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 2022  dicembre 10 Sabato calendario

Addio al bonus ai 18enni. Reddito: 240 mila no

Un «Fondo per il libro» da 15 milioni di euro l’anno per sostenere biblioteche e librerie al posto del bonus per i 18enni servito in 6 anni ad acquistare libri, biglietti di teatro, cinema, musei, quotidiani. Dal 2023 sparisce «18app», la carta elettronica da 500 euro per i neo 18 enni da spendere in libri e beni culturali di vario genere. Un «risparmio» di 230 milioni che un emendamento al disegno di legge Bilancio presentato da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia intende destinare altrove. Iniziative nel campo della cultura, viene spiegato, come appunto il Fondo per il libro, ma anche per il Fondo per i lavoratori dello spettacolo, per celebrare i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, per il Fondo unico per lo spettacolo ridenominato Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo, il Fondo per il cinema e l’audiovisivo (10 milioni all’anno dal 2023), per acquisizioni di beni culturali, per i carnevali storici, le bande, i festival, i cori, per la creazione di una «Fondazione Vittoriano» per la gestione e valorizzazione del Complesso del Vittoriano, e anche per «l’allestimento pirotecnico per la rievocazione storica de La Girandola di Castel Sant’Angelo a Roma» (300 mila euro).
«Hanno paura della cultura?», insorge Matteo Renzi, leader di Italia Viva che istituì il bonus nel 2016 e che ieri ha lanciato una petizione online per bloccarne l’eliminazione (oltre 14 mila firme in poche ore) e in Aula promette «ostruzionismo parlamentare: dovranno fermarsi loro, non noi». Anche l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini chiede una «marcia indietro», ricordando che anche «Francia, Spagna e Germania hanno introdotto un bonus cultura esplicitamente ispirato dal nostro». E protestano tutti gli operatori del settore, dall’Associazione Italiana Editori-Aie ai librai dell’Ali Confcommercio («è stato uno strumento di armonizzazione sociale per chi non poteva permettersi l’acquisto di quei beni»). Ma il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone (Fdi), tra i promotori dell’emendamento, promette una nuova «carta cultura, revisionata e potenziata, senza abusi e con il sostegno anche per l’acquisto di libri scolastici». Mentre il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi spiega che «il bonus viene trasformato in una sorta di abbonamento ai libri che desideri e potrai ritirare in libreria».
Intanto i parlamentari di maggioranza e opposizione sono al lavoro per ridurre le migliaia di emendamenti che vanno depositati entro domani alla Camera per il voto dal 15 dicembre in commissione Bilancio e l’arrivo in Aula il 20. Poco più di 600 quelli della maggioranza; quasi 3 mila quelli delle opposizioni: in tutto dovranno essere meno di 500.Tra questi, il bonus elettrodomestici della Lega (massimo 150 euro per apparecchi ad alta tecnologia e/o efficienza energetica) e la proroga per altri due anni del bonus psicologo (Pd). Bipartisan le proposte di più risorse per i caregiver e la proroga oltre il 31 dicembre 2022 dello smart working per fragili e genitori under 14. Resta il nodo sulle pensioni minime che Forza Italia vorrebbe aumentare a 600 euro (dai 574 previsti ora in manovra). E insorgono i medici, minacciando perfino uno sciopero: un emendamento della maggioranza innalza a 72 anni l’età pensionabile, seppur volontaria, di chi lavora in strutture pubbliche o convenzionate del Sistema sanitario nazionale. «Certifica – dice il Sindacato dei medici italiani – che non sono previste risorse per i medici né progetti concreti». Critiche alla manovra arrivano dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: se sono «positive le misure sul caro-energia», dice, «manca l’attenzione al lavoro e alla crescita del Paese, il primo intervento era per la riduzione del cuneo fiscale».
C’è poi il reddito di cittadinanza. Per il 2023, la manovra lo prevede per massimo 8 mesi per chi può lavorare e poi la sua cancellazione e completa riforma nel 2024. E ieri l’Inps ha pubblicato i nuovi dati: nei primi 10 mesi del 2022 sono state respinte 240 mila domande per false o omesse dichiarazioni. Altre 50 mila sono sospese e sottoposte ad ulteriori controlli. L’Istituto ha fatto sapere di aver rafforzato i controlli preventivi «ex ante ed ex post, centrale e periferico, nell’ottica di prevenire e individuare i comportamenti opportunistici e fraudolenti». Dalla sua introduzione nel 2019, le domande respinte sono state 1.735.195, decadute 871.491, revocate 213.593.