la Repubblica, 9 dicembre 2022
Dai russi petrolio cash per il petrolio asiatico
Il decreto “salva Isab” ha ancora l’inchiostro fresco, ma i russi di Lukoil preparano l’arrocco per gestire la raffineria di Priolo dopo l’embargo scattato sul greggio russo. La mossa potrebbe mandare in fumo un affare da un miliardo per le grandi banche italiane.
La major russa, secondo fonti attendibili, avrebbe trovato nei suoi forzieri e in quelli di alcune grandi banche asiatiche i soldi e le garanzie necessarie a ottenere i crediti per comprare petrolio non russo, così rispettando i divieti del G7 scattati lunedì. Crediti analoghi erano in passato erogati dalle grandi banche italiane, che li sospesero sei mesi fa nel timore di incappare in future sanzioni (finora Lukoil ne è esclusa in quanto azienda privata) dopo il tracollo dei rapporti con la Russia.
Secondo le stesse fonti, al lavoro sul dossier, entro pochi giorni Lukoil potrebbe dunque firmare un nuovo contratto di fornitura di greggio, per assicurarsi la raffinazione dei prossimi mesi. Qualche indizio lo aveva fornito lunedì Eugene Maniakhine, direttore generale di Isab, alSole 24 Ore :«Abbiamo rispettato le sanzioni e le rispetteremo,prenderemo il petrolio altrove. Siamo pronti a pagarlo in contanti: è una scelta possibile sul libero mercato». Il gruppo Lukoil, che non ha debiti, ricorre spesso all’autofinanziamento per cassa. E in aggiunta alla somma messa sul tavolo – si vocifera a nove zeri – avrebbe trovato nuovi crediti da banche asiatiche, coperti da garanzie reali prestate dalla major. Infine, per evitare ricadute in caso di sanzioni future, Lukoil avrebbe messo a punto con i consulenti legali uno schema di depositi bloccati, con giacenze da utilizzare in caso di futuri guai, per completare gli investimenti programmati.
Sono tutti tasselli di uno scenario di continuità per la raffineria: anche se non hanno niente a che fare con il decreto lampo varato il 1° dicembre dal governo per scongiurare la chiusura dell’impianto, che da un semestre è alimentato dai greggi Lukoil mentre ora ciò non è più permesso. Il decreto, che parte dal quadro della norma sul golden power “rafforzato”, costruisce una rete di misure per «evitare gravi e imminenti pericoli di pregiudizio alla sicurezza nazionale energetica». Ne fanno parte la possibilità di amministrazione temporanea statale fino a due anni, la nomina di un commissario e di un nuovo cda, la ricapitalizzazione pubblica («anche con interventi erogati dal patrimonio destinato» della Cdp), la facoltà di «avvalersi di società a partecipazione pubblica operanti nei medesimi settori» (Eni?). Finora, però, il gestore legittimo è Lukoil, che rilevò Isab nel 2008 e da allora vi ha investito sei miliardi. E il padrone non intende farsi mettere in un angolo. Lo stesso Maniakhine lunedì ha aggiunto: «L’amministrazione temporanea statale non sarebbe giusta né equa, e potrebbe ostacolare la vendita», per la quale «ci sono trattative molto avanzate, che si potrebbero chiudere entro l’anno». I russi, a condizioni per loro accettabili, potrebbero disporsi a vendere, anche per dirottare i proventi su altre strutture dove poter raffinare il petrolio estratto nei loro giacimenti. Ma la forte capacità di raffinazione di 330 mila barili al giorno del polo siracusano, oltre alla posizione strategica al centro dello scacchiere energetico, in questa fase fa gola a molti. Tanto che sono in corso negoziati e manifestazioni di interesse da parte di diversi candidati acquirenti.