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 2022  dicembre 12 Lunedì calendario

Intervista a Tonino Lamborghini

Curve a velocità folle, acrobazie che sfidano le leggi della fisica, competizioni con il pedale spinto in fondo fino all’ultimo metro. Sarà per la loro intima natura spettacolare, ma le corse d’auto, i duelli in pista e sulle strade sono da sempre uno dei soggetti principali della storia del cinema. Dal Maggiolino tutto matto a Fast & furious per intenderci. Andrà in onda – a gennaio su Prime Video – uno dei film più attesi per gli amanti dei motori e non solo: Lamborghini The man behind the legend. Il titolo dice tutto: stavolta tocca alle officine, ai box, alla fatica che c’è dietro la costruzione di un mito. Lo ha diretto Robert Moresco, premio Oscar alla sceneggiatura per Crash, altro film impossibile da escludere dalla lista dei migliori di sempre sui motori: «Se dopo aver visto il film vi siete fatti un’idea di come poteva essere Ferruccio Lamborghini, ritengo di aver raggiunto l’obiettivo», dice Moresco. In Lamborghini – The man behind the legend infatti si ripercorre la vita e la carriera del fondatore dell’azienda bolognese, interpretato da Frank Grillo (Captain America: Civil war ).Ma si riconosce in questa visione Tonino, il figlio di Ferruccio? «Direi proprio di sì: sono esigente e puntiglioso in genere, figuriamoci se si tratta della storia di famiglia. Ho dovuto rompere un po’ le scatole ma devo dire che alla fine il film è riuscito nel suo intento: raccontare mio padre e la sua opera».
Il film è evidentemente rivolto al mercato americano.
Questo non ha stravolto un po’ la narrazione?
«Un po’. Hanno le loro regole. Ma sono piccoli dettagli. Niente di particolare direi...».
Su cosa ha rotto le scatole?
«Non volevo che si parlasse dell’uomo-automobile, ma dell’uomo e basta. Mi stava a cuore raccontare questo. Non volevo assolutamente che venisse fuori un biopic di stampo hollywoodiano, dove la vita di una persona è al servizio del prodotto, ma qualcosa di più aderente alla realtà».
Il racconto dell’incontro tra suo padre con Enzo Ferrari aderisce alla realtà?
«Beh, non è andata proprio come descritto nel film. Si vedono Ferrari e mio padre mentre gareggiano con le auto su strada.
Ecco, questa cosa non è mai avvenuta...».
Non le sembra che ci siano
troppe Ferrari nel film?
«Era l’unico antagonista di mio padre. È giusto così perché la nostra azienda è nata da questa contrapposizione, da questo conflitto. Un giorno Ferrari si permise di dire a mio padre: “Tu non sai guidare le mie automobili. Pensa a guidare i trattori”».
E si racconta che suo padre fu molto diplomatico nella risposta. Ma lei, invece, cosa avrebbe risposto?
«Io ho mille dipendenti, tu quaranta. Io faccio tutto dentro la mia fabbrica, tu fai fare tutto fuori. Sarai pure il numero uno nel mondo delle corse, ma con le auto di serie è diverso.
Sa? Parte del conflitto era nato per la frizione.
Avevano idee diverse anche sulla frizione...».
C’èqualcosa che manca nel film?
«C’è molto pathos. La parte familiare, quella in cui miamamma muore, l’aiuto della famiglia a mio padre. Lui che è birichino, diciamo così, è raccontata molto bene.
Cosa avrei voluto vedere... sa, la storia di Lamborghini è ampia. Però, sì, una cosa c’è...».
Dica...
«Avrei messo di più la storia di Ferruccio durante la Seconda guerra mondiale. In quei sei anni successero molte cose, conobbe mia madre, iniziò a lavorare sui mezzi meccanici. Rischiò la vita per salvare il suo capitano e altri soldati che dovevano scappare.
Avrei messo di più questa parte.
Al ritorno dalla guerra la vita di mio padre somigliava un po’ a quella di un personaggio diMediterraneo di Salvatores: solitudine, un po’ di nostalgia...».
Frank Grillo, il protagonista, somiglia tanto a suo padre.
«Diciamo che in alcuni momenti, truccato, lo ricorda abbastanza.
Ecco, mio padre non era proprio un Avenger... di costituzione era un po’ tarchiato».
Quanto ha lavorato, lei, per realizzare questo film?
«Molto, ma solo per restituire un ritratto che, tra romanticismo e tragedia, alla fine racconta al pubblico le passioni profonde di mio padre. Il titolo, Theman behind the legend, è azzeccato.
Dietro quelle meravigliose e velocissime macchine c’è la vera storia di un uomo».