il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2022
Rao, neo direttore del Tg2, e lo scoop sul golpe Borghese
La storia è nota e costituisce uno dei buchi neri del neofascismo stragista e golpista della Prima Repubblica: il tentato colpo di Stato Borghese nella notte dell’Immacolata del 1970, tra il 7 e l’8 dicembre. Indagini, processi e commissioni d’inchiesta hanno fissato dei punti fermi ma il quadro completo manca tuttora. Ad aggiungere però un tassello controverso è stato Adriano Tilgher, che fu ai vertici di Avanguardia Nazionale, il movimento di Stefano Delle Chiaie, protagonista con il Fronte Nazionale del principe Junio Valerio Borghese, del tentativo di golpe. Tilgher raccontò nel 2008 a un giornalista di destra, Nicola Rao, il “suo” golpe Borghese per il libro Il Sangue e la Celtica. Contattato anni dopo dal Fatto, Tilgher non volle confermare quel racconto e riferì un’altra versione, ribadita in un libro recente sulla storia di An: quella notte si protestava contro la Jugoslavia comunista di Tito. Oggi Rao sarà promosso direttore del Tg2 al posto di Gennaro Sangiuliano. E quello scoop “invisibile” su Tilgher galleggia tra le lugubri pieghe della destra di FdI che non ha fatto i conti con quella stagione neofascista. C’è da aggiungere che Tilgher, già accusato e assolto per la strage dell’Italicus (1974) e quella di Bologna (1980), non è mai stato coinvolto nel golpe Borghese.
Ecco i passi salienti del suo racconto, che contiene un dettaglio importante: quella notte, secondo Tilgher, Delle Chiaie non era Roma. “Il 6 dicembre ci dicono: ci siamo. Il momento è arrivato. La decisione del golpe arriva improvvisamente, tanto che Stefano Delle Chiaie, che in quel momento si trova a Barcellona, non farà in tempo a organizzare un suo rientro immediato in Italia e resterà in Spagna, rimanendo in continuo contatto telefonico con noi che siamo a Roma. In quel momento il presidente di Avanguardia Nazionale è Sandro Pisano; io e Guido Paglia siamo i suoi vice (…). Tenga presente che il nostro rapporto con il Comandante Borghese era talmente stretto che lui ci pagava anche l’affitto della nostra sede di via Arco della Ciambella. La sera del 7 convoco in sede una quarantina di militanti, fondamentalmente di Roma centro. Ma non li avverto del vero motivo della convocazione. Siccome c’è la visita di Tito a Roma e c’è il pericolo di incidenti e disordini, dico: ‘Dobbiamo tenerci pronti a ogni eventualità’. Intorno alle 22 in via Arco della Ciambella ci sono una cinquantina di persone. Siamo in tre a sapere la verità. Ogni tanto arrivano delle staffette a portarci notizie sull’andamento dell’operazione”.
Tilgher parla anche del Msi di Almirante: “Diciamo che il Msi era della partita, anche se poi Almirante ha sempre negato. Certo, quella notte il partito non fu mobilitato, se non in alcune componenti, ma era della partita”.
Torniamo al racconto fino al momento del contr’ordine, che sarebbe stato dato da Licio Gelli a Borghese: “Alle 22 i camerati nascosti nei bagni del Viminale escono fuori e, aiutati dagli agenti, fanno entrare nel palazzo il gruppo del Quadraro, che era partito dal negozio di Cinecittà. Sono tutti a bordo di un convoglio di automobili. Entrano nel corpo di guardia e si prendono i circa 200 Mab custoditi dalla polizia. Si piazzano nel corpo di guardia e attendono l’ordine. Il loro compito è quello di occupare e presidiare il Viminale. (…). Alle 23 arrivano in via Arco della Ciambella alcuni emissari del vertice dell’operazione e ci annunciano: ‘Tra mezz’ora arriva un camion che vi porterà delle armi e vi trasporterà: diventerete operativi’. (…). Ma a quel punto, con l’arrivo imminente del camion e delle armi, dobbiamo avvertire i camerati di quel che sta per accadere. Li riunisco e dico loro: ‘Tito non c’entra niente, stanotte si fa il colpo di Stato’. Urla, pianti, canti, abbracci… Succede di tutto. Eccitazione e adrenalina a mille. Poi accade un episodio particolare. Io chiedo a tutti se se la sentono o meno di partecipare. Rispondono tutti di sì, tranne una persona. Dice: ‘Non me la sento’. Allora ordino a un secondo militante: ‘Tu resterai qui con lui fino alla conclusione dell’operazione’. Non potevamo certo permetterci di lasciarlo andare via in quel momento. Ma lui stesso, intendo quello che aveva detto no, è un ostaggio volontario, nel senso che si rende conto della situazione e non fa problemi. La persona scelta da me per fargli compagnia si incazza. Mi dice che non vuole restare là in sede, che vuole partecipare al colpo di Stato. Gli ribadisco che deve eseguire il mio ordine e lui, odiandomi, mi dice che obbedirà. Parliamo di tutte persone mai coinvolte in inchieste di nessun tipo. Pensi che la persona arrabbiata oggi fa il prete e quello che si rifiutò oggi fa il commerciante e conduce una vita normalissima… Poco dopo arriva il camion, ne discendono alcune persone che ci dicono: ‘Tutti a casa. Come non detto, non se ne fa più nulla’”.
Infine: “Questa è la vera storia del golpe Borghese. C’era il proclama che il Comandante avrebbe dovuto leggere alla televisione e alla radio. (…). E Delle Chiaie quella sera era in Spagna. Ci ha sempre detto: se fossi stato a Roma, il golpe sarebbe andato avanti…”.