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 2022  dicembre 11 Domenica calendario

Morto il bandito Salvatore Vargiu, carceriere di De André

Il vivandiere dell’Anonima che sequestrò Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi, nell’estate del 1979, è morto. Salvatore Vargiu, 82 anni, con oltre dieci trascorsi in carcere, è stato stroncato da un infarto. Era alla guida di un fuoristrada sulla Statale del Correboi quando, a causa del malore, ha perso il controllo del Suv, per poi andare a schiantarsi contro un muro. L’incidente è accaduto venerdì a tarda sera abbastanza vicino a quelle montagne che per 117 giorni furono la prigione del cantautore genovese e della compagna. Due anni dopo la liberazione, De Andrè s’ispirò proprio al rapimento, ai banditi, alla vita da ostaggio, per comporre Hotel Supramonte.
IL RISCATTO
Quattro giorni dopo il ritorno a casa dei due ostaggi, mai s’è saputa l’entità del riscatto, forse intorno al mezzo miliardo di lire, i carabinieri arrestarono un bel po’ di persone. In carcere, sempre nel 1979, finirono sei orunesi, un toscano e tre pattadesi, compreso Salvatore Vargiu. Il suo ruolo nella banda fu definito nel dettaglio nel processo in primo grado, a Tempio. Era proprio lui, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, a occuparsi di portare nella grotta il pranzo per gli ostaggi: pane, formaggio, salsiccia e scatolette di tonno. Era un uomo tutto di un pezzo, raccontò De Andrè al processo, ma verso cui mai serbò rancore. «Capiamo i banditi e le ragioni per cui agiscono in quel modo, sebbene il reato di sequestro di persona sia tra i delitti più odiosi che si possano commettere», fu una delle dichiarazioni del cantautore, che insieme a Dori Ghezzi si costituì parte civile contro i mandanti del sequestro, tra gli altri anche un allora assessore comunale, mentre perdonarono fin da subito i carcerieri e la manovalanza ingaggiata dalla banda per gestire il rapimento. Infatti, qualche anno dopo, proprio De Andrè e Dori Ghezzi non si tirarono indietro neanche quando alla loro porta bussarono gli avvocati del vivandiere, nel frattempo condannato a 25 anni e quattro mesi di reclusione. Nel 1991 avallarono - è questa la definizione giuridica - la domanda di grazia per Salvatore Vargiu, che la ottenne dall’allora presidente della Repubblica, per essere poi scarcerato dopo aver scontato gran parte della pena.
IL SOPRANNOME
Da quel momento in poi, almeno stando ai racconti degli abitanti di Pattada, piccolo comune della provincia di Sassari, l’ormai ex vivandiere dell’Anonima finì per uscire dai radar della cronaca, per ritornare a essere quel Barore Trava, soprannome con cui era chiamato dai compaesani, che usciva la mattina all’alba per lavorare nelle campagne ai piedi dell’Hotel Supramonte. Unico neo nel 2013, quando era stato condannato per un reato che nulla aveva a che fare con il suo passato da bandito, 5 mesi per tentato furto di mangimi.