La Stampa, 3 dicembre 2022
Storie di iraniane
L’ultima agghiacciante notizia che rimbalza dall’Iran è la condanna a morte di una giovane donna, allenatrice di pallavolo, madre di tre figli. È accusata di aver sferrato dei calci a un paramilitare durante una manifestazione a Pakdasht, nella regione di Teheran. Ogni commento è superfluo, la sproporzione della reazione del regime ormai è così evidente che c’è poco altro da aggiungere al brivido di orrore che si prova leggendo simili storie. La donna si chiama Fahimeh Karimi e il suo nome si accoda alla lunga lista di vittime, donne e uomini che da 77 giorni combattono a mani nude, in questo caso a calci, contro il regime.Siamo al giorno 77 della rivolta, o forse ormai è giusto chiamarla rivoluzione, che il popolo iraniano sta combattendo per chiedere libertà e il rispetto dei diritti civili. In un video postato giovedì l’attivista Masih Alinejad, rifugiata in America, paragona ciò che accade quotidianamente in Iran al mondo distopico del Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, dove le donne sono ridotte in schiavitù e al ruolo di fattrici di figli al servizio degli uomini. «Ciò che lì è una finzione – dice – da noi è la realtà». Donne come proprietà dei maschi della famiglia, che non possono viaggiare né andare allo stadio, né studiare, né lavorare, e che devono indossare il velo per non finire in carcere.Le notizie dall’Iran arrivano in modo frammentario, perché ai giornalisti è vietato l’ingresso nel Paese. Arrivano per i soliti canali, i social e le organizzazioni umanitarie e gli attivisti dei diritti umani. E queste notizie sono uno stillicidio di atrocità, compiute nella pressoché totale indifferenza del mondo. Colpiscono le loro foto che i media traggono dai profili social: sono volti di ragazzi e di ragazze come i nostri, con le felpe e i jeans, corpi che non vogliono più sottostare al controllo delle leggi teocratiche, dove si continua a usare il velo come strumento per soggiogare le donne. Seguire lo scorrere delle notizie sui social crea un effetto Spoon River, un’antologia di storie, tutte più o meno agghiaccianti. Eccone alcune.Bita Kiani, una bambina di sei anni, è stata colpita all’occhio da agenti statali con pistole a pallini. Stava giocando sul balcone di casa a Malekshahr, Isfahan. È accaduto mercoledì 30 novembre.Un’assistente di volo è stata colpita a morte dalle forze di sicurezza. Lavorava con la Mahan Airlines. Si chiamava Sanaz Keshavarz. È accaduto a Karaj sabato 26 novembre.Siran Hormozi è stata arrestata dalle forze di sicurezza nella sua casa di Bukan. Non è ancora chiaro con quali accuse e dove sia detenuta. È accaduto il 28 novembreNazi (Fatemeh) Habibi, graphic designer e attrice di teatro, è stata arrestata dalle forze di sicurezza mentre camminava per strada a Teheran. È stata portata nella famigerata prigione di Qarchak. È malata, le hanno negato le medicine e non le fanno incontrare l’avvocato.Mina Bukaii, 23 anni, è stata arrestata nel quartiere Naziabad di Teheran. Nei giorni precedenti all’arresto aveva ricevuto telefonate anonime che la minacciavano di essere arrestata e stuprata. È accusata di aver guidato le proteste. È accaduto il 21 novembre.Tre sorelle di Teheran – Sepideh, Pegah e Partow Shahvandi – sono state arrestate durante le proteste nel cimitero di Behesht-e Zahra il 20 novembre. Sono attualmente detenute nel carcere di Qarchak. Non si conoscono accuse né sorte. Partow è una dottoranda in matematica. Sepiden è laureata. Tutte e tre le sorelle sono appassionate di sport e sono socie dell’Hiking Club di Teheran.Maryam Tahmasbi è stata arrestata per strada, mentre tornava a casa dal lavoro. Da allora è rimasta in carcere. Soffre di problemi respiratori. Non si conoscono ancora le accuse contro di lei né il luogo di detenzione.Neda Mohseni, 34 anni, sociologa, è stata arrestata durante una protesta a Isfahan. È stata torturata per ottenere false confessioni contro se stessa.Niloufar Shakeri, 29 anni, è stata arrestata nella sua residenza di Karaj a ottobre. Inizialmente la sua deatenzione doveva essere di soli 30 giorni, ma è ancora in carcere. I servizi di sicurezza hanno preparato un pesante dossier per lei. Il suo processo inizierà il 5 gennaio.Scegliete voi quale di queste storie è più terribile. E ricordate che sono solo la punta visibile dell’iceberg.