Corriere della Sera, 10 dicembre 2022
Biografia di Antonio Panzeri
Antonio Panzeri appariva molto coinvolto anche dalla sua «terza vita», quella da cooperante internazionale. A chi lo ha conosciuto nel ruolo di sindacalista prima e di politico poi, ha sempre raccontato con grande entusiasmo i progetti di «Fight Impunity», la Ong impegnata sul fronte dei diritti umani che ha fondato, che dirige e che vanta nel comitato scientifico nomi di prestigio come Emma Bonino e Federica Mogherini.
Ma a Milano, la città in cui ha costruito le basi della sua carriera, Panzeri è noto soprattutto come dirigente sindacale. A cavallo con i primi anni Duemila, quando il centrodestra berlusconiano dilagava e Milano non era politicamente contendibile all’allora sindaco Gabriele Albertini, era diventato uno dei punti di riferimento quantomeno più visibili di una sinistra milanese in profonda crisi di identità e leadership.
Classe 1955, originario della provincia di Bergamo, Panzeri si è formato politicamente nel Pci ed è cresciuto professionalmente nel sindacato. Nei primi anni Novanta è segretario aggiunto della Camera del lavoro guidata da Carlo Ghezzi, al quale è subentrato nel 1995. Sono gli anni in cui il sindacato deve fare i conti con l’irreversibile processo di deindustrializzazione del territorio metropolitano, con nuove istanze sociali e politiche, nuovi interlocutori e meno risorse, perché le trasformazioni del lavoro erodono anche la base degli iscritti. Lui, riformista dichiarato, cerca di tenere il punto sulle «cose di sinistra» ma senza mai chiudere le porte a dialogo e negoziazione. Quando nel 2003 deve passare la mano, a conclusione del secondo mandato, il suo nome rimbalza tra quelli dei papabili per la successione a Sergio Cofferati al vertice della Cgil nazionale, ma anche per altre posizioni di rilievo nel panorama (non proprio soleggiato) del centrosinistra. Alla fine abbraccia l’opzione europea, ma anche una volta trasferito a Bruxelles continua a esercitare una certa influenza sulla Camera del lavoro di Milano, dove i successivi tre segretari faranno in qualche modo riferimento a lui.
La seconda vita di Antonio Panzeri, quella da europarlamentare, inizia nel 2004 con 105 mila preferenze raccolte dalle urne della circoscrizione Nord-Ovest con la lista Uniti per l’Ulivo. Nei cinque anni successivi occupa diversi ruoli nell’organigramma europeo: vicepresidente della commissione Occupazione e affari sociali, membro supplente della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori, fa parte della delegazione per le relazioni con gli Stati uniti e con il Giappone. E dopo la rielezione del 2009 guida le relazioni con i Paesi del Maghreb, entra nella commissione Affari esteri e di nuovo in quella per il Mercato interno.
Cinque anni dopo 77.103 preferenze gli consentono di rimanere a Bruxelles per la terza legislatura consecutiva. Ma nel 2017 compie una scelta politica: lascia il riformista Pd per spostarsi a sinistra, con Articolo 1 e poi con «Liberi e uguali». A Bruxelles continua a occuparsi di Maghreb e presiede anche la sottocommissione per i diritti umani. E proprio in questo campo, una volta conclusa l’esperienza da eurodeputato, continua a frequentare gli ambienti della politica continentale come direttore della Ong «Fight impunity», fondata nel 2019, che lo porta in giro per il mondo.