Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 10 Sabato calendario

Ornella Vanoni: voce, capricci e ironia

Se nei prossimi due mesi siete o capitate a Milano, Brescia, Bologna, Torino, Perugia, Firenze, Genova, non perdetevi l’appuntamento con Ornella Vanoni e il suo concerto Le donne e la musica. Non se ne vedono tanti di questo livello e con queste emozioni. L’altra sera a Roma, all’Auditorium della Conciliazione, non cadeva uno spillo e non volava una mosca. Il sipario s’è aperto su Ornella in abito bianco su una poltroncina di design dorata come i suoi ricci, e ci siamo detti: s’è rotta il femore due mesi fa, è un miracolo che sia sul palco, canterà da seduta. Invece, dopo il brano d’esordio Ornella si nasce (l’autoritratto firmato Renato Zero) e il primo monologo autobiografico (“Mi hanno detto di parlare tanto perché alla gente piace”), si arrampica sul cavalletto porta-microfono e fa quasi tutto il concerto in piedi. Ogni tanto accenna pure a qualche mossa di danza. Ma ciò che conta è la voce, sussurrata, perfetta, se possibile migliorata dagli anni (sono tanti: quanti non sta bene dirlo). Canzoni, musica, capricci e ironia: i suoi elisir di giovinezza. E infatti metà del pubblico è di giovani: uno balza sul palco per abbracciarla appena lei dice che il Covid le ha rubato gli incontri ravvicinati (“Oggi le ragazze mi dicono che i ragazzi sono tutti timidi, insicuri… Non si scopa mai! Ai miei tempi ci si incontrava, ci si piaceva e via. Meno male che sono nata prima”). L’accompagna una band di cinque jazziste donne messa su da Paolo Fresu, bravissime ma forse un po’ troppo “presenti”. “Non è quota rosa, è quota bravura” dice lei, femmina da capo a piedi e femminista a modo suo, senza retorica (“Nella mia vita mi hanno punita più le donne degli uomini, ma le ho perdonate tutte: io sono sempre qui, loro dove sono?”). Passano leggere, essenziali, liofilizzate Mi sono innamorata di te, L’appuntamento, Tristezza (“La mia vita è stata un inferno! L’ho passata a piangere, mi piaceva tanto!”), La voglia e la pazzia, Musica musica, Io so che ti amerò, Una ragione di più, la trascinante Ti voglio… Due volte la sala balza in piedi per la standing ovation, ma lei fa cenno al quintetto di attaccare il brano successivo. I veri artisti l’emozione la dissimulano. Meglio l’ironia.