la Repubblica, 10 dicembre 2022
Chi sono i 4 italiani fermati per il caso mazzette dal Qatar
Secondo la polizia è lui il motore dell’organizzazione. Antonio Panzeri. E con lui c’è un “circolo”. Fatto di italiani o di “italianizzati”, dentro il gruppo di S&D, i socialisti all’Europarlamento. La sua biografia, del resto, parla chiaro: per anni è stato segretario generale della Camera del Lavoro di Milano per poi approdare al Parlamento europeo nel 2004. Una storia tutta a sinistra, nella Cgil, nel Pds e nei Ds. Eletto nel Pd. Una vita politica molto vicina a Massimo D’Alema. E infatti lascia iDemocratici nel 2017 per aderire ad Articolo 1 insieme all’ex premier. Non è un caso che nella scorsa legislatura, il “collega” con il quale lo si vedeva più spesso era Sergio Cofferati, lo storico ex segretario della Cgil.
A Strasburgo si è costantemente occupato di diritti umani e del Maghreb. Forse anche per questo nel 2019 ha fondato la Ong Fight Impunity che è ora entrata nell’occhio del ciclone. Ma anche durante il suo ultimo mandato a Strasburgo qualche piccolo guaio loha avuto: era finito in una inchiesta interna per rimborsi di viaggi legati alla sua Associazione “Milano+ Europa” che l’amministrazione considerava non idonei: 83 mila euro.
Ma chi c’è dentro il suo “circolo”? Ci sono legami che vanno oltre la politica e sfiorano le vicende familiari. Francesco Giorgi, ad esempio, che nella sede del Parlamento europeo viene costantemente “eletto” dalle deputate e dalle funzionarie come il “più bello” del Palazzo, è tra i fermati dalla polizia belga. Chi è? Nella scorsa legislatura era l’assistente proprio di Panzeri. Quando quest’ultimo ha rinunciato alla candidatura, ha – per così dire – “passato” il suo collaboratore ad un altro eurodeputato Pd: Andrea Cozzolino. Non è un caso, allora, che proprio Cozzolino in alcune recenti votazioni sulla risoluzione contro il Qatar sia stato tra i “dissidenti” del gruppo astenendosi in alcune circostanze.
Ma Giorgi, che per gli inquirenti di Bruxelles è una sorta di “testa di legno”, ha fatto una scalata ulteriore nelle gerarchie europee: è infatti il compagno della vicepresidente dell’Assemblea, la greca Kaili. Proprio quella fermata e perquisita ieri dalla polizia. E in questo circolo, seppure senza alcun coinvolgimento nelle inchiesta allo stato, figura un altro eurodeputato: Mark Tarabella. Belga eppure di origini italiane. Di lui raccontano che, insieme a Cozzolino e Kaili, abbia difeso le ragioni del Qatar nella riunione del gruppo S&D a Strasburgo prima della votazione proprio sulla risoluzione che invece metteva sotto accusa le inciviltà di Doha.
Nelle perquisizioni effettuate ieri, del resto, sono stati coinvolti uffici di diversi eurodeputati che poi non sono stati inseriti formalmente nelle carte dell’inchiesta e contro i quali non è stata mossa alcuna accusa. Tra questi proprio Tarabella. E l’ufficio di un altro assistente, impegnato nella Ong Fight Impunity e che collabora anche con la parlamentare belga e socialista di origini italiane, Maria Arena.
Nel “circolo”, poi, figura anche Luca Visentini. Sebbene l’origine sindacale sia diversa da quella di Panzeri, il suo “marchio” è la Uil del Friuli. La sua vita è trascorsa tra l’organizzazione del sindacato europeo e quello mondiale. Eppure era un nome di riferimento. Quando Enrico Letta si è presentato una decina di giorni fa a Bruxelles per presentare il percorso congressuale dei Democratici, è stato accompagnato dal vicepresidente della Commissione, l’olandese Frans Timmermans. Con il suo italiano dallo spiccato accento romanesco, provava a confortare il segretario dimissionario dei Dem. E Letta ha risposto: «Frans, ti vedo carichissimo. Perchè non lo fai tu il segretario del Pd? Saresti perfetto». E prima che rispondesse, lo ha interrotto l’eurodeputata Patrizia Toia: «Ma no, facciamolo fare a lui, a Visentini...».