la Repubblica, 12 dicembre 2022
Intervista a Marta Bassino
Una donna minuta e un gigante: chi vince alla fine? Non ci sono dubbi, con quel condensato di leggerezza, grinta, energia e tecnica che porta il nome di Marta Bassino. Specialista dello slalom gigante (ne ha vinti sei in Coppa), anche se sabato ha primeggiato in qualcosa di diverso, un’evoluzione, una prova estrema, più che un gigante, un gigantone. Un Ironman (anzi Ironwoman) nel calendario delle donne. Per capire, la svizzera Gut Behrami ha conquistato a novembre la gara di Killington sciando per 1’44’’. Per diventare regina di Sestriere, Marta Bassino ha resistito due minuti e 28 secondi. Dopo le due discese ghiacciate di Sofia Goggia in Canada, dopo i primi segnali di ripresa di Federica Brignone, alla stagione del Mondiale di Courchevel-Meribel si affaccia anche la terza stella dello sci azzurro.
Marta Bassino, cosa significa vincere un rodeo: lo ha chiamato così lei…
«Il gigante di Sestriere è stato davvero un rodeo. Dopo tutta la neve caduta alla vigilia sono entrati i gatti delle nevi per pulire, e il fondo era rovinato. Più che pensare a sciare bene, che funziona sempre, ho accettato la lotta, ho tenuto duro. Ho cercato di scendere senza dare spazio ai brutti pensieri».
Quanto conta la testa nello sci?
«È sempre un insieme di cose, ci vuole una sciata solida, con una testa che comanda e l’atteggiamento giusto: da attaccante».
Negli ultimi due anni senza vittorie in Coppa ha vissuto di tutto, anche una delusione olimpica.
«Sono sempre io, con un po’ di esperienza in più. Ogni stagionecerco di ripartire da zero, quel che ho fatto anche quest’anno. In cinque settimane a Ushuaia abbiamo fatto veramente una bella preparazione, ma tutta la mole di lavoro finisce concentrata in pochi istanti di gara, il nostro destino».
Da quest’anno Sofia Goggia è seguita da Luca Agazzi, FedericaBrignone dal fratello Davide, e lei da Daniele Simoncelli: come vive la frammentazione della Nazionale?
«In fondo è cambiato poco, ci hanno permesso di avere un referente, un tutor, e io mi fido molto di Daniele, è un tecnico tra i più validi, abbiamo fatto un super lavoro in autunno sugli sci e i risultati lo dimostrano».
Eppure a lei piace condividere all’interno di una squadra.
«Assolutamente sì. Ho sempre sostenuto che in una squadra come la nostra ci siano atlete forti che possono aiutare le altre. Io mi trovo in una situazione perfetta, con un punto di riferimento come Daniele, e una flessibilità che mi permette, se lecompagne vanno ad allenarsi sulla velocità, di staccarmi e concentrarmi sul gigante. Facendo sempre parte di una squadra».
Le due vittorie di Sofia Goggia in Canada sono state uno stimolo?
«Ognuna pensa per sé, soprattutto se siamo divise da specialità così diverse come il mio gigante o le discese di Sofia. Io cerco di imparare da tutti, prendendo spunto da quel che di buono hanno gli altri per assorbirlo.
La grinta di Sofia è sempre positiva».
Si è allenata anche con gli uomini.
«A Ushuaia ho sciato con Kristoffersen, De Aliprandini: mi piace molto guardare, anche i video, voglio imitare il meglio».
Pensa già al Mondiale francese a febbraio 2023? Sulla pista Roc de Fer è stata seconda a marzo.
«Sono molto contenta, il gigante di Meribel mi piace. Ma non è ancora il momento di spostare il focus su febbraio, ci sono ancora tante gare».
Uno dei suoi punti di forza è la meditazione: quando è in viaggio come la pratica?
«Faccio una meditazione Heartfulness, sono guidata da una persona con cui mi metto d’accordo di volta in volta per le nostre sedute.
Trovarsi è impossibile, io da una parte del mondo e lui dall’altra.
Medito da sola, lui pure, ma nello stesso momento. E senza Zoom».
Siete connessi senza parlarvi?
«Esatto. Da anni ho scoperto di provare beneficio da questa pratica, sento che mi fa stare bene».
La chiamavano Dory, ma più che la pesciolina svagata di Nemo a Sestriere è sembrata una leonessa.
«Io sono quel che sono: sono Marta e basta».