Il Messaggero, 1 dicembre 2022
Niccolò Fabi non si riconosce più nelle sue vecchie canzoni
Nei successi degli esordi, da Capelli a Lasciarsi un giorno a Roma, passando per il duetto con l’amico Max Gazzè sul tormentone Vento d’estate, non ci si riconosce più. Niccolò Fabi lo dice senza giri di parole: «Non le rinnego, quelle canzoni. Ma non mi emozionano più. Se chiedete al 90 per cento dei miei colleghi se si emozionano ancora cantando le canzoni di trent’anni fa, pensano la stessa cosa che penso io. Però magari non lo dicono», dice il 54enne cantautore romano.
I SUCCESSI
Non è un caso che in Meno per meno, l’album con il quale Fabi ha scelto di festeggiare i suoi primi venticinque anni di carriera, da domani nei negozi, il brano più vecchio sia Costruire del 2006: «Mi sento molto più a mio agio nelle canzoni scritte da quella in poi sottolinea lui quello che ho scritto prima lo sento lontanissimo da me, oggi». Se continuerà a cantarle in concerto, come d’altronde ha fatto anche lo scorso ottobre all’Arena di Verona insieme all’Orchestra Notturna Clandestina, esperienza della quale il disco Meno per meno è in qualche modo figlio (non è un best of e nemmeno un album dal vivo, ma una raccolta di rivisitazioni orchestrali di alcuni pezzi del repertorio del cantautore), lo farà solo perché sa bene che per rispetto dei fan non può depennarle dalla scaletta: «Al Festival di Sanremo nel 98 con Lasciarsi un giorno a Roma capii la mia incompatibilità con quel tipo di mondo. Ho avuto la percezione che non era quello che mi faceva stare bene spiega Fabi con l’album La cura del tempo ho avvertito che le cose andavano nel modo giusto e al concerto all’Arena di Verona del 2015 con Daniele Silvestri e Max Gazzè ho sentito tutto l’affetto del pubblico: li ho capito che la direzione che avevo deciso di prendere era quella corretta. Il disco successivo a quella consapevolezza acquisita, Una somma di piccole cose, è quello che forse sento più mio». Accanto a pezzi come Ha perso la città, Una mano sugli occhi, Una buona idea e la stessa Costruire ci sono gli inediti i primi due già usciti come singoli Andare oltre, Di aratro e di arena (suonata dal vivo proprio in occasione del concerto a Verona), Al di fuori dell’amore e L’uomo che rimane al buio: «Tolta Di aratro e di arena, che tenevo nel cassetto da un po’, queste canzoni sono le poche cose che tra quelle scritte negli ultimi tre anni hanno raggiunto una decenza artistica. È anche una conseguenza del fatto che più vado avanti con gli anni e più la canzone mi sembra il luogo meno adatto in cui raccontare le mie riflessioni: faccio fatica a condensare le cose in quattro minuti».
IL TOUR
Le soluzioni, quando è così, sono due: «Non scrivere niente o trovare una formula alternativa. Un libro, magari. Non l’ho mai fatto, nonostante nel tempo me l’abbiano chiesto molte case editrici», riflette Fabi, che presenterà il disco in giro per l’Italia fino a gennaio (a Roma lunedì all’Officina Pasolini), prima del tour teatrale con orchestra in programma in primavera (il 21/5 si esibirà al Parco della Musica). Se lo scrive il trapper del momento, perché non dovrebbe farlo anche un cantautore con una storia ultraventennale alle spalle? «Perché magari quel cantautore ha un’altra cultura letteraria, di libri ne ha letti e gli riconosce una certa importanza».