Corriere della Sera, 4 dicembre 2022
Ci vuole l’esercito europeo
Credo di avere commesso un errore quando, in passato, ho scritto che la Guerra Fredda, scoppiata fra l’Urss e le democrazie occidentali dopo la fine del secondo conflitto mondiale, poteva considerarsi finita con l’avvento di Michail Gorbaciov alla segreteria generale del Partito comunista sovietico e la ripresa di un dialogo ragionevole tra russi e americani. La Guerra Fredda sarebbe più o meno rapidamente finita se i due contendenti avessero cominciato a eliminare, sia pure gradualmente, l’arsenale che avevano accumulato negli anni precedenti. Un segnale credibile sarebbe stato, per esempio, la chiusura di almeno alcune delle basi create dal Patto Atlantico nei decenni precedenti. Erano nate per entrare in azione il più rapidamente possibile al primo segnale d’allarme. Erano ancora indispensabili? Avremmo potuto conservare la Nato trasformandola gradualmente in una associazione per pacifiche iniziative economiche e sociali. Ma i Paesi dell’Europa orientale che avevano fatto parte del blocco sovietico (dalla Polonia all’Albania), decisero che la Russia era ancora una minaccia e che soltanto l’Alleanza Atlantica avrebbe garantito la loro sicurezza. Credo che volessero in realtà divenire membri di un’organizzazione in cui gli Stati Uniti hanno una posizione dominante e divenire così i loro fedeli satelliti al di qua dell’Atlantico. Non era difficile immaginare quale sarebbe stata la reazione della Russia. Si sarebbe ritenuta minacciata e autorizzata quindi a guardarsi le spalle con mosse non meno bellicose. Un uomo politico, Vladimir Putin, ha colto l’occasione per atteggiarsi a difensore della patria e restauratore del Russkij Mir (Impero Russo, il nome che lo stesso Putin aveva dato a una Fondazione politico-culturale creata nel marzo del 2007). La reazione di Washington non è stata molto diversa. Accogliendo nell’Alleanza i Paesi dell’Est, la Nato ha in realtà ingoiato il Patto di Varsavia, mentre gli Usa non esitavano a riconquistare il ruolo egemone che avevano avuto negli anni della prima Guerra Fredda. L’Ue può ancora affermare la propria presenza e proclamare la propria autonomia. Ma vi riuscirà soltanto se i sei i fondatori della Comunità Economica Europea (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) ritroveranno quello spirito unitario che li aveva animati negli anni ’50 e ci aveva permesso di sperare nella nascita di una Federazione Europea. Vi fu in quegli anni la speranza che l’Europa potesse realizzare quell’obiettivo dotandosi del proprio esercito. Come abbiamo detto in altre occasioni, occorre che il problema della difesa dell’Europa ritorni ancora all’ordine del giorno.