Corriere della Sera, 4 dicembre 2022
Zelensky vuole il price cap sul petrolio a 30 dollari
Il messaggio è netto. La Russia «non accetterà» il price cap sul prezzo del petrolio, a dirlo con toni inequivocabili è il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov. Dal Cremlino arriva l’indicazione che «dopo l’analisi, che verrà effettuata rapidamente, informeremo di conseguenza». La replica di Mosca alla decisione del Consiglio europeo, di fissare a 60 dollari al barile il prezzo del greggio russo, prelude, insomma, uno scenario di ulteriore instabilità. L’intento dell’Unione europea è stingere una morsa intorno a Mosca per quanto riguarda le forniture di beni energetici che dalla Russia partono verso l’estero. Da domani, non a caso, entrerà in vigore anche l’embargo alle importazioni di petrolio (via mare) nell’Ue, un divieto che vale circa il 94% del greggio acquistato fino ad oggi dalla Russia. Si aggiunga che il price cap alla commercializzazione del petrolio russo, sebbene nato in ambito G7, è visto con favore anche da alcuni Paesi asiatici. L’introduzione del tetto viene, dunque, interpretato da Mosca come una fortissima minaccia. «Il tetto al petrolio russo può trasformare il mondo intero e garantire il predominio dell’Occidente come coalizione su gli altri Paesi del mondo», scrive Sergej Markov, politologo vicino a Putin.
Da Kiev, intanto, interviene il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e contesta la scelta adottata in sede Ue. «Purtroppo, la decisione presa sul price cap per il petrolio russo non è seria», spiega, sottolineando che «la Russia ha già causato danni colossali, destabilizzando deliberatamente il mercato dell’energia, e il mondo non può osare di disarmarlo veramente dal punto di vista energetico. Questa è una posizione debole, ed è solo una questione di tempo prima che si debbano comunque applicare strumenti più forti». Zelensky chiede misure più severe e ricorda che il prezzo del petrolio russo è stato fissato a 60 dollari, invece che a 30 come volevano la Polonia e i Paesi baltici. «A beneficiarne sarà il bilancio russo che riceverà circa 100 miliardi di dollari all’anno. Denaro che andrà non solo alla guerra, ma verso un’ulteriore destabilizzazione proprio di quei Paesi che ora stanno cercando di evitare decisioni serie».