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 2022  dicembre 08 Giovedì calendario

Intervista a Malika Ayane

Come si chiamano i gatti di casa, cara Malika Ayane?
La femmina Marmitta. Una diva. Non si fila nessuno.
E il maschio?
Owen Wilson.
Owen Wilson? L’attore?
Ha quella faccia lì. Da ruffiano. Quando suono si piazza sui tasti. Però ascolta. Ho la sensazione metafisica del tempo che i nostri felini ci dedicano osservando cosa facciamo noi, strani e grandi animali. Ne avevo un altro, Sconquasso, che prima di andarsene mi ha insegnato molto per il mio personaggio in questo allestimento di Cats.
Il musical di Lloyd Webber tratto dagli scritti di T.S. Eliot. Debutto ieri al Sistina. In italiano, per la prima volta. Lei è Grizabella.
Nel branco è quella tagliata fuori, e vive con disagio la sua condizione. Per darle vita, la trama la prepara a morire. Un’eroina emarginata, esclusa, assolutamente contemporanea, in questo frangente dove se non sei un figo supersonico sei un perdente.
L’ambientazione è Roma, non la Londra dell’originale. Mai successo.
Per prepararmi mi sono mimetizzata nella città. Il tassista mi dice di non incazzarmi per l’ingorgo: ‘Signo’, arriveremo’. Ha ragione. Inutile fare meditazione se poi ti infastidiscono i turisti alla fontana di Trevi. Mi sto demilanesizzando.
Grizabella diventa una gatta capitolina, con tutte le sue sfumature. Una di quelle cantate da Trilussa o Petrolini.
Vorrei magnanizzarla. Darle l’anima di Roma, tra consapevolezze magiche e malinconia. Però, da non ballerina, testando movenze da micia, ho seguito i cliché da Bob Fosse.
Quando le fu proposta la parte?
Un anno fa. Mi chiamò il regista Massimo Piparo. Ero in Barbagia, in una casa senza riscaldamento, perché sono affascinata dalla Baronia. In questa fase mi si vede più alle tosature che alle sfilate. Quella notte studiai le artiste che mi avevano preceduta nella parte. Qualcuna, vedi Leona Lewis, l’ha troppo vittimizzata.
Come cantare Memory in italiano schivando il monumento di Barbra Streisand?
Non potrei neanche rientrare nella stessa frase di paragone con Barbra. Faccio come con il jazz: ho ascoltato Sarah Vaughan, tecnica insuperabile. Ma amo di più la verità nuda di Billie Holiday. Cats mi permette di esplorare la dignità della delusione umana. Questo musical è il più grande cavallo di Troia dello spettacolo teatrale. È per tutti, in equilibrio tra leggerezza e profondità.
Merito della musicalità delle parole di Eliot, e del genio di Webber.
Anche Jesus Christ Superstar era un capolavoro, ma non universale. Mio padre, musulmano, non riusciva a coglierne la grandezza sperimentale. Solo quando i miei si separarono corsi a comprarne il dvd.
Lei è stata anche Evita.
Alla vigilia della prima non dormii, ne sentivo sulle mie spalle il peso. Questo invece, nella sua coralità, è un magnifico esercizio di interconnessione tra noi e il pubblico.
Alle prese con questa avventura, le avranno comunque chiesto perché non sarà a Sanremo.
Ovvio. Cercano sempre di buttarti nella ciotola di quelli che se non fai il Festival sei un trombato. Ma sono mesi che ho in agenda Cats. Eppure, dopo gli annunci di Amadeus, mi hanno telefonato. Come se l’unica medaglia professionale fosse l’Ariston. Per me è il Sistina. Mi dispiace se qualche collega vive male la sua esclusione. Dovremmo smetterla di pompare questo gigantismo da record di incassi, di stadi, di classifiche.
La prima volta in scena?
A undici anni, tra i chierichetti della Tosca, alla Scala. Noi ragazzine, i petti fasciati con la gommapiuma, intruppate con i maschi. Ronconi gridò: ‘Fuori tutte quelle con le tette!’.
La prima frase musicale?
Nel ’97, il Macbeth diretto da Muti. Ero una bambina dopo il sabba delle streghe. Cantavo una battuta orrenda.
Un disco in vista?
Ho scritto tante canzoni, devo decidere se puntare su elettronica e rock o sull’unplugged. Musica da cantina o da cameretta.
Nei tour gliene sono capitate di belle.
Una sera non avevo voglia di seguire la scaletta, chiesi al pubblico di suggerirmi pezzi. Uno disse: ‘Fai quella!’. Io: ‘Non l’abbiamo preparata’. Lui: ‘L’hai detto anche l’altra volta!”.
Touché.
E nei concerti per Naïf avevamo un martellone per le richieste, come la Ruota della Fortuna di Elvis Costello. Chiesi a una coppia di cinquantenni molto affiatati di salire sul palco, non accorgendomi delle occhiatacce di chi li conosceva. Erano due amanti.
L’hanno contattata i matrimonialisti?
No. Nel caso, ho molte canzoni sui legami che finiscono.