La Stampa, 5 dicembre 2022
Allarme sulle piccola banche
La Banca d’Italia vuole vederci chiaro sull’esposizione delle banche minori sulla crisi in corso. Che entro tre mesi dovranno fornire risposte adeguate per fronteggiare le future turbolenze. Sono circa 125 in Italia, la cui vigilanza ricade non sulla Banca centrale europea (Bce), bensì sull’istituzione guidata da Ignazio Visco. Oggi la riunione per fare il punto. All’ordine del giorno, in primis, la composizione dei consigli d’amministrazione. E poi la corretta valutazione dei crediti deteriorati (Non-performing loan, Npl) e le possibili ricadute della volatilità del mercato dell’energia.
Prevenire è meglio che curare. Ne è convinta la Banca d’Italia, che in una nota ha spiegato che vuole comprendere quale sia la qualità degli assetti di governance degli istituti di credito più piccoli, tema che «da tempo» è di «particolare rilevanza» e costituisce «una delle priorità strategiche d’azione dell’istituto». Occhi puntati sulla composizione e sul funzionamento dei Cda delle “banche meno significative” (Less significant institution, o Lsi). L’indagine trasversale ha evidenziato che i Cda sono spesso formati per anni, se non decenni, dagli stessi consiglieri. I quali diventano sempre più anziani. E, inoltre, vengono guidati da un presidente o amministratore delegato di genere maschile. La diversità, spiega Banca d’Italia, ne risente. Pertanto, Via Nazionale si attende «che le banche pianifichino l’integrazione del board con esponenti del genere meno rappresentato».Le lacune nei Cda delle piccole sono svariate. Ed è qui che vuole intervenire Banca d’Italia. Si continua con la diversità. Ma non è solo una questione di genere. Bensì anche di competenze. «È buona prassi che il documento con cui il Cda identifica la propria composizione quali-quantitativa ottimale sia elaborato in maniera analitica, fornendo indicazioni puntuali sui singoli driver di diversità rilevanti, inclusi quelli di natura quantitativa», avverte Banca d’Italia. La quale, per evitare squilibri, ricorda che è «buona prassi» prevedere nello statuto o nei regolamenti interni, «un limite al numero di mandati che possono essere ricoperti». Allo stesso tempo, gli istituti di credito dovrebbero predisporre «adeguati programmi di formazione manageriale nei percorsi di carriera, anche prevedendo forme di affiancamento a figure apicali».
C’è però un altro aspetto che la vigilanza di Palazzo Koch vuole osservare. Ovvero il monitoraggio dei rischi, come richiesto a gran voce dalla Bce. Ed è per questo, viene rimarcato da Via Nazionale, che «i responsabili delle funzioni di controllo partecipino alle riunioni del Cda, quando ciò è utile per fornire ai consiglieri le informazioni necessarie per assumere decisioni pienamente consapevoli su tutti i profili di rischio». È per tale motivo che Banca d’Italia invita il Comitato Rischi dei piccoli del credito in Italia a riunirsi «con regolarità con sufficiente anticipo rispetto alle riunioni del Cda». E ancora: «Indipendentemente dalla presenza del Comitato Rischi, la Banca d’Italia si attende che il Cda dedichi adeguato tempo all’approfondimento dei profili di rischio connessi al business e non si limiti alla mera presa d’atto delle informative». Gli approfondimenti condotti dalla Banca d’Italia, a livello nazionale e in collaborazione con la Bce, si spiega, «hanno fatto emergere, in diversi casi, elementi di criticità potenziale nella composizione e nel funzionamento dell’organo». In presenza di «una situazione tecnica caratterizzata da fragilità e/o di condizioni di contesto particolarmente sfidanti, le carenze osservate possono compromettere, se trascurate, la capacità di presidiare adeguatamente tutti i rischi».
Sul tavolo di Visco e della sua squadra ci sono le misure di protezione per la recessione che, forse, sarà. E che vedrà coinvolte anche le banche più legate con il territorio. Meno vulnerabili sono, più miti saranno i contraccolpi sull’economia reale.