La Stampa, 11 dicembre 2022
Lo gnommero di Gadda
Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo» (da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana).Gnommero è il centro di tutta la filosofia della nevrosi gaddiana. Indica il groviglio, il garbuglio, il pasticciaccio, il gomitolo inestricabile, il gorgonzola, il guazzabuglio, la “calca polifonica e scoreggiona” (A. Arbasino, Paesaggi italiani con zombi, Adelphi, Milano 2018, p. 11) che è Sostanza della realtà e sua caduta, suo vagolare, sua vendetta demiurgica, nella natura e nello spirito. Per un ingegnere che, come Gadda, cerca l’ordine, si capisce, lo gnommero è una caduta e una dannazione gnostica; e questo lo sa bene anche Don Ciccio Ingravallo quando tenta di sbrogliare la matassa dell’assassinio di Liliana Balducci. Per assonanza fonetica e solidarietà con gli ingegneri, non è improprio intendere lo gnommero anche come gnomone, cioè come la procedura matematica che consente di ingrandire o rimpicciolire una forma conservandone l’aspetto. È attraverso lo gnomone che nell’India vedica si costruivano gli altari del fuoco. Ed è attraverso lo gnommero che Gadda continua a dar voce a quell’incendio cosmico. (EC)Pubblichiamo un breve estratto di “Gaddabolario” (Carocci editore)