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 2022  dicembre 03 Sabato calendario

Sul Beato Angelico

Una delle interpretazioni più suggestive del Beato Angelico l’ha data lo storico dell’arte Georges Didi-Huberman, che ha parlato di «immagini dissimili» in un famoso saggio dedicato al frate domenicano pittore, vissuto a cavallo tra il XIV e il XV secolo. Per «immagini dissimili» qui si intendono rappresentazioni molto lontane dal messaggio che si vuole trasmettere: i marmi dipinti ai piedi della famosa Madonna delle Ombre del Convento di San Marco non sarebbero un artificio pittorico, ma un preludio all’arte astratta, perché la forza del Cristo sarebbe racchiusa in quella energia pittorica dei riquadri picchiettati di rosso. Un po’ come farà secoli dopo Jackson Pollock, per capirci. Convincente o no, questa lettura risponde a una caratteristica precisa di Fra’ Angelico o Giovanni da Fiesole: una straordinaria visione spirituale che trova la sua strada in una pittura dirompente, apparentemente antica eppure innovativa e moderna se la si guarda con altri occhi.
E quest’anno l’iniziativa «Capolavoro per Lecco» porta nella città sul lago due sue opere, gli scomparti della predella del Polittico Guidalotti conservati nella Pinacoteca Vaticana. Raffigurano le storie di San Nicola e, come afferma Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani ed entusiasta sostenitrice del progetto, «sono una forte componente identitaria della nostra Pinacoteca».
Accanto a queste tavole, il progetto di Monsignor Davide Milani espone anche il Messale Gerli 54 della Biblioteca Braidense di Milano, un documento importante perché ci rivela le capacità dell’Angelico come miniatore, un passaggio importante della sua carriera artistica.
Due aspetti diversi, insomma, del frate pittore che contribuiscono a inquadrarlo meglio, a «incastonarlo» nello spirito del Natale, fatto di riflessione, intimità con l’assoluto, raccoglimento. Raccoglimento, appunto, come quello che favorisce una cella monacale: chiuso nel suo loculo, Beato Angelico è arrivato a concepire una pittura che annulla la distanza tra Dio e la sua incarnazione. Basti guardare l’Annunciazione della cella numero 3, quella in cui l’angelo annunciante e la Vergine si trovano a condividere lo stesso spazio fisico, sottolineato e delimitato da un’arcata che sembra annullare tutto il resto. Qui e ora, dice la pittura di Giovanni da Fiesole. Qui e ora, dice il Verbo. Ma c’è dell’altro. Nelle storie di San Nicola che verranno esposte a Palazzo delle Paure, c’è l’uso innovativo della luce che il Beato Angelico riesce a fare, assimilando la lezione del più giovane Masaccio. Soprattutto nel «Salvataggio di una nave», l’oscurità che circonda i naufraghi è rischiarata dalla luce del santo e da un’altra luce più impercettibile, stesa con tocchi di bianco nel cielo. Il bianco, come ha osservato Melania Mazzucco, è il colore dell’Angelico e torna in molte sue rappresentazioni del Vangelo.
Barbara Jatta
Gli scomparti della predella dell’Angelico sono tra le opere identi-tarie della Pinacoteca
Torna nel Cristo Deriso nella cella 7 del dormitorio di San Marco, piccolo capolavoro di simbolismo che non ha bisogno di orpelli, immagini, descrizioni. Angelico si rivolgeva ai domenicani, colti e conoscitori delle Scritture e dunque lavora con il togliere, lavora sui bianchi, può permettersi di alludere. L’uomo che in quarant’anni di attività fu assai prolifico benché, come racconta Giorgio Vasari, «essendo uomo di santa vita non lavorò mai per denaro».
Poteva farlo. Fra’ Angelico era libero, cosmopolita tra le quattro mura della sua cella, affina la sua tecnica pittorica (guardate la finezza con cui qui, tra le storie di San Nicola, dipinge un padre afflitto perché non ha altra scelta che vendere le sue figlie) anche grazie all’esercizio della miniatura, una disciplina molto rigorosa che poi lui mise a frutto nella pittura. Ogni dettaglio della sua opera risponde solo a sollecitazioni superiori. Invisibili. Fortissime.
E così Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, osserva che «le opere del Beato Angelico vanno mostrate e vanno fatte conoscere soprattutto ai ragazzi, perché il messaggio della sua pittura piena di luce è diretto, intenso. Noi sosteniamo iniziative come questa, dove il sacro e l’arte si uniscono a formare un unico racconto».