Corriere della Sera, 14 dicembre 2022
Aldo Grasso ha il terrore delle pulci di Lorenzetto
Non sono poche le persone di cultura (si guadagnano il pane usando le parole come il muratore usa la cazzuola) che si divertono con i giochi di parole proposti dalla tv: L’eredità, Reazione a catena, Paroliamo e altri ancora. Si racconta che Umberto Eco seguisse una di queste trasmissioni e giocasse a distanza con altri abili «parolieri».
Nel preserale, su La7, va in onda Lingo. Parole in gioco, condotto da Caterina Balivo. Questo format ha una lunga storia nella tv italiana: nel 1992 va in onda su Canale 5 presentato da Tiberio Timperi, nel 2021 viene riproposto da Giancarlo Magalli su Rai2 con il titolo Una parola di troppo. Ma cosa significa Lingo? In inglese vuol dire gergo, ma è un nome utilizzato anche nei linguaggi di programmazione. Può darsi che esista qualche altro significato recondito, chissà! Per noi è un format che mette al centro la lingua italiana e fa riscoprire il significato delle parole con il gioco.
La nostra lingua non è facile, ogni giorno incontriamo problemi attinenti alla grammatica, alla sintassi, al significato delle parole (che terrore le «pulci» di Stefano Lorenzetto!). Gli studiosi ci avvertono che è un patrimonio che giorno per giorno si impoverisce, per via della scrittura elettronica che tende all’essenziale. È una lingua complessa che mal sopporta la fretta, la scrittura dei social, il «vocale». Per questo è importante prendere confidenza con le parole, capire come si formano, arricchire il nostro lessico. Insieme a Balivo c’è lo scrittore Simone Tempia che spiega l’origine delle parole e alcune curiosità sul loro significato (che nostalgia del prof. Gianluigi Beccaria e di Parola mia di Luciano Rispoli!).
È vero che Lingo è solo un piacevole passatempo ma permette anche di capire come funzionano le parole, specie in un periodo in cui in televisione ci sono programmi che abusano delle parole, strapazzandole o usandole come corpi contundenti.