la Repubblica, 4 dicembre 2022
Osservare gli uccelli in città
Ci sono i falchi pellegrini: nidificano a Milano, sul Pirellone, e a Napoli, negli anfratti del Maschio Angioino, i più fortunati – a Firenze – li fotografano sulla cupola del Duomo. Ma ci sono anche il picchio rosso maggiore e il pettirosso, ospite gradito di orti e giardini. E i parrocchetti dal collare, specie aliena sempre più diffusa nei parchi di Roma. L’ultima arrivata è la gazza marina: assomiglia a un piccolo pinguino, a Napoli non la si osservava da quasi un secolo. Una marea di uccelli popola le metropoli italiane. Sono sempre di più, nonostante tutto. Ma quel che è cambiato è soprattutto il nostro modo di osservarli. «È accaduto con il lockdown – spiega Marco Dinetti, responsabile del settore di Ecologia urbanadella Lipu – La pandemia ci ha obbligati a riscoprire la natura in città, osservando dalla finestra quel che un tempo sfuggiva al nostro occhio». Così si sono moltiplicati corsi di birdwatching e passeggiate in parchi urbani e boschi metropolitani, come Capodimonte, a Napoli. Scrigni di biodiversità a pochi passi dai centri storici. «Ci siamo accorti, per esempio, che molte specie di uccelli sono resilienti – prosegue Dinetti – E traggono beneficio dalle temperature più miti delle metropoli e dall’assenza di un pericolo da cui guardarsi: la caccia». Ma non è tutto oro quel che luccica: secondo l’Ispra, tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale a causa dell’espansione urbana. Le città crescono, inghiottendo le periferie verdi. «Per questo è importante comprendere come gli uccelli si adattino ai cambiamenti», dice Alessio Usai, che dal 2019 con Ebn Italia, associazione nata per promuovere il birdwatching, organizza l’ Urbanbird blitz.«Coinvolgiamo ornitologi e appassionati per mappare, in una giornata, quante più specie in venti città italiane», spiega. Nel 2022 Pisa si è aggiudicata il primo posto per specie individuate (132), seguita da Milano (110) e Udine (cento). La crescita del birdwatching èconfermata dal successo degli atlanti ornitologici urbani (65 studi per 43 città, di cui trentatré capoluogo) e dal boom degli iscritti al portale di ornitologia (www.ornitho.it), passati in poco più di dieci anni da un migliaio agli attuali 13.700. «Sono naturalisti in erba, ma anche pensionati e liberi professionisti – dice l’ornitologo Rosario Balestrieri, che con l’associazione Ardea organizza itinerari di birdwatching a Napoli – Non servono competenze pregresse, basta saper osservare. Durante il lockdown a Fuorigrotta ho individuato aquile minori, falchi di palude e falchi pecchiaioli». Cresce la domanda, cresce l’offerta: a Milano c’è GuardaMi, progetto dicitizen science sulla biodiversità urbana; Torino birdwatching organizza weekend in cerca dei caroselli dei rondoni. A Roma, come attestano realtà come Sropu, si osservano fino a 25 specie differenti tra parchi, rovine archeologiche e Lungotevere. E il business è dietro l’angolo. Kayla Nature propone itinerari a Roma e Napoli: i turisti apprezzano. «Ci sono nuovi indotti economici – conferma Balestrieri – ma soprattutto una spinta verso una gestione più oculata del verde urbano». È questa la nota ancora dolente. «Le amministrazioni sono carenti nella protezione delle aree verdi. – denuncia Dinetti – Il decreto dell’ex ministro Costa che tutela l’avifauna urbana è poco applicato. Si salvano città come Torino, Bolzano, Ferrara e Milano. Confidiamo nei fondi del Pnrr per la forestazione urbana». Perché la biodiversità urbana fa bene alla salute e il canto degli uccelli ancora di più, come conferma uno studio pubblicato su Scientific reports : aiuta a combattere ansia e depressione. Insomma, a essere più felici.