La Stampa, 13 dicembre 2022
Per chi tiene Prodi?
Il Professore per chi tiene? Per la Elly, nove anni fa tra le promotrici del movimento “Occupy Pd”, in campo contro i “101” che tradirono Prodi candidato al Colle? O tiene per il compagno Bonaccini, che ha una concezione delle questioni economiche e sociali che sembra la fotocopia dalle lezioni del professore di Scandiano? Gli sfidanti per la guida del Pd, stavolta Romano Prodi se li ritrova sotto il balcone di casa: Stefano Bonaccini è emiliano di Campogalliano, mentre Elly Schlein è bolognese di adozione perché è arrivata in città dopo il liceo e da quel momento non se ne è più andata. Per la verità nella partita c’è pure la piacentina Paola De Micheli, emiliana del nord quasi lombarda. Realisticamente una sfida a due. Un derby. Per ora giocato dai due sfidanti con garbo, ma pur sempre un derby e dunque capire dove cadrà la benedizione del “Papa laico” del centrosinistra non è questione da poco.
Questione certamente politica, ma anche di costume: in una stagione di leadership brevi, di miti accesi e spenti nel giro di pochi anni, Prodi resta l’unico leader di centrosinistra che abbia battuto due volte la destra. E dunque mantiene ancora una credibilità-influenza che gli può consentire di far pendere la bilancia. Lui lo sa e dice: «Non entro nella contesa, non interferisco, non sostengo alcun candidato». Professore, neppure un giudizio sui due candidati? Prodi sorride: «Sono in partenza per l’Albania!». In effetti oggi il professore sarà insignito della quarantesima laurea honoris causa della sua vita, un “medagliere” global, che va dal Michigan a Rabat, da Madrid a Nankai, da Ottawa a Oxford.
Prodi fa la Sfinge ma chi lo conosce assicura che il Professore ha già una sua idea. Quale? Si può partire da una notizia: l’ex premier non andrà a votare al “primo giro”, quello riservato agli iscritti al Pd. Il motivo è semplice: non ne ha diritto. Dal 2013 il Professore non ha più rinnovato la tessera. Erano i primi mesi della segretaria Renzi ma da allora Prodi non è più iscritto al Pd. Ma a votare andrà certamente, ecco la seconda notizia, il 19 febbraio alle Primarie aperte.
Per chi? Negli ultimi dieci giorni tutti i talk show, ma proprio tutti, lo hanno invitato per chiederglielo. A tutti la stessa risposta: «No, grazie».
Lui fa la Sfinge e fioccano le illazioni. Prodi tifa per Elly Schlein, hanno scritto e titolato alcuni giornali di centrodestra. Di più: hanno ipotizzato che dietro le quinte sia lui il regista della candidatura. Il Prodi burattinaio non è una novità. Anche quando spuntarono dal nulla le Sardine, era il 14 novembre 2019, qualche giornale scrisse: «Le manda Prodi!». A distanza di anni, la cosa lo fa ancora sorridere: «Quei giorni ero all’estero, mi chiamarono da Bologna: Romano lo sai che… In effetti non ne sapevo nulla».
Che Prodi stia dietro la Elly, lui lo ha smentito due volte, la seconda con nettezza: «Un appoggio di cui non vi è nessuna traccia, che non ha alcun riscontro e che è destituito di ogni fondamento». Nella smentita c’è un fastidio che somiglia ad una presa di distanza? Impossibile tradurre la smentita in un endorsement per Bonaccini, perché l’illazione sarebbe stroncata da una nuova smentita, eguale e contraria. E la ragione è semplice. Prodi stima entrambi i contendenti. Li ha ricevuti entrambi nella sua casa di via Gerusalemme. Ma li stima per ragioni molto diverse.
Complicato cercare indizi anche nel mondo prodiano, una Repubblica di liberi pensatori. Certo non sono prive di significato le parole di Arturo Parisi: «Bonaccini ha lanciato la sua candidatura partendo dal suo circolo, dalla piazza che lo ha visto crescere, dalla sua famiglia. È ripartito dalla sua esperienza di persona e di amministratore. Con una contestazione aperta dei dirigenti del Pd, ha detto lui, “candidati nei listini e mai nei collegi uninominali”. Una partenza controvento. Figlia di una scelta consapevole, quella di non avere il sostegno di molti nel gruppo dirigente nazionale, come ha detto lui stesso».
I due stanno provando a tirare Prodi dalla loro parte? Subito dopo il lancio della sua candidatura, a chi le chiedeva se Prodi l’avesse chiamato per primo, Elly Schlein ha detto a La Stampa: «Non ho ancora risposto a nessuno. Su Whatsapp ho 101 messaggi non letti…». Stefano Bonaccini risponde dal cellulare: «Romano per me è sempre stato un riferimento, ma non mi permetterei mai di tirarlo per la giacca sul voto per le Primarie». Due risposte che confermano un dato non scontato in casa Pd: per ora la sfida tra i due è partita senza cadute di stile. —