Corriere della Sera, 9 dicembre 2022
Biografia di Bukayo Saka
Nauseante. Tutto è cominciato con questa parola, nauseous in inglese. Bukayo Saka ha azzeccato lo spelling e da lì ha cominciato a tormentare i compagni di squadra nei momenti di riposo del Mondiale, mettendo su tik tok i video dei loro errori, fra mille risate: fra Rashford, Rice, Grealish e Maddison, non se ne salva uno. E meno male che da oggi il vero incubo sarà solo Mbappé e non più le trappole linguistiche di Saka. Lui nelle trappole invece non ci casca, perché dopo il successo sul Senegal agli ottavi, gli hanno chiesto se si paragona al francese: «Grazie, ma di Mbappé ce n’é solo uno». Anche Saka però non è male, soprattutto per chi ha in mente il ragazzino spaurito nella finale di Wembley, strattonato come un burattino da Chiellini e poi ipnotizzato da Donnarumma ai rigori, come Sancho e Rashford (che colpì il palo). Sono passati 17 mesi, ma sembra una vita: Saka vola con il suo Arsenal, è in cima ai pensieri di Southgate anche per domani sera, e a ottobre è finito sulla copertina della rivista americana Time, nel numero dedicato ai «leader delle generazioni future». Perché «ci sono pochi dubbi che lui sia destinato a raggiungere il vertice dello sport e a ispirare le persone lungo la sua strada». In effetti Saka parla bene, ha carisma, oltre che talento in campo. Al punto che il Daily Mail lo ha definito «tesoro nazionale»: «Vorrei che i miei coetanei capissero l’importanza di avere un sogno: per me ci sono stati giorni duri, giorni migliori, ma devi sempre andare avanti, continuare a sognare e a crederci». Dopo la sconfitta con l’Italia, Saka e Rashford, oggi in ballottaggio per il posto a desta nel tridente d’attacco, sono finiti assieme a Sancho nel vortice di accuse e razzismo, accelerato a dismisura dai social media. E tirarsi su non è stato facile «ma tutto il Paese mi ha aiutato a superare il trauma, mi ha fatto crescere». E oggi Saka è qui in Qatar che racconta l’importanza della religione nel suo cammino («Leggo la Bibbia tutte le sere, so che Dio è con me»), si è goduto la mini-esibizione dal vivo di Robbie Williams voluta da Southgate per caricare la squadra, chiede a David Beckham il permesso di fare una foto con grande reverenza. E fa girare l’ingranaggio offensivo (3 gol per lui), giocandosi il posto da titolare senza alcun complesso di inferiorità. Neanche verso il fenomeno Mbappé.