Il Messaggero, 1 dicembre 2022
Biografia di Evita Peron
«Where do we go from here? This isn’t where we intended to be. We had it all Give me a chance and I’ll let you see how nothing has changed». «Da qui dove andiamo? Non è il posto in cui volevamo trovarci. Avevamo tutto Dammi un’opportunità e ti farò vedere che nulla è cambiato». You must love me, cantata da Madonna che interpreta Evita nel film tratto dal musical, vinse l’Oscar nel 97. Un’altra dimostrazione di quanto la first lady – pur con le sue contraddizioni, i suoi eccessi – abbia colpito l’immaginario collettivo.
L’AVVENTURA
È l’avventura di una bambina illegittima, nata il 7 maggio 1919 vicino al villaggio di Los Toldos, che diventerà leader spirituale del paese. Alla nascita si chiama Maria Eva Duarte ed è figlia di un proprietario, Juan Duarte, e della sua cuoca Juana Ibarguren. Dopo un po’, il fedifrago torna dalla famiglia ufficiale. Molte sono le umiliazioni che Eva subisce da piccola, in quanto illegittima e povera. Per quanto dolorose, divengono una molla per la scalata. Il desiderio di riscatto, la solidarietà con gli umili, l’avversione per la borghesia, l’ambizione, la smania di arrivare, il populismo cominciano allora.Dopo la morte di Duarte Juana si sposta a Junín, dove i figli maggiori trovano lavoro. Eva invece decide di fare l’attrice. Come arrivi a Buenos Aires non è chiaro. Ci sono versioni più edificanti – lei, accompagnata dalla madre, che si reca a un’audizione alla radio e viene assunta – e altre meno. Nel musical Eva inizia una storia con il cantante di tango Agustín Magaldi, e si fa portare nella capitale. La futura