La Lettura, 4 dicembre 2022
I fantasmi di Edith Wharton
Nota al pubblico soprattutto per i perspicaci ritratti femminili e la critica all’ipocrisia e al perbenismo borghese di inizio Novecento, centrali anche ne L’età dell’innocenza, con cui nel 1921 fu la prima donna ad aggiudicarsi il Pulitzer, Edith Wharton ha affiancato alla produzione romanzesca una serie di racconti, molti dei quali popolati di spettri e pubblicati su rivista accanto a «mostri sacri» del genere come Edgar Allan Poe e Henry James. La passione per il fantastico nasce nella futura scrittrice a 9 anni, quando, costretta a letto per settimane da una febbre tifoidea, legge una storia di fantasmi destinata a lasciare in lei un’impressione profonda e duratura, che solo molto più avanti troverà modo di esorcizzare attraverso la scrittura di ghost story. Alcune di quelle storie tornano in libreria in queste settimane grazie a due volumi: La pienezza di vita (traduzione di Enrico De Luca, Oligo Editore), un racconto lungo giovanile composto nel 1891, pubblicato su rivista e mai più ripreso, e Fantasmi, traduzione italiana della raccolta Ghosts assemblata in vita da Wharton ma pubblicata postuma nel 1937 (versione di Tiziana Lo Porto, Neri Pozza).
Il primo, costruito intorno ad una metafora a tratti ironica sulla natura femminile e frutto, stando a una biografia di Eleanor Dwight, di una presunta esperienza soprannaturale vissuta a Firenze dalla scrittrice, racconta la singolare vicenda dello spirito di una donna che ha scelto il suicidio per sottrarsi alla tirannia di un marito pedante e micragnoso: tuttavia, quando, sulle soglie di un aldilà inondato di luce e al cospetto di uno Spirito della Vita, è chiamata a riflettere se abbia mai conosciuto la pienezza dell’esistenza, finisce per ravvisarla proprio in quel matrimonio da cui aveva voluto fuggire, e, in una vertigine d’arte e bellezza, pur di fronte alla possibilità di trovare finalmente uno spirito affine, preferisce attendere l’arrivo del marito, fosse anche per l’eternità.
Il perturbante freudiano capace di far leva su un soprannaturale generatore di spavento è più marcatamente presente nella raccolta postuma, frutto della convinzione della scrittrice che un racconto in grado di suscitare «un brivido lungo la schiena» ha assolto pienamente il suo compito. Quel brivido passa attraverso paesaggi sconfinati, case lugubri e spettrali, quasi sempre solitarie, giardini popolati di mistero, porte chiuse dietro alle quali si agitano presenze sussurrate e inquietanti di trapassati, vittime o carnefici, che invocano attenzione, attraverso i quali Wharton attizza la tensione del lettore e intanto affronta da angolazione inconsueta i temi a lei cari, a ribadire la nobiltà del genere: la condizione femminile, le costrizioni del matrimonio, lo sradicamento e le asfittiche convenzioni sociali della sua epoca, il conformismo borghese.
Il risultato è costituito da undici racconti dalla prosa tagliente e a tratti pervasa dall’ironia, esemplari di quello definito da Cvetan Todorov il «fantastico meraviglioso», che trova nel soprannaturale la ragione di eventi privi di una spiegazione razionale. Accade con la cugina della voce narrante del testo d’apertura, che alla vigilia di Ognissanti incontra sulla solitaria strada di casa una donna mai vista prima e, costretta all’immobilità per una brutta caduta rimediata pochi minuti dopo, vive due giorni da incubo, fra impressioni e allucinazioni, mentre la servitù sembra sparita e il silenzio si fa opprimente.
Se in questo caso l’autrice lascia al lettore il compito di giudicare gli eventi, nei racconti successivi le voci narranti squarciano senza reticenze il velo del mistero e del soprannaturale. Come l’affabile ospite e mentore Andreas Culwin, che un tempo, intenzionato a scrivere un «grande libro», nella biblioteca gotica che una zia gli aveva messo a disposizione si era innamorato della pur non avvenente cugina: ma una notte, sotto l’impressione del terrore suscitato dall’improvvisa apparizione di due occhi piccoli e grondanti «feroce sicurezza» era fuggito, per poi vederli ricomparire a Roma due anni dopo, nell’ambito di una vicenda che lo aveva visto trattare in modo poco cordiale un lontano parente della cugina da lui abbandonata. O la coppia che in cerca di una tenuta nella campagna inglese si stabilisce in una magione senza luce né acqua calda ma per sentito dire abitata da un fantasma, che si rivelerà avere a che fare con gli affari poco puliti del marito, di cui la moglie sarebbe venuta a conoscenza solo dopo la sua scomparsa. A turbare la convalescenza di una giovane inchiodata per tre mesi in ospedale dal tifo e perciò a corto di finanze sono le presenze strane che si agitano nell’enigmatica stanza del cucito nella cupa casa della donna presso cui ha trovato impiego come cameriera personale, mentre a popolare di incubi una magione in Bretagna è uno stuolo di cani ululanti strappati dal malvagio padrone alla moglie.
Anche un ricco collezionista d’arte ha i suoi segreti e a farne le spese rischia di essere il giovane nipote, afflitto dalla tubercolosi e salvato dai raggiri dello zio grazie ad una presenza che si palesa ad uno dei suoi ospiti. Ancora, a fare i conti con vindici presenze soprannaturali sono tre uomini convocati per far luce su una torbida storia d’amore; una donna innamorata della casa appartenuta alla sua famiglia da seicento anni e appena ereditata, che si scontra tuttavia con le imposizioni di un fantomatico maggiordomo e una schiera di domestici determinati a precluderle l’accesso alla stanza degli archivi; una giovane sposa alle prese con il fantasma della prima moglie del marito, che si manifesta sotto forma di lettere dalla grafia femminile ma illeggibile e reclama gelosamente il consorte di un tempo. O, infine, un archeologo ucciso dal servitore cui non ha mai concesso una vacanza, pronto a tornare ogni notte per svelare il delitto all’ospite che lo attende invano. Il brivido, insomma, è sempre in agguato, ma la paura viene esorcizzata quando i fantasmi assolvono al compito di riportare a galla misfatti e misteri e ripristinare l’ordine morale.
Edith Wharton La pienezza di vita Oligo
Edith Wharton Fantasmi Neri Pozza