Il Messaggero, 12 dicembre 2022
Biografia di Marc Tarabella
Figlio di emigrati italiani, l’eurodeputato del Partito socialista belga e del gruppo S&D Marc Tarabella, 59 anni, non ha mai interrotto gli stretti legami con il nostro Paese, di cui parla fluentemente la lingua. La sua abitazione, hanno ricostruito Le Soir e Knack, è stata perquisita nella tarda serata di sabato dalla polizia di Bruxelles e vario materiale informatico è stato sequestrato, nell’ambito dell’indagine sulle tangenti dal Qatar. Tifosissimo nerazzurro, tra Strasburgo e Bruxelles non è difficile vederlo con maglia o sciarpa dell’Inter, o assistere a un match di Champions League in compagnia di un gruppetto di colleghi durante una delle pause della plenaria. Europarlamentare al quarto mandato, Tarabella è una delle presenze fisse in Aula: eletto tra il 2004 e il 2007 e poi di nuovo, ininterrottamente, dal 2009 a oggi, nel tempo è diventato figura di riferimento dell’Intergruppo Sport. Dall’anno scorso risulta avere in tasca, oltre a quella del partito socialista belga - che lo ha convocato in commissione di vigilanza per chiarimenti -, pure la tessera di Articolo 1, al pari dell’ex collega Pier Antonio Panzeri, che è stato fermato dalla giustizia belga e espulso dal partito.
In Italia, il video di un suo intervento del 2014 dai banchi di Strasburgo contro Matteo Salvini è diventato virale a più riprese sui social: Tarabella, allora, si era rivolto al leader della Lega dandogli, in italiano, del «fannullone» per le sue ripetute assenze in Aula e in commissione parlamentare nonostante fosse relatore per il suo gruppo della riforma sugli appalti pubblici, dossier di cui il belga era titolare.
Dal luglio 2019, Tarabella è vicepresidente della delegazione per i rapporti con la penisola arabica (che si occupa delle relazioni dell’Eurocamera con il Qatar, oltre che con gli altri Stati del Golfo), e siede nelle commissioni Agricoltura e Mercato interno. Non, però, in quella Libertà civili e affari interni, dove - secondo i tabulati delle votazioni - era tuttavia presente il 1° dicembre scorso, al pari della vicepresidente dell’Eurocamera e collega socialista Eva Kaili, per esprimersi a favore della proposta di regolamento per la liberalizzazione dei visti con il Qatar, che vari gruppi politici vogliono adesso stoppare. Meno di un mese fa, interpellato in tv alla vigilia dell’inizio dei Mondiali di calcio maschile nel Paese del Golfo, Marc Tarabella diceva che «di fronte a costi esorbitanti dell’energia, il Qatar è un partner obbligato, serve sviluppare con Doha una relazione di fiducia in vari ambiti, dall’economia alla ricerca fino allo scambio degli studenti».
IL PRESSING SUI MONDIALI
Posizioni ribadite anche in occasione di altre ospitate televisive: «Boicottare il Qatar è ipocrisia. La situazione può essere migliorata, certo, ma ci sono stati dei progressi. La Coppa del Mondo è una celebrazione che dobbiamo vivere insieme; incoraggio tutti a seguirla». E, infine, ribadite pure al Parlamento europeo, in occasione di un dibattito organizzato dalla sotto-commissione Diritti umani con il ministro del Lavoro di Doha Ali bin Smaikh al-Marri, in controtendenza rispetto agli interventi di altri eurodeputati, molti dei quali avevano citato invece i report indipendenti sulle morti di oltre 6500 lavoratori coinvolti nella costruzione degli stadi: «Non ho sentito molti dei miei colleghi esprimersi quando i Mondiali sono stati assegnati alla Russia o le Olimpiadi invernali a Sochi o a Pechino - la replica di Tarabella -. Ho l’impressione che molti si concentrino su una situazione di dieci anni fa, come se non ci fossero stati nel frattempo sviluppi in Qatar».
Progressi «sul fronte dei diritti dei lavoratori» (come l’abolizione della kafala, il sistema che restringe la mobilità dei migranti impiegati nell’edilizia) citati ancora tre settimane fa, durante un dibattito in plenaria, in cui tanto il discorso di Tarabella quanto quello di Kaili fecero segnare un’apertura di credito verso il Qatar: «L’organizzazione della Coppa del Mondo è stata probabilmente la molla che ha accelerato le riforme. È importante che, quando le luci della competizione si saranno spente, questa evoluzione positiva continui e possa, anzi, diffondersi a tutti i Paesi della regione».