ItaliaOggi, 6 dicembre 2022
Un galateo per i libri
Lo maneggiamo con rispetto, con dispetto, con esasperazione, con commozione, lo abbandoniamo per poi riprenderlo in mano dopo mesi e anni. Un oggetto indispensabile per la vita di molti donne e uomini del pianeta: si chiama libro. Ecco, quindi, per il piacere del lettore e del non lettore, del maniaco e del razionale, del feticista e dell’iconoclasta, questo «Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri» di Marco Didimo Marino con illustrazioni di Marco Maldonado, editore Officina il Saggiatore, euro 15. Perché, con un piccolo galateo, il giovane autore, già in posizione di rilievo in Il Saggiatore (e di cui sentiremo parlare nei prossimi anni), si presenta al folto pubblico e all’inclita guarnigione dimostrando che sul libro si può ragionare, si può delicatamente ironizzare, si può demitizzare, fermo restando che si tratta di un soggetto vivo e vitale (non sempre, a dire il vero) che ha esercitato, esercita e, sperabilmente, eserciterà una impareggiabile influenza sull’essere umano che gli rivolgerà l’attenzione, gli offrirà amicizia, gli darà ospitalità tra le cose care.
Corrado Augias, prefatore, ci ricorda che i libri «sono oggetti pericolosi ed è impossibile sfuggire alle insidie che disseminano nelle nostre vite …», mentre Marino ci pone subito il primo dei problemi: «Orecchie sì o no?» Al quale risponde che i libri non sono parallelepipedi di cellulosa, ma veri esseri viventi, con corpo, arti, ossa, organi, cellule, sequenze genomiche. Allo stesso modo di quelli umani, i corpi dei libri solitamente ripetono la loro fisionomia. Mostrano subito il loro piatto anteriore e posteriore, le pagine, il dorso che può avere o no dei nervi; possono avere un’unghia, una cuffia, una cerniera, un capitello.
Ma soprattutto, ogni libro ha un’anima. E l’anima è strettamente legata al corpo. «Per i lettori che vivono con una certa ortodossia il credo dell’anima dei libri, il ripiegamento degli angoli non può che essere giudicato un abominio, una violazione delle leggi di natura, una sevizia ingiustificabile. Nessuna persona dotata di coscienza farebbe del male a un suo amico, magari piegandogli un mignolo. Maturerebbe rimorsi per tutta la vita. Non riuscirebbe a perdonarsi. Allora, se i libri sono esseri viventi, la pratica è immorale e dovrebbe essere punita con severe sanzioni legali».
Ebbene, lo confesso: appartengo alla genia di coloro che piegano gli angoli delle pagine dei libri che piacciono loro di più. Così, una sera, prima di addormentarmi, trovo facilmente la pagina che mi ha colpito, commosso, indignato.
Gli altri capitoli del «Galateo» sono dedicati a «Sottolinea, leggi, ama»; «Decifrare i geroglifici da lettore»; «Strappare è sempre consentito»; «Farsi capire dai libri: gioire»; «Farsi capire dai libri: piangere»; «Farsi capire dai libri: ringraziare»; «Ergonomia del lettore»; «Dimmi che libreria hai, e ti dirò chi sei»; «Ordinare i libri, creare nuovi mondi»; «Onore e vergogna: i libri non letti»; «La vertigine della lista di libri»; Consiglia, presta, dona»; «Una vita tra i libri»; «La strada verso il paradiso del lettore».
E poiché una recensione non può essere un riassunto o un pedissequo ripercorrere gli itinerari degli autori (cfr. «Il galateo essenziale del recensore»), vi regalerò qualche altra perla di saggezza o di intelligente ironia, trovata nel corso della lettura. «Non fare niente che possa ferire il libro. Qualsiasi tipo di sottolineatura è consentita fino a che non interferisce con la lettura del libro. Quindi, possiamo riempirlo di linee, tracciare pagine e pagine di sottolineature, l’importante è che la lettura non ne risenta visibilmente. Questo significa che sono vietati l’utilizzo di penne che col loro inchiostro bucano la pagina. Così come matite la cui grafite è così affilata che finisce per graffiare le parole. Una possibile soluzione è l’utilizzo di una matita hb2 e una buona gomma da usare con tratto molto lieve». E su questo punto sono molto preparato: dopo 70 anni di letture assidue, ho trovato la matita ideale, la Cretacolor 4B, che non graffia e cede facilmente alla morbida gomma Faber Castell. Provare per credere.
Se poi affrontiamo il delicatissimo tema delle note a margine, normalmente illeggibili, dobbiamo farci guidare da Cesare Beccaria: «Il miglior metodo per la lettura dei libri è quello di seguir la legge del piacere.» Un bel principio che riprende Epicuro e il suo sensismo, cioè il principio per il quale la sensazione è il criterio della verità e il criterio del bene (il quale ultimo s’identifica appunto col piacere). C’è anche il tema della violenza praticata al libro: lo strappo. «Il peccato imperdonabile sta nell’atto dello strappo doloso, quello esercitato per limitare la libertà di lettura degli altri.» Ho commesso nella mia lunga vita tanti peccati imperdonabili, ma non questo. Perché -lo confesso- ho strappato alcuni libri, soprattutto quelli intorno alle 1000 pagine, confezionati da Joel Dicker, il fluviale e non sempre felice autore franco-svizzero che tanto successo ha avuto nel mondo. E li ho strappati perché leggendo a letto -e spesso per ore – mi sono trovato nella necessità di rompere la rilegatura e prendere nelle mani porzioni sostenibili dell’opera.
E nello sforzo di sintesi, concludo con la febbre. Sì con la febbre, la dolce amica che ci teneva a letto il giorno dell’interrogazione o di un esame sgradito. «Per i libri è diverso. Anche se la febbre che essi generano ha lo stesso effetto fisico su di noi: ci immobilizza, ci costringe a letto, su una poltrona, un divano, ci cattura il pensiero.
È la febbre più bella. Quella per cui non c’è bisogno di termometro, perché sarebbe inutile vigilare sul nostro modo di dire loro quanto ci stiamo emozionando. I libri lo sanno già.»
Ecco, con questa semplice, diretta dichiarazione concludo questa recensione. E sottolineo la natura post-moderna di questo libro che coniuga il presente con la lezione dell’Illuminismo, Carlo Emilio Gadda e Voltaire