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 2022  dicembre 03 Sabato calendario

La tregua di Natale della Grande guerra

Il nuovo romanzo di Mattia Signorini, Una piccola pace, è ispirato alla storia vera di alcuni giovani soldati che, la notte di Natale del 1914, riuscirono a fermare per qualche ora la guerra. Nelle trincee delle Fiandre a sud di Ypres, in Belgio, ci fu una tregua: soldati di opposti schieramenti cessarono il fuoco, senza che nulla fosse concordato. Alcuni di loro iniziarono a scambiarsi gli auguri, altri uscirono allo scoperto e si incontrarono nella terra di nessuno: si strinsero la mano e seppellirono i propri morti; si abbracciarono e celebrarono insieme la messa. Partendo da quest’episodio non molto conosciuto del passato – nonostante il successo, nel 2006, del film di Christian Caron, Joyeux Noël, e la pubblicazione, nel 2009, di un interessante saggio di Antonio Besan dedicato proprio alla tregua di Natale del 1914 – Mattia Signorini, già autore per Feltrinelli di Stelle minori, racconta con empatia e delicatezza la storia commovente di un’amicizia nata sul fronte tra un giovane inglese, William Turner, e un giovane tedesco, Carl Mühlegg. La voce narrante è quella di Carl che nel dicembre del 1933, ormai padre, torna sui luoghi della Grande Guerra con il figlio. Dopo l’ascesa al potere di Hitler, sente giunto il momento di raccontare al ragazzo un pezzo importante della propria vita. Nell’autunno del 1914, pure lui, come William, era partito in guerra convinto che tutto sarebbe finito entro Natale. Pure lui, come William, si era ritrovato su un campo di battaglia senza sapere cosa significasse combattere. Pure lui, come William, si era lasciato convincere che la guerra fosse l’unico modo di portare la pace. Ma William Turner, a differenza di Carl Mühlegg, si era arruolato anche per tener fede a una promessa: «Salvare tutte quelle vite, era questo il proposito che gli rigirava nella testa dopo l’ultima consegna, mentre stava ritornando alla bottega di suo padre. Anche lui poteva arruolarsi, attraversare il mare e arrivare a Ypres. Se avesse salvato anche solo una persona, avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a sua madre, tanto tempo prima, quando l’aveva salutata per l’ultima volta, e avrebbe pareggiato così i conti con il suo destino avverso». E, una volta arrivato al fronte, l’impatto con il reale era stato ancora più drammatico.Dopo aver passato alcune settimane in trincea, Turner si rende conto che nulla corrisponde alle proprie aspettative e che la realtà della guerra, con i racconti che ne venivano fatti, non c’entra nulla. Capisce quanto sia falso immaginare che la pace possa essere portata attraverso la guerra e, dopo aver incontrato in un bosco Carl e aver discusso con lui, realizza che, molte delle cose che condivide con i propri compagni d’armi, le condivide pure con i giovani tedeschi. Ciò che rende davvero fragili non è la paura, ma l’incapacità di rendersi conto di chi ci è di fronte. «C’è una cosa che supera il coraggio», dirà a un certo punto Carl al figlio, raccontando di come William avesse rischiato la propria vita per salvare una ragazza incontrata durante la perlustrazione di alcune case della periferia di Ypres, la «ragazza con il mare del Nord negli occhi». E quando il bambino gli chiederà di cosa si tratta, il padre gli risponderà che si tratta dell’amore. È d’altronde per amore che, la notte di Natale, sia William sia Carl disubbidiscono ai superiori e per qualche ora, insieme ad altri giovani soldati, smettono di battersi. Quella guerra che doveva finire entro Natale non finisce, ma loro possono fermarsi, mettere a terra le armi e vivere un istante di pace, celebrare la nascita del Signore e lasciarsi alle spalle la propaganda di chi, nei rispettivi paesi, tenta di decidere le sorti del mondo chiuso in edifici sicuri e immerso nei resoconti di guerra. Prima di partire al fronte non lo sapevano, ma quella non era la loro guerra: «Nella terra di nessuno i soldati erano diventati centinaia. Complice il buio che scontornava le uniformi, non si riusciva a capire chi fosse inglese e chi tedesco».Vent’anni più tardi, tornato sugli stessi luoghi di allora, Carl spiega al figlio che è ormai arrivato il momento di assumersi la responsabilità di scelte complesse. Dopo l’ascesa al potere di Hitler, per loro, non c’era più spazio in Germania. E siccome, come gli aveva insegnato William, anche quando sembra di non avere più alcuna via d’uscita è sempre possibile prendere una decisione e cambiare il corso della propria esistenza, Carl decide che è giunta l’ora di lasciare la Germania.La tregua di Natale del 1914 non era servita a fermare la guerra, ma era servita a mostrare che, se solo lo si vuole, la pace è possibile. E che è nel presente che spetta ad ognuno la decisione di deporre le armi, lasciarsi alle spalle i debiti del passato, e proseguire il proprio cammino verso il futuro: «Ognuno di noi ha un mare da raggiungere».
Mattia Signorini Una piccola pace Feltrinelli