la Repubblica, 8 dicembre 2022
A casa di Bruno Vespa
Suonando il campanello dell’appartamento a Trinità dei Monti ci si aspetta quasi che parta la sigla del suo celebre programma. Bruno Vespa apre la porta e si entra in una delle scenografie più belle che possa regalare Roma: « Questa non è una casa con terrazza, ma una terrazza con casa».
Per questo panorama da “Grande bellezza”, che si protende dall’elegante salone, il giornalista più famoso della televisione italiana ha intrapreso una dura battaglia familiare: « Prima abitavamo a lungotevere dei Mellini 34, in un appartamento di proprietà di 400 metri quadri. Quando proposi di venire in questa casa, grande la metà e dall’affitto altissimo, mia moglie – l’ex magistrato Augusta Iannini – si oppose fermamente. Ma riuscii a portare dalla mia parte Alessandro, il figlio più piccolo. E così nel 2006 dissi: Chi ci ama, ci segua » . Ma lo hanno seguito anche altri affetti: i 20mila libri che sono ovunque e per i quali ha affittato anche un appartamento al piano di sotto.
« Spero di non traslocare mai più, ma se dovesse accadere, saprei a chi rivolgermi. Una sera, rientrando a casa, trovai gli scaffali vuoti: un colpo al cuore. Mia moglie disse che non ne poteva più di tutti quei libri e che li aveva dati via. Per fortuna ero su “ Scherzi a parte”, complice anche mio figlio Federico. Alla fine misero i volumi esattamente al loro posto » .
Compresa l’opera omnia di D’Annunzio nell’edizione nazionale, a cui tiene particolarmente, insieme a “Fontamara” di Ignazio Silone, legato al suo Abruzzo. Sopra il caminetto, un quadro di Afro, appeso su un supporto scorrevole, nasconde lo strumento principe della sua carriera: il televisore. « Non mi piace che la tv turbi l’armonia di una stanza. Ricordo la scommessa persa con mio padre: nel ’ 68 non credevo di superare il concorso Rai e così dissi che se fosse accaduto gli avrei regalato uno dei primi apparecchi a colori. Purtroppo non riuscii a comprarlo, perché mio padre morì nel ’75, un anno prima che fossero in commercio». Una piccola tv entra anche in camera da letto, con i libri sopra la testata e sul comodino. Le ultime letture? « “ Guerra epace” di Tolstoj e “Il ritorno degli imperi” del direttore Maurizio Molinari». Camera con vista anche lo studio, con la scrivania affacciata sulle cupole di San Pietro e San Carlo e la finestra che le incornicia come un quadro. «Ho una buona memoria fotografica e in questo caos ritrovo tutto. Per me la scrittura è svago.Dormo sempre sette ore e la mattina mi metto al computer. A mezzogiorno ci sono le riunioni di “Porta a porta”, ma se riesco scrivo anche di pomeriggio. Quest’ultimo libro – “ La grande tempesta” che attraversa un secolo di storia italiana e internazionale, edito da Mondadori e RaiLibri – l’ho scritto in sette mesi. Ed è il trentesimo lavoro di questa serie».
Dopo i libri, sono arrivati i vini e hanno trovato posto nella grande cantina al piano terra. « Ai vigneti della mia masseria in Puglia è legata l’attività che mi da più soddisfazione e che seguo anche da Roma: grazie all’enologo Riccardo Cotarella, i miei vini sono presenti in 26 Paesi, ottenendo per otto edizioni consecutive i Tre bicchieri del Gambero Rosso e nel ‘ 21 “ Donna Augusta”, dedicato a mia moglie, è stato giudicato uno dei dieci vini migliori d’Italia » . Ma nel frigo, pieno di arance – il giornalista adora fare la spesa – c’è anche il passito intitolato a Zoe: il cane parson russell che in casa ha ben tre cucce.
Eppure questo appartamento, dal panorama che emoziona, gli crea una sensazione di rammarico: «Per me questa casa è tutto. Ma purtroppo non è in vendita e sono proprio l’italiano tipico: viverci in affitto, e non saperla mia, mi provoca un grande disagio » . Poi Bruno Vespa esce sulla grande terrazza e rivolge lo sguardo alla scultura dell’Immacolata che svetta sulla colonna di piazza Mignanelli e che vista da lassù sembra sospesa nel cielo di Roma: «I proventi delle mie collaborazioni li devolvo a varie opere benefiche. Tra queste, dopo i permessi comunali, nel 2019 ho fatto illuminare la statua della Madonna, avvalendomi del maestro della luce: il premio oscar Vittorio Storaro».