il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2022
Lazio, giro di poltrone e stipendi a un passo dal voto
Sorriso bonario e occhiali spessi, l’espressione di Mauro Buschini rischia di diventare il ritratto definitivo della lunga stagione di potere di Nicola Zingaretti nel Lazio. Il governatore si è dimesso da un mese, la consiliatura è agli sgoccioli e la destra è alle porte: nelle elezioni di febbraio, qualunque sarà la carta che uscirà dal mazzo di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, dovrebbe sconfiggere senza troppi patemi Alessio D’Amato, l’assessore uscente alla Sanità che si è candidato a succedere a Zingaretti. Ma in questo interregno, il sistema di potere cementato da Zinga in dieci anni di dominio continua a camminare per conto suo e a mettersi in luce in maniera non proprio lusinghiera.
Buschini, dicevamo. L’ex presidente del consiglio regionale si era dimesso un anno e otto mesi fa per la cosiddetta “concorsopoli” di Allumiere. La svelò nel marzo 2021 Vincenzo Bisbiglia sul Fatto: un’infornata di assunzioni a tempo indeterminato, tra staff e consiglieri della Regione Lazio, grazie a uno sperduto concorso nel piccolo Comune romano, avallate dall’ufficio di presidenza della Pisana, guidato proprio da Buschini. Il quale si dimise “come atto di amore verso le istituzioni”.
Sempre per amore, forse, ora Buschini ritorna. Superata la “concorsopoli”, il suo nome si lega all’ultimo capitolo del romanzo zingarettiano: la “stipendiopoli” a due passi dalle elezioni. Nonostante – come si diceva – il cambio della guardia alla guida del Lazio sia imminente, il sistema di relazioni e potere creato da Zingaretti non rinuncia a sparare le ultime cartucce. La partita più succulenta è la nomina dei vertici degli Egato – enti di gestione degli ambiti territoriali ottimali –; organismi che, in sostanza, gestiscono funzioni crociali del ciclo dei rifiuti all’interno di ogni provincia. Di per sé, un tema tecnico e un po’ ostico per il grande pubblico. Quello che è di immediata comprensione, volgarmente, sono le poltrone: ogni Egato ha un presidente e quattro consiglieri; il presidente percepisce ottomila euro al mese, ciascun consigliere si deve accontentare di quattromila. La destra laziale ha protestato per la totale mancanza di opportunità del governo uscente, nel procedere a un’infornata di assunzioni a poche settimane dalle urne. La giunta però è andata avanti come un treno.
Riecco quindi il sorriso e gli occhiali spessi di Buschini: l’ex presidente del consiglio regionale è stato subito scelto alla guida dell’Egato della provincia di Frosinone. E come scrive Repubblica, quello della provincia di Roma andrà molto probabilmente a un altro zingarettiano di ferro, Marco Vincenzi (che peraltro aveva preso il posto di Buschini dopo le sue dimissioni).
Non ci sono solo gli Egato nell’ultima infornata della stagione di Zinga. La Regione ha di recente avviato la procedura per l’incarico di direttore del soccorso pubblico e 112 Nue (Numero unico emergenza) e ha deciso di nominare il nuovo direttore della Direzione regionale agricoltura (155mila euro l’anno più bonus).
Scelte criticate ferocemente da destra, ma non solo. Anche Esterino Montino, ex presidente della Regione, sindaco di Fiumicino e volto storico del Partito democratico laziale, ha avuto da ridire. Non proprio un ingenuo illibato della politica, Montino, che negli ultimi tempi è stato sporcato da una condanna della Corte dei conti e lambito dalla figuraccia planetaria dei soldi trovati nella cuccia del cane di sua moglie, Monica Cirinnà. Eppure anche lui è quasi stupito dalla spregiudicatezza della giunta regionale: “Fiumicino fa parte dell’Egato della provincia di Roma per via di una legge votata a luglio e voluta fortemente da Zingaretti, contro la quale mi ero già espresso”, aveva detto Montino pochi giorni fa, “ora si spiega il motivo della accelerazione del consiglio regionale uscente per arrivare all’approvazione della legge a luglio scorso. Il buon senso consiglierebbe di procedere solo ed esclusivamente con la ordinaria amministrazione, sarebbe saggio evitare infornate di nomine”. E invece infornata fu. D’altra parte: adesso o mai più.