Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 11 Domenica calendario

La morte di Gian Carlo Ferretti

Gian Carlo Ferretti è stato il padre degli studi sulla storia dell’editoria, uno dei primi a capire quanto fosse importante, perché è uno degli assi portanti della storia della cultura, e della storia d’un Paese. È morto ieri, a 92 anni, dopo una lunga vita in cui, a partire dagli anni ruggenti del Dopoguerra, è stato giornalista, critico letterario, docente universitario – ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea e Storia dell’editoria novecentesca all’Università di Roma Tre e all’Università di Parma, all’ultimo al master in Editoria dell’Università di Pavia al Collegio S. Caterina.Se ne va con lui lo studioso-capofila di una materia che a molti può apparire un poco arida, e invece non lo è. Ha inventato un modo di fare ricerca. «Ho sempre puntato sui vuoti, su quel che apparentemente non c’è. Così ho cercato gli editori come intellettuali e come persone, cui nessuno sembrava prestare un’attenzione da studioso. L’editoria era come un bosco pieno di sorprese, per me un invito al piacere della scoperta», ci disse due anni fa, dalla sua casa di Milano, quando si festeggiò un compleanno importante in occasione del quale Interlinea, la casa editrice cui ha affidato tutti i lavori recenti, pubblicò la sua monografia su Livio Garzanti.Ha pubblicato saggi sui principali scrittori e critici italiani, con un particolare interesse per l’intera esperienza e produzione di Pasolini, peraltro suo grande amico. Da decenni studiava i processi dell’editoria e dell’informazione in titoli da ricordare come Il mercato delle lettere (1979), Il best seller all’italiana (1983), ai lavori sui grandi letterati editori del Novecento, da Vittorini a Calvino, da Sereni a Scheiwiller, da Bassani a Gallo e a Pavese; oltre a una fondamentale Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003 (uscita per Einaudi nel 2004) ma anche, di una «controstoria attraverso i rifiuti» (Siamo spiacenti, Bruno Mondadori 2012).Ha sempre usato una metodologia “da giornalista": fare vere e proprie inchieste. Una di queste, forse la più nota, è quella sulla responsabilità attribuita tradizionalmente a Elio Vittorini nel rifiuto del Gattopardo, il romanzo di Tomasi di Lampedusa che faticò a trovare un editore, fino ad approdare postumo a Feltrinelli. Il caso Gattopardo rimase a lungo un enigma, poi nel ’69, grazie ad Alcide Paolini, dirigente Mondadori e amico caro, riuscì a mettere le mani sul dossier decisivo, e allora sconosciuto, da cui emergeva che Elio Vittorini forse non capì il gran romanzo, ma lo rifiutò per Einaudi e non per Mondadori (era consulente di entrambe le casi editrici), caldeggiando con quest’ultima la pubblicazione: che come è noto non ne approfittò, e il romanzo uscì poi, dopo altre traversie, per Feltrinelli.Ferretti è stato soprattutto lo studioso di una grande stagione italiana, quella degli «editori protagonisti» cui è certamente legato. Guardava con un certo scetticismo alla situazione odierna perché, diceva, si sono accentuati tutti i vizi d’allora, soprattutto con la nascita delle grandi concentrazioni. Quel che ancora accade di buono lo attribuiva alle singole intelligenze; e a qualche casa editrice d’eccezione.C’è a questo proposito una mirabolante invenzione linguistica dello studioso, riferita agli Anni Ottanta, il crinale decisivo dei grandi cambiamenti nel mondo dell’editoria, quando i buoni autori commerciali cominciarono a comportarsi, a ritenersi e a voler essere ritenuti grandi scrittori: il «morbo del blasone». A pensarci, sembra che non sia stato per nulla debellato.