La Lettura, 3 dicembre 2022
Gli inglesi non sono più in maggioranza cristiani
A due mesi dal sorpasso dei cattolici sui protestanti nell’Irlanda del Nord, si consuma una nuova storica svolta: gli inglesi non sono più in maggioranza cristiani. I dati del censimento di Inghilterra e Galles dell’anno passato, pubblicati martedì 29 novembre, attestano una popolazione cristiana ormai al 46,2%, con un declino brusco e consistente rispetto al rilevamento di dieci anni prima, quando si era detto cristiano il 59,3%, e ancor più rispetto al 2001 quando i cristiani erano risultati il 72%. Il calo negli ultimi dieci anni del 13,1% corrisponde a quasi 6 milioni di persone. Il censimento appare particolarmente attendibile se si considera che alla domanda sulla religione, facoltativa, ha risposto il 94% degli interessati, per un totale di 56 milioni. La struttura del censimento non consente di precisare l’appartenenza a questa o a quella chiesa. La casella è unica per tutti i cristiani. Non è dunque possibile dire quale comunità abbia sofferto di più, anche se è ipotizzabile che il calo riguardi meno i cattolici e più gli anglicani, cioè la Church of England, qui ancora chiesa di Stato.
A fronte del calo dei cristiani, pur sempre la prima religione del Paese, si registra una crescita non meno repentina e corposa di quanti hanno scelto la casella no religion. Coloro che dichiarano di non avere una religione sono il 37,2% mentre erano il 25,2% nel 2011, con un aumento di 8 milioni circa. Anche in questo caso la differenza è ancora maggiore rispetto al 2001, quando circa il 15% aveva dichiarato di non identificarsi con una religione. Il «Guardian» segnala come l’area con la più alta percentuale di no religion sia il Galles meridionale. Qui, a Caerphilly, si tocca il picco nazionale del 56,7%. È alto il dato anche nell’Inghilterra meridionale, a Brighton si registra il 55,2%, e orientale, con Norwich al 53,5%. Tra i quartieri di Londra spetta a Islington il primato, con il 40,8%. Gli umanisti britannici s’intestano il risultato, si proclamano seconda forza del Paese, e salutano la fine dell’Inghilterra cristiana. Sempre sul «Guardian», il chief executive di Humanists Uk, Andrew Copson, rimarca in proposito il contrasto tra un Paese sempre meno religioso e un assetto giuridico-istituzionale «unico in Europa» per la sua «impostazione religiosa».
Dietro cristiani e no religion crescono poi i musulmani. In un Paese in cui città come Birmingham e Leicester hanno ormai una maggioranza black and minority ethnic, di neri o appartenenti a minoranze etniche, è islamico il 6,5%, quasi 4 milioni di persone, rispetto al 4,9% del 2011. Nel 1994 la sociologa inglese Grace Davie fotografò il mutamento religioso del suo Paese dopo il 1945 con la formula believing without belonging, credere senza appartenere. Trent’anni dopo non sappiamo quanto e in cosa credano gli inglesi, ma sappiamo che se ancora credono in Cristo, lo fanno sempre di più senza dirsi cristiani.