Corriere della Sera, 2 dicembre 2022
Intervista a Guido Crosetto
Guido Crosetto, ministro della Difesa, non si sente parte di un «governo guerrafondaio che ingrassa la lobby delle armi» e respinge con forza le accuse lanciate da Conte: «Mi ha colpito molto che lui usi questi termini nei confronti di un governo che non ha preso decisioni».
Cosa la colpisce?
«Tutto quello che questo governo sta facendo nei confronti dell’Ucraina è implementare le decisioni dell’esecutivo Draghi, della cui coalizione Conte guidava il partito maggiore. All’ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo».
Vuol dire che Conte si è dato del guerrafondaio da solo?
«Se inviare armi all’Ucraina significa essere guerrafondai, chi può fregiarsi di quel titolo è lui e il suo partito in primis. Io non la penso così, l’aiuto a una nazione attaccata è cosa diversa dall’essere guerrafondai».
Prenderete decisioni in discontinuità da Draghi?
«Non penso proprio, gli impegni di una nazione verso le alleanze internazionali di cui si fa parte non cambiano col cambiare dei governi e noi non siamo dei quaquaraquà».
La maggioranza degli italiani è contro l’invio delle armi.
«Era contro già nei mesi scorsi, quando un altro governo ha deciso di rispondere alla richiesta di aiuti dell’Ucraina. I governi hanno la responsabilità e l’onere di prendere decisioni anche non popolari, perché c’è una ragione di Stato e ci sono impegni da rispettare. Ma vorrei affrontare un punto non politico sulle parole di Conte».
Quale punto?
«Le parole vanno usate con responsabilità. Conte manifesta totale incoerenza tra quello che diceva e faceva e quel che dice ora. Legittimo che passi da fornitore di armi a pacifista convinto ed è anche legittimo che guardi i sondaggi per decidere di cambiare idea. Ma non che usi epiteti violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di rappresentare lo Stato. È come indicare a una parte di società violenta e antagonista nomi e cognomi di obiettivi da colpire».
Non è grave accusare Conte di soffiare sul fuoco?
«È molto grave il modo in cui lui personifica i suoi attacchi, rientra in una sfera inquietante. Conte è troppo intelligente per non capire che sta alimentando l’odio verso persone fisiche, che ha identificato per contrapposizione politica. Io sono un galantuomo e non merito che un mio avversario politico, che avrebbe il dovere di essere istituzionale, mi conduca in una sfera di violenza verbale, mistificando la realtà e identificandomi come guerrafondaio».
Sta chiedendo al leader del M5S di scusarsi?
«Non chiedo le scuse, ormai il danno lo ha fatto, l’odio che poteva seminare l’ha seminato. L’uomo mette altre cose davanti al rispetto. Io invece, a differenza sua, quando veniva attaccato ingiustamente l’ho sempre difeso. Siamo diversi come persone e ne sono contento».
È positivo che nell’asse atlantista in Parlamento ci siano anche Pd e Terzo Polo?
«Non è l’asse atlantista del governo Meloni, è la postura dell’Italia dalla Seconda guerra mondiale, da De Gasperi a Craxi, da Berlusconi a Draghi, a Conte».
Berlusconi e Salvini frenano sul sesto invio di armi, strizzando l’occhio a Putin?
«No. Intanto io non ho ancora speso un solo minuto a preparare il sesto decreto, mentre da mesi il dicastero della Difesa lavora ai cinque che anche Conte ha approvato e che sono in fase di esecuzione. La linea politica indicata nella mozione di maggioranza approvata mercoledì è chiarissima, con FI e Lega non ci sono problemi».
Riconoscerà che i leader di quei partiti non sono contenti di inviare armi contro l’esercito di Putin.
«Nessuno ha voglia di mandare armi, tutti vogliamo che la guerra finisca. Chi ha mandato armi in questi mesi lo ha fatto e lo farà per forzare chi dei due ha iniziato la guerra a sedersi a un tavolo. L’obiettivo della pace è di tutti, la strategia per raggiungerla differenzia il giudizio».
Avete una strategia per la pace?
«Lontano dai riflettori, parliamo sempre dei tentativi di uscire dalla crisi. Con il ministro turco abbiamo parlato di tavoli di pace e del ruolo che la Turchia può svolgere nel cercare il dialogo e così con il collega inglese».
Ci sarà un cambio di passo? Invierete per la prima volta missili terra-aria Aspide e altre nuove dotazioni?
«Non lo so, leggo sui giornali che esisterebbe un elenco e leggo che si tratterebbe esclusivamente di assetti difensivi, quelli che l’Ucraina chiede per fermare i missili russi su obiettivi civili e città. Non so se anche su questi Conte sia contrario e vorrei spiegasse perché è stato favorevole agli altri».
Non erano solo armi difensive?
«No comment».
Toglierete il segreto sul sesto decreto?
«Decideremo col governo. Avendo il precedente scelto secretazione e passaggio al Copasir, non vorrei sembrasse una scortesia a Conte far vedere che il nostro governo quanto a trasparenza potrebbe essere superiore».
Il ministro russo Lavrov ha detto che l’Italia ha addestrato militari ucraini. È vero?
«Mai fatto alcuna attività in Italia. Abbiamo solo inviato 4 persone in Germania nel gruppo europeo, che per ora sta pianificando addestramenti in futuro».
Forza Italia e Salvini sono ostili all’apertura verso Calenda perché impedisce loro di fare giochetti sulla manovra?
«Penso sia giusto che il presidente e i governi dialoghino con tutto il Parlamento, con Calenda, col Pd e coi 5Stelle. Io stesso ho intenzione di dialogare con tutti i parlamentari, di maggioranza e opposizione, quando questa è interessata ad affrontare i problemi e non a fare demagogia».