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 2022  dicembre 04 Domenica calendario

Il Comitato Nord di Bossi

VELLEZZO BELLINI (PAVIA) «Abbiamo dato vita al Comitato Nord perché, dopo l’ultimo crollo elettorale, è arrivato il momento di alzarsi in piedi... Avete sofferto quando avete visto cancellare l’identità della Lega. Ma ora serve un nuovo sogno, perché senza identità si muore». Fino a pochi giorni fa Umberto Bossi era ricoverato in ospedale, già provato da più acciacchi che lo costringono in sedia a rotelle. Ma al Castello di Giovenzano, nelle campagne pavesi, arriva con il mordente di un leone che non si arrende. Il crollo della Lega a trazione salviniana (e nazionale) ha fatto tracimare il malcontento della base leghista, quella dei militanti, ancorati al territorio: il Nord.
«Il Capo», come lo chiamano i suoi fedelissimi, lo aveva previsto da tempo. A tal punto che, già ad agosto, aveva organizzato una girandola d’incontri a Gemonio, protetto dalle mura di casa, per organizzare la fronda con il Comitato Nord. E quando le urne hanno certificato la caduta di Matteo Salvini, il Senatùr ha acceso la miccia. È un grande ritorno politico dopo anni di silenzio, con Bossi che per la prima volta è davvero all’attacco dopo lo scandalo dei diamanti che sotterrò la sua, di Lega.
Abbiamo dato vita
al Comitato Nord perché, dopo l’ultimo crollo elettorale,
è arrivato
il momento di alzarsi
in piedi
Costruire-mo insieme
un nuovo sogno
Fuori dal Castello di Giovenzano rimbombano le note del Nabucco: «Va, pensiero...», cantano a squarciagola i militanti. Camicie, cravatte e fazzoletti sono tutti verdi. Sul palco vengono esposte due bandiere della Lega, una storica e quella attuale salviniana: «Cosa notate di differenza? – chiede retoricamente l’eurodeputato Angelo Ciocca —. Manca la parola Nord!». Gli oltre 600 accalcati tra sala e tendoni allestiti contro la pioggia battente si spellano le mani. «Bossi! Bossi! Bossi!». E poi: «Padroni a casa nostra! Padania libera!». Sembra di essere tornati ai fasti di fine anni Novanta. Invece è il tentativo di riconquistare la Lega da parte delle vecchie truppe, con «il Capo» che detta la strategia al coordinatore Paolo Grimoldi, ex deputato poi di fatto epurato. Tra i presenti ci sono volti noti come l’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli o quello delle Riforme Francesco Speroni. Ma anche alcuni esponenti del Consiglio regionale, capitanati dal capogruppo Max Bastoni. Più d’uno risulta avere simpatie per Letizia Moratti. Aria di scissione? «Noi ci confronteremo anche con lei – spiega l’iperbossiano Ciocca —, ma il nostro candidato per guidare la Lombardia resta Attilio Fontana». Il convitato di pietra ha un nome e un cognome: Matteo Salvini. Ma il segretario federale non viene mai evocato esplicitamente. A farlo ci pensa però un militante salito sul palco: «Non si può vedere uno di 49 anni che, invece di fare politica, fa il pirla su TikTok». Ciocca lo ferma subito: «Non dobbiamo disperdere energie».
Temevamo che tanta gente se ne sarebbe andata,
non possiamo accettarlo
Abbiamo dovuto aspettare
la crisi elet-torale per muoverci liberamente
Bossi, pur assai provato fisicamente, è caricato dall’affetto della folla: «Manca un sogno, dobbiamo ricostruirlo. La Lega non può esistere senza un’identità chiara e forte. Abbiamo dato vita al Comitato Nord per rinnovare la Lega, non per distruggerla». E poi: «Temevamo che tanta gente se ne sarebbe andata dalla Lega, non possiamo accettarlo senza fare niente», aggiunge il Senatùr. E poi difende i «frateli veneti: si tende addirittura a perseguitarli, questo non è accettabile». Il riferimento è al commissariamento deciso dopo che il 25 settembre la Lega è stata surclassata da FdI in uno storico bacino di voti, così come in Lombardia. «La reazione non è stata di autocritica, di aprire a una discussione e a un congresso – contesta Grimoldi —. Bensì: mettiamo un commissario del partito. Ma dove pensiamo di andare? Per questo siamo tornati qui, a casa, prima che sia troppo tardi». Ma ora quale sarà l’obiettivo verosimile del Comitato Nord? Innanzitutto questo è un movimento che dà fastidio a Salvini, tanto che, nelle settimane scorse, il segretario aveva fatto inviare una diffida, imponendo alla creatura bossiana di non usare i simboli della Lega e vietando di attingere al database del partito con i dati dei militanti. Ma, almeno per ora, la battaglia legale non sembra aver sortito l’effetto sperato: «Se ci siamo fermati? – ribatte Ciocca —. Queste 600 persone da quasi tutte le province lombarde sono la nostra risposta».
Vogliamo rinnovare
la Lega non distruggerla
Noi lombardi siamo fratelli dei veneti
I fratelli veneti si tende addirittura a perse-guitarli, questo non è accettabile
Per adesso il Comitato Nord ha incassato «circa 1.200 tessere e il numero salirà – dicono i vertici —, anche perché apriremo pure in altre regioni, a partire dal Veneto». Il non detto suona più o meno così: «Se non riusciremo a scalzare Salvini, quantomeno sarà costretto ad ascoltarci». Tutto mentre, dopo il congresso perso a Bergamo, oggi Salvini dovrà giocarsi il tutto per tutto a quello provinciale di Varese, la Nazareth della Lega (che fu).