La Lettura, 4 dicembre 2022
Gli scrittori morti nel 2022
Questa personalissima Spoon River 2022 non comincia da uno scrittore ma da un regista. E non un maestro del cinema d’autore, bensì un artigiano di cosiddetti B-movie, Mariano Laurenti, morto il giorno dell’Epifania, che inaugurò esattamente mezzo secolo fa un filone dai titoli divenuti proverbiali: Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda; La liceale nella classe dei ripetenti; L’onorevole con l’amante sotto il letto e l’insuperabile La bella Antonia, prima monica e poi dimonia. I film di Laurenti hanno riscattato e rivendicato a modo loro quel genere boccaccesco da sempre oggetto di una gigantesca rimozione nella storia della letteratura italiana. Una letteratura condannata a un’eterna compunzione. Contro questa tradizione seriosa si batté tutta la vita anche uno scrittore come Gianni Celati (spentosi a Brighton tre giorni prima del maestro di La bella Antonia, prima monica e poi dimonia) ma lo fece scegliendo un approccio linguistico punitivo, ai limiti dell’anoressia, dopo gli esordi stralunati (Le avventure di Guizzardi). Forse alla fine capì l’errore commesso e curò una (riparatoria?) trascrizione in prosa dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, omaggio a un altro grande autore rimosso e a un capolavoro impetuoso quanto sconosciuto. Il giorno dopo Laurenti, è morto un altro scrittore (e attore, regista, drammaturgo e sceneggiatore) che non fa parte del mainstream nazionale: Vitaliano Trevisan, la cui esistenza fu segnata da molte peripezie psichiatriche e che, in qualche modo, potrebbe essere stato un personaggio di Celati. Sempre a gennaio (il 17) è morta quasi centenaria Elena Curti. Una scrittrice non famosa, autrice di un solo libro, Il chiodo a tre punte, ma con una biografia che è un eccezionale romanzo italiano (di quelli che nessuno riesce mai a scrivere). Elena Curti, figlia naturale di Benito Mussolini, era nata dalla relazione del duce con Angela Cucciati, bellissima sarta milanese, moglie di un gerarca fascista caduto in disgrazia per una rissa tra camerati. Angela Cucciati andò a intercedere per il marito presso Mussolini e da cosa nacque cosa (uno potrebbe anche immaginare nella migliore tradizione melodrammatica nazionale una scena simile per tensione, ma con finale differente, a quella tra Scarpia e Tosca). Nell’ultimo viaggio di Mussolini prima della cattura, Elena (bella come la madre) era accanto al padre in fuga disperata quando di colpo arrivò Claretta Petacci e si scagliò, come in una commedia degli equivoci, contro quella che presumeva essere una rivale, una nuova amante del dittatore. È storia d’Italia anche questa. Il 2022 è l’anno in cui la cultura nazionale ha perso di colpo la sua leggerezza con le morti di Raffaele La Capria, il maestro di Ferito a morte, e di Gianni Clerici, il più grande narratore di tennis esistito. Due campioni rarissimi nella tradizione nazionale, due fitzgeraldiani puri nel senso dell’autore di Tenera è la notte, due presenze luminose che non hanno mai coltivato quella letteratura della compunzione che continua ad affliggerci. La personalissima Spoon River 2022 si chiude nel nome di Peter Brook, il grande regista di Marat/Sade, del Mahabharata e di tanti Shakespeare. A chi gli chiedeva negli ultimi anni quale fosse il suo più grande desiderio, questo mago del teatro mondiale rispondeva che avrebbe voluto poter negoziare con il destino per riportare indietro per trenta secondi sua moglie, l’attrice Natasha Parry, morta mentre erano in vacanza a La Baule, sulla costa atlantica francese, nel luglio del 2015. Il suo Shakespeare non avrebbe saputo dire meglio che cos’è l’amore vero.