà all’umanità il mondo elettronico? Troveremo la felicità abitando dentro Internet? Saprà di più il giovane popolo del nuovo mondo? Ci sarà posto per tutti? Se invece lo costringete a spostarsi dalla società virtuale che lui sta contemplando (e fabbricando) per dare un’occhiata al mondo residuale pieno di gente che fa lavori con le mani, che scrive con la carta, che viaggia a motore, che frequenta le vecchie scuole senza computer, Nicholas Negroponte si guarda intorno spaesato. Resta allo scoperto (fuori dal mondo dei bits) il meno possibile e solo di rado si irrita, come quando chiede alla giovane sindacalista che vuole parlare del futuro del lavoro: "Ma lei ha Internet?" E quando riceve un “no” dal fondo della sala chiude subito il caso. “Per questo lei non sa”. Siamo al più interessante dei convegni a Napoli, organizzatore e padrone di casa la Telecom che […] ha avuto due idee molto audaci: invitare Nicholas Negroponte […] E metterlo a confronto con creature che allo scienziato elettronico del M.I.T. devono sembrare - come ci informa lui verso la fine - residuati dei tempi in cui si viveva "fuori" e si pronunciavano parole insensate come "Storia". "Ho sempre odiato la storia, è una valigia pesante e senza valore", dice il grande bambino di Internet. Le quattro persone, pensate, sono Claudio Magris, scrittore magico, Beniamino Placido, filosofo arguto e colto della vita quotidiana, il sociologo della sperimentazione Luciano Gallino. E io […] Poiché Nicholas Negroponte è qui per ritirare un premio attribuito dalla Telecom al "miglior comunicatore dell’ anno" (nessuno più di lui ha fatto conoscere il “dentro” del mondo computer) lui forse si aspetta soprattutto un elogio, una citazione e una lode. Per questo girano il mondo i grandi. Disgraziatamente gli atomi ingombrano, sono fatti di citazioni, ricordi, fatti di vita, aneddoti, preoccupazioni, tendono a collegare il passato col futuro, si domandano che cosa viene dopo, sono carichi di pensieri e di ansie […] Lo scienziato, nel suo stato di grazia (e di “celebrity”) non sembra prestare troppa attenzione al dettaglio: atomi sono le cose, ma anche i corpi umani, gli organici delle aziende, la folla dei turisti, la gente che occupa spazio (larga, pesante, costosa) ed esiste. Questo non denota indifferenza o insensibilità. "È come se noi fossimo qui a discutere del fuoco come fonte di luce e calore per gli esseri umani”. Altri tempi, suggerisce il suo sguardo quando lui sceglie di saltare una domanda che gli suona un po’ blasfema. Blasfema, per lui, è ogni perdita di tempo intorno ai seguenti argomenti: corpo umano (che farne, dove mettere coloro che non stanno dentro le informazioni?), libro (che stupidaggine, arriva gratis sullo schermo del vostro computer da una qualunque biblioteca elettronica), scuola (sprecata se non è informatica, e alla informatica si dedichino solo i giovanissimi. Coloro che hanno già imparato dovrebbero prima disimparare, e si perde troppo tempo nel re-training), lavoro (è dentro Internet; se non è dentro Internet, pazienza) […] Ha detto, con garbo, ma fermamente, Beniamino Placido a Negroponte nel corso dello strano dibattito: “Non c’è generazione che non si ritenga molto più veloce di quella che viene prima e più lenta di quella che viene dopo”. Negroponte ci guardava come se fosse venuto non dal M.I.T. di Boston ma dallo spazio. Per questo il nostro è stato uno strano dibattito. Perché lui sembrava indicare come ovvio un modo di vivere, pensare, esistere che si afferra di colpo. Oppure è meglio rinunciare e adattarsi a vivere “sotto”, in quella forma primitiva di organizzazione dei pensieri chiamata “cultura”. Infatti a un certo punto Negroponte - puro e privo di esitazioni come un androide - si è lanciato in un attacco agli “intellettuali francesi” che “parlano e parlano, è un blah-blah-blah senza fine, ma che cosa ne ricavi, alla fine? Niente”. Resterebbe da definire, nel mondo di Negroponte, la parola "ricavo". Per lui, evidentemente, ogni perdita di velocità è una perdita pura e semplice. E infatti l’ apologo del blah-blah-blah degli intellettuali francesi non era solo rivolto a noi che cercavamo un contatto interrogando, da atomi, alla vecchia maniera. Era rivolto a tutti coloro che sono ancora estranei al culto del bits. Per quanto ce la mettano tutta, non possono aspirare alla salvezza. Ecco dunque in che senso Nicholas Negroponte, scienziato ed esploratore del cyber spazio, è un grande