1 - SORPRESA, CRESCONO I POSTI FISSI: LE AZIENDE SCELGONO LE STABILIZZAZIONI, 2 dicembre 2022
I DATI SORPRENDENTI DELL’ISTAT SUL LAVORO: A OTTOBRE IN ITALIA CI SONO STATI 117MILA CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO IN PIÙ. GLI OCCUPATI SFONDANO QUOTA 23,23 MILIONI, SUPERANDO IL LIVELLO RECORD DI GIUGNO 2019 – MA PREOCCUPA IL DATO DEI GIOVANI E IL CALO DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO. È IL SEGNO CHE LE IMPRESE STABILIZZANO I GIÀ OCCUPATI NEL TIMORE DI PERDERE COMPETENZE, MA NON ASSUMONO NUOVE PERSONE – E C’È IL DUBBIO CHE A CONDIZIONARE I NUMERI CI SIANO I MOVIMENTI DELLA CASSA INTEGRAZIONE… -
Estratto dell’articolo di Dario Di Vico per il “Corriere della Sera”
[…] In soldoni ieri l'Istat ci ha detto che ad ottobre il sistema ha prodotto ben 117 mila posti a tempo indeterminato in più che si aggiungono agli 82 mila già segnalati dai dati di settembre. Se proiettassimo questi numeri su dodici mesi supereremmo il mitico Milione di posti di lavoro, vecchia icona della politica italiana, ma anche solo guardando indietro il tendenziale (calcolato anno su anno) ne registra ben 502 mila di nuovi.
Come si spiega questa tendenza che pure convive con tutte le discontinuità negative che affliggono le imprese e che conosciamo, dai rischi di recessione al riproporsi del fenomeno dell'inflazione a due cifre? La tesi più accreditata tra gli addetti ai lavori è che le imprese stiano progressivamente stabilizzando i lavoratori che hanno precedentemente assunto con contratti a tempo e lo stanno facendo perché vogliono tenersi strette le competenze (nel frattempo maturate in azienda) e perché hanno paura che fuori, sul mercato, non si trovino più rimpiazzi.
[…] La metafora riassuntiva è, dunque, quella di una pipeline che vede affluire a monte competenze che vengono messe sotto contratto con una certa premura. Ma a valle si verifica un fenomeno opposto: i contratti a tempo determinato ora calano (a ottobre di 18 mila unità, a settembre di 20 mila) e, siccome sono diventati di fatto il primo step d'accesso alla cittadella del lavoro, questo dato genera più di qualche preoccupazione sui flussi a venire.
Per farla breve i lavoratori che sono dentro la pipeline si muovono verso la stabilizzazione ma nel frattempo non vengono rimpiazzati perché le imprese vedono davanti a sé mesi difficili o comunque caratterizzati da troppe incertezze in materia di tendenze dei mercati, costi energetici, livelli di inflazione.
Se questa è l'interpretazione che va per la maggiore c'è il dubbio - e ad avanzarlo è stato Francesco Seghezzi di Adapt - che a condizionare i generosi numeri di cui sopra (i 117 mila posti fissi in più) possano essere i movimenti della cassa integrazione. Che non viene segnalata in crescita, come pure si era vaticinato, ma anzi sta calando riportando dentro le statistiche dei permanenti quelle migliaia di lavoratori over 50 maschi e femmine che, in ossequio alle regole Eurostat, erano parcheggiati tra gli inattivi.
2 - POSTO FISSO Giu. Bal. per “la Stampa”
«Il posto fisso è sacro». Probabilmente, nel 2016, mentre girava Quo Vado, Checco Zalone non immaginava che a ottobre 2022 sarebbe stato proprio il posto fisso a spingere il mercato del lavoro tricolore ai massimi da 45 anni con gli occupati che sfondando quota 23,23 milioni superano il livello record di giugno 2019.
Con oltre 15,2 milioni di persone assunte a tempo indeterminato, l'Istat calcola che il tasso di occupazione sia al 60,5%, mentre la disoccupazione scende al 7,8% e il tasso di inattività scende al 34,3 per cento.
La ripresa, però, resta a macchia di leopardo come dimostrano le criticità per gli autonomi che segnano un ulteriore calo di occupati, mentre diminuiscono i contratti a tempo dopo il boom post Covid.
A fare da traino è stata quindi la crescita del lavoro stabile e l'occupazione fra gli over 50 (+135mila), mentre tra gli under 35 sono andati persi 34mila posti rispetto a settembre e circa 20mila nella fascia tra i 35 e i 49 anni. Nel dettaglio, a ottobre i dipendenti a tempo indeterminato sono risultati 117mila in più su settembre e 502mila in più su ottobre 2021; in generale, nel giro di un anno, gli occupati sono quasi 500mila in più (+82mila occupati su settembre).
E se nel complesso i dipendenti sono aumentati di 99mila unità su settembre e di 467mila su ottobre 2021 - raggiungendo nel mese i 18,24 milioni - va registrata la flessione dei "dipendenti a termine": a ottobre erano 2,98 milioni, 35mila in meno rispetto al 2021.
Per i sindacati la ripresa delle assunzioni stabili è un segnale positivo e incoraggiante, ma ribadiscono il no all'idea del governo di reintrodurre i voucher. Per la Uil si tratta di «un positivo ampliamento della distanza tra lavoro stabile e lavoro instabile» e per questo chiede per quale motivo in una fase in cui il «sistema produttivo sta maggiormente investendo nella buona occupazione» il governo intenda «invertire questa rotta positiva con la reintroduzione a tutto campo, come si legge nello schema della prossima legge di Bilancio, del voucher che è uno strumento che amplia diseguaglianze sociali e aumenta il rischio di povertà lavorativa».
Preoccupato anche il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani: «Abbiamo davanti a noi mesi in cui le difficoltà internazionali potrebbero frenare la nostra economia, pertanto chiediamo al governo maggiori sforzi su politiche espansive per il rilancio degli investimenti e della crescita e un sempre maggiore impegno su scuola e formazione a tutti i livelli». Confcommercio, invece, si concentra sul calo degli autonomi che rappresenta «uno degli elementi di criticità e che, a parte occasionali miglioramenti, continua a registrare una progressiva tendenza alla riduzione».
Confesercenti rimarca come per i lavoratori autonomi si sia registrato «un nuovo calo, per complessive 37mila unità in due mesi», e chiede al governo «provvedimenti e risorse mirati alla tutela dell'occupazione imprenditoriale». Per la confederazione, però, sono positivi il ritorno dei voucher e «un primo passo nella direzione del taglio del cuneo fiscale, anche se bisogna procedere verso una riduzione più generale del costo del lavoro».
Sulle agevolazioni per le assunzioni di giovani, in particolare, Confesercenti suggerisce di proseguire in prospettiva con la «staffetta generazionale» a fronte di pensionamenti anticipati, ma «servono misure mirate a rinforzare il sistema di formazione e delle politiche attive, indispensabili per garantire una maggiore e più qualificata occupazione, insieme ad una formazione mirata per l'avvio di nuove imprese».