Robinson, 3 dicembre 2022
Sull’ultima Shirley Jackson
Shirley Jackson è maestra nel descrivere tranquille vicende di paese che, piano piano, svelano dettagli sinistri Dal suo capolavoro “La lotteria” a queste storie inediteDopo una notte di pioggia, il sole splende sugli abitanti della pacifica cittadina. Shirley Jackson è maestra in questi attacchi che paiono annunciare un bozzetto provinciale, e piano piano svelano dettagli sinistri. Cominciava sotto il sole domenicale il suo racconto più famoso e terribile: La lotteria, pubblicato dal New Yorker nel 1947 (niente buio, niente ombre, niente porte scricchiolanti né altri mezzucci da scrittori meno bravi). Un lettore indignato voleva disdire l’abbonamento, Shirley Jackson rispose con una letterina di due righe: «Se non le piacciono le mie pesche, stia lontano dal mio albero». A noi le sue pesche piacciono, anche quando la raccolta con estremo minimalismo si intitola Un giorno come un altro. Usciti su riviste, sono racconti ritrovati dopo la morte della scrittrice – era il 1965, ancora non aveva 50 anni – in un fienile del Vermont o in luoghi più canonici come le biblioteche. Gli eredi avevano intitolato Just an Ordinary Day l’intera raccolta postuma. Adelphi ha scorporato gli inediti, pubblicati due anni fa con il titoloLa luna di miele di Mrs Smith.Tradotti, come questi, da Simona Vinci, accoppiamento molto giudizioso. In Mai più sola nel bosco, lascrittrice aveva raccontato il suo «gusto per la paura» a partire dalle fiabe dei fratelli Grimm. Più esplicito e audace il titolo scelto per un dei racconti “in pieno sole”:La possibilità del male. La storia ha qualcosa che ritroveremo nel romanzo di Stephen King Cose preziose. Con lui Shirley Jackson condivide l’idea che prima di tutto bisogna mirare alla testa del lettore, cuore e stomaco vengono in soccorso se il primo affondo non riesce. Lei però è più brava, il colpo alla testa va sempre a segno, e le bastano poche pagine. La moneta magica è una variazione sulla classica storia dei tre desideri, di solito atroce perché il primo desiderio è sempre avventato, o espresso in maniera ambigua, e gli altri due peggiorano il disastro. Invece della zampa di scimmia, qui abbiamo due ragazzine e una moneta. Regalata a Mr Kenney, senza lavoro e paga da due settimane: luccicava nel canale di scolo e stava per mettersela in tasca. Prima di ricordare che il denaro trovato porta fortuna solo se lo regali. Due sveglie ragazzine di otto anni si ritrovano con la monetina, valore due ghiaccioli. Se porta fortuna, perché il donatore non l’ha tenuta? Non sarà una moneta che esaudisce i desideri? In tal caso va maneggiata con molta cura, e allora perché non fare esprimere il primo desiderio a qualcun altro? Loro vorrebbero chiedere la cena, ma temono che la monetina non sappia cucinare. C’è un lieto fine, Shirley Jackson ha anche la vena leggera e comica. Lo sanno i lettori diLa meridiana o delle storie familiari dove gli elettrodomestici attaccano briga e il timido strofinaccio viene umiliato da tutti ( cose che capitano, quando una grande scrittrice deve interrompere il romanzo per infornare i biscotti). I vicini di casa non le perdonarono mai La lotteria. Lei e il marito professore universitario erano troppo eccentrici, i più svegli avevano riconosciuto nel rito «senza il quale la nostra società crollerebbe» i rancori della tribù. Storia di due brave persone è ancora più esplicito: «Un problema di un certo rilievo ai nostri tempi è sicuramente la rabbia». Vale in generale, e per Ellen e Walter, «due persone che potrebbero benissimo essere amiche e che invece per qualche ragione – forse chimica, sociologica o ambientale – iniziano a nutrire un’antipatia così intensa da potersene liberare solo con mezzi drastici». I dispetti comprendono «un assortimento di fetidi formaggi» recapitato a tradimento. Contromossa: un paio di uova crude nelle pantofole ( Amélie, nel film di Jean- Pierre Jeunet, piazzava accanto al letto delle antipatiche ciabatte identiche ma minuscole). Tra gli spaventi e i misteri, acuteosservazioni: «L’autocommiserazione che tipicamente accompagna gli esordi di un raffreddore». Svolte di trama risolte in poche parole: «Poi in primavera la mamma ci fece una sorpresa e decise di risposarsi». La magica Mallie sa fare tutto: cuce sottogonne bianche che poi risultano stampate a coccinelle, ma invece di rifare i letti dice «voglio stare da sola e pensarmi più giovane». Mrs Melville fa un acquisto racconta una signora che «da un giorno all’altro si era ritrovata ad avere 40 anni, e anche la sua taglia era passata a una cifra superiore all’età». È indecisa tra la camicia rosa o verde acido, la commessa impertinente suggerisce il nero. Mrs Melville gelida tiene il punto: «Sto comprando una camicia, non un parere». Nulla è troppo piccolo o futile per la bravura di Shirley Jackson, mai colpevole di frasi o trame banali. L’epilogo, intitolato Fama, è una variazione sull’aneddoto «scriverò casalinga». Shirley Jackson aveva detto «sono una scrittrice» a un impiegato perplesso che poi decise di andare sul sicuro: «Scriverò casalinga». Qui viene intervistata dalla tenutaria di una rubrica di pettegolezzi locali. Del libro appena uscito la cronista non ricorda neanche il titolo, e sparisce il viaggio a New York per il lancio. Un bel roseto calpestato sarebbe il minimo, per vendicare lo sgarbo.