comunicatore sia in persona che attraverso la sua celebratissima bibbia Being Digital. È il predicatore di un mondo che non si presta alla discussione. In questo modo ci dà alcune notizie sul cyber spazio che sta per venire. Primo, tutto ricomincia da capo ed è fatale il bisogno del profeta di scrivere una nuova Genesi. Secondo, nella Genesi di Negroponte l’artificialità è l’essenza della vita e rifiuta qualsiasi contatto col naturale, tranne il rapporto simbiotico che deve crearsi tra il cervello umano e il calcolatore. Terzo, una nuova rigorosa gerarchia si forma, nell’universo artificiale, tra “interni” ed esterni. Gli “interni” competono per la velocità (della propria mente, del proprio computer, del proprio metodo di lavorare in simbiosi). Gli esterni sono lenti e non contano. Claudio Magris ha parlato di poesia. Errore. Interessano "il carico" e la velocità. Quarto viene dichiarato un patto di alleanza fra giovinezza e macchina cyber. Si intuisce, osservando e ascoltando Negroponte, che gli scienziati, come è accaduto per altri ordini sacerdotali nei secoli, evitano questo limite naturale. Gli altri interni o esterni al culto, no. Gli anziani non servono. Quinto, non nominare il nome del “bit” invano. Ovvero nessuno ingombri, se non è un esperto, un praticante e un fedele, la corsia veloce dei “bits”. Negroponte si guarda intorno con ansia, teme di perdere un aereo. Ma i suoi occhi di bambino prodigio sembrano dire: “dov’ è un computer?”. Il mondo degli atomi comincia dargli una lieve nausea» (28/6/1995).
Idee Nel 2005, a Davos, annunciò di aver dato vita a una fondazione, la One Laptop per Child Foundation, che si prefiggeva di regalare un piccolo computer da 100 dollari a ciascun bambino povero del mondo.
Idee/2 A un certo punto ideò un computer a manovella, capace di funzionare senza corrente elettrica, con un minuto di manovella si generavano dieci minuti di autonomia. Si disse che voleva venderlo agli Amish.
Politica Aderì al manifesto «per fermare i populismi» della Renew Democracy Initiative, presieduta dal campione di scacchi Garry Kasparov. Tra i firmatari: Bernard-Henry Lévy, Mario Vargas Llosa, Nouriel Roubini, Francis Fukuyama, Erica Jong, Scott Turow, Larry David, Stephen Fry, Rob Reiner, Norman Foster, Natan Sharansky, Ayaan Hirsi Ali, José María Aznar, Karl-Theodor zu Guttenberg, Dennis Ross, Michele Flournoy, Toomas Hendrik Ilves, Bill Kristol, Ian Bremmer, Jagdish N. Bhagwati, Deirdre McCloskey, Dambisa Moyo, Tyler Cowen, Robert Kaplan, Laurence Tribe, etc.
Curiosità Suo fratello John faceva parte dello stesso club di scherma del fratello di Bush padre • Suo fratello John ha adottato cinque bambini nati in Honduras • Chiama gli anziani che non sanno usare internet «i senzatetto digitali» • Ha detto che nel 1994, quando scrisse Essere digitale, non si sarebbe immaginato l’avvento dei social («Non pensavamo che le persone li avrebbero usati per condividere cose tanto triviali») • «Non credo che abbiamo Donald Trump per colpa di un gruppo di suprematisti bianchi che vivono in provincia o per causa dei social network. Hanno responsabilità ben maggiori le università dove si insegna che il successo nel mondo degli affari è fatto di egoismo e ferocia. E l’aver privatizzato le scuole rendendo la vera educazione un privilegio» • Pensa che a internet andrebbe assegnato il Nobel per la pace («Altroché Obama!») • Oggi le sue previsioni sono incentrate sulle biotecnologie. «Gli esseri umani supereranno la natura. Sconfiggeranno la disabilità e le malattie» • È convinto che prima o poi ci muoveremo su capsule senza pilota e che, per imparare una lingua straniera, sarà sufficiente ingoiare una pillola • «Immagniamo di piantare un seme da cui venga fuori un’auto. Probabilmente non è fuori dalla ragione. Anche se probabilmente non avverrà tra cinque o dieci anni» • La Nigeria ha dichiarato concluso il progetto «Un laptop per ogni bambino» nelle scuole elementari quando ha constatato che con i loro piccoli computer da 100 dollari i bambini poveri si collegavano ai siti porno.
Titoli di coda «I giornali di carta non sono ancora morti. “Moriranno”. E i giornalisti? “Come professione?”. Si. “Saranno ancora qui. Forse più utili. La chiave di tutto sarà nella qualità. Le informazioni sono infinite, quelle scritte dai giornalisti sono più affidabili. La firma diventerà un certificato di garanzia. Non si preoccupi. Non siete ancora una specie in via d’estinzione”» (Macioce).