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 2022  dicembre 04 Domenica calendario

Il latte vola verso tre euro

Boom del prezzo del latte. Nei supermercati ieri c’è chi lo ha trovato intorno a 1,50 euro a litro. E di questo passo il rischio, quanto mai concreto, è che a fine anno voli a quota 3 euro, un livello record mai toccato in passato. L’allarme lo hanno lanciato i produttori che ricordano come quello fresco e pastorizzato di alta qualità ha già toccato i 2 euro ed è ancora più caro nei negozi di prossimità non collegati alle catene della grande distribuzione.
La prospettiva è di un rialzo generale, di uno dei prodotti, il latte appunto, più diffusi e popolari, che ovviamente coinvolge a catena tutta la filiera: dai formaggi ai derivati fino al cappuccino del bar. Voci quindi che incidono sulla spesa quotidiana di quasi tutte le famiglie.
GLI ANALISTI
C’è da dire che l’Istat già nel mese di ottobre aveva calcolato un’impennata dei prezzi su base annua per formaggi e latticini del +14,8 per cento. Poi, a metà novembre, Unioncamere anticipava gli aumenti attesi: tra i formaggi freschi, +19,8% per la mozzarella di latte vaccino, + 21,2 per cento per lo stracchino; tra i formaggi molli, +16,3 per cento per il Gorgonzola, +17,4 per cento per il Provolone.
Dati quasi ottimistici, perché da Cremona dove è in corso la Fiera internazionale della zootecnia arrivano previsioni ancora più nere: entro fine anno il prezzo di un litro alla stalla raggiungerà i 60-70 centesimi (45 per cento in più in sei mesi, + 63 per cento in due anni) che a cascata si moltiplicherà in ogni passaggio di lavorazione, trasformazione e distribuzione prima di arrivare nelle mani del consumatore a quota 3 euro.
LA CONGIUNTURA
«La situazione del comparto lattiero caseario secondo Confagricoltura sta attraversando una fase di forte volatilità. Siamo di fronte ad una congiuntura internazionale con ben pochi precedenti: il latte manca ed il suo prezzo continua a salire. Sono aumentati enormemente i costi di produzione e gli allevatori reagiscono cercando di contenere i costi, ad esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera. L’effetto è una minore disponibilità di latte vaccino che subisce costanti aumenti di prezzo».
COSTI INSOSTENIBILI
I prezzi in aumento dei prodotti lattiero caseari stanno disincentivando i consumi in quantità: secondo Confagricoltura è del 3% il calo di formaggi e latticini nei primi nove mesi del 2022. Il caro prezzi pesa sul carrello della spesa di tutti, ma i costi produttivi all’origine sono insostenibili anche per gli allevatori e le industrie di trasformazione.
Ma quali sono le cause profonde di questo terremoto sui prezzi? Guerra in Ucraina, crisi energetica e la lunga siccità che ha abbattuto la produzione dei foraggi per gli animali, hanno sconvolto il mercato. I prezzi dei prodotti destinati all’alimentazione del bestiame hanno raggiunto livelli altissimi: il mais costa 130 euro in più a tonnellata (da 250 euro a 370); la farina di soia il 30% in più rispetto a un anno fa; il fieno il 60% in più. Difficoltà a tenere i conti in ordine anche per l’industria di trasformazione. «La Cina afferma Alberto Dall’Asta, direttore di Italatte, azienda del colosso Lactalis sapeva della guerra all’Ucraina sei mesi prima che iniziasse e ha accantonato grandi scorte. Questo ha disequilibrato il mercato; poi c’è stata la tempesta perfetta. A giorni pagherò il latte 60 centesimi, lo pagavo 22». Ugualmente pesanti gli aumenti dei costi dell’energia elettrica e del gas (fondamentale, in particolare, per la sterilizzare del latte) e dei materiali necessari per il packaging, tutti rincarati. Un rischio reale è adesso l’abbassamento della qualità dei prodotti nel tentativo di mantenete i prezzi bassi.
IL MODELLO
«Mi arrivano conferma Antonio Auricchio, vicepresidente di Assolatte telefonate di colleghi che mi dicono: «Attenzione, con questi prezzi della materia prima o chiudiamo l’azienda o facciamo prodotti di qualità inferiore». Ecco, percorrere quest’ultima strada è un errore grave. Mai scendere dal nostro livello qualitativo, che è elevato e che ci consente di esportare grandi produzioni. La concorrenza ci ammazzerebbe».
Produttori (onesti) e consumatori, quindi, tutti sulla stessa precaria barca. «Oggi afferma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura dobbiamo far capire ai consumatori che cos’è il tema zootecnico e, rispetto a un mondo che sta cambiando il proprio modo di alimentarsi, occorre capire quale modello agricolo realizzare».