Corriere della Sera, 8 dicembre 2022
L’inferno di Mumbai
Il presente di una megalopoli come Mumbai, che al momento ci appare lontana e fuori dai nostri radar, potrebbe diventare il nostro prossimo futuro? Speriamo di no, sarebbe una catastrofe. Le immagini di «Essere umani – Lo spettro di Mumbai sul nostro futuro», la docu-serie di Pablo Trincia e Riccardo Spagnoli, prodotta per Sky TG24 da Chora Media, sono agghiaccianti.
Non solo perché la parte meridionale di questa megalopoli di 22 milioni di abitanti potrebbe essere sommersa dal mare già nel 2050, ma perché ora Mumbai è circondata da una sconfinata baraccopoli, da una discarica grande come Central Park ed è soffocata da emissioni di carbonio. I tre episodi del documentario sono come un conto alla rovescia: quanto tempo ci rimane ancora per non finire come Mumbai?
L’ultimo ricordo che avevo di Mumbai, la vecchia Bombay, sono le immagini del film «The Millionaire» del regista inglese Danny Boyle: Jamal Malik, orfano poverissimo proveniente dalla città di Mumbai, tenta la fortuna al quiz televisivo «Chi vuol essere milionario?». La città non era ben messa, ma forse la fiaba del film addolciva tutto. La realtà è ben diversa: circa il 60% della popolazione di Mumbai risiede negli slum, che considerando l’intera area metropolitana sono più di un migliaio. Gli slum sono costruzioni fatiscenti e facilmente danneggiate da fenomeni atmosferici, lo spazio abitabile insufficiente (Trincia entra in tuguri dove vivono anche in dieci), l’accesso all’acqua potabile e ai sistemi sanitari è quasi impossibile, non ci sono sistema di fognatura e i servizi igienici sono all’aria aperta. Per non parlare dei trasporti. Trincia cerca di salire su uno di quei treni che viaggiano con le porte aperte, tanto sono stracarichi: i treni metropolitani trasportano infatti quotidianamente circa sei milioni di persone, reggendo il triplo del peso per il quale sono stati costruiti. Mumbai è alle porte?