la Repubblica, 13 dicembre 2022
Meno intelligenti di un gatto
Il gatto, benché molto promiscuo con noi umani, resta un animale misterioso, spesso indecifrabile. Del cane capiamo quasi tutto, è trasparente, emotivo, espressivo, un adorabile cialtrone. Del gatto no. Ne ho avuti parecchi, quello attuale è un affascinante farabutto. Di tutti conservo, a parte l’ammirazione per l’impareggiabile destrezza, la certezza di non averli mai davvero conosciuti, anche dopo anni di convivenza.
Questo preambolo serve per dire che il gesto brusco di quel signore brasiliano che ha scacciato il gatto dalla conferenza stampa di Doha è stato, appunto, un gesto brusco. Avrebbe potuto evitarlo. Di qui a farne, giorno dopo giorno, in un crescendo di indignazione globale, un crimine contro gli animali, addirittura attribuendo a quel sacrilegio l’eliminazione del Brasile, ce ne corre.
Anche a me è capitato, da consumato gattaro, di acciuffare un micio per la collottola e farlo accomodare (indenne, e più gatto di prima) giù dal tavolo da pranzo, senza sentirmi in colpa. Non più di lui, ladro seriale. Se alcuni miei animati confronti con i miei gatti – per altro viziatissimi – fossero andati in rete, penso che i social avrebbero chiesto per me l’ergastolo, per il gatto lo status di santo subito.
Così è andata nello storico caso del gatto di Doha. Sollevazione animalista fuori posto, e stigma contro il tizio brasiliano che ha restituito quel gatto al pavimento dal quale è arrivato. Nessun gatto sarebbe così imbecille da ritenere che uno sgarbo umano sia equiparabile a un gatticidio. Gli animali sanno che la vita è dura. Gli uomini, temo l’abbiano dimenticato. Si sa, del resto, che siamo meno intelligenti dei gatti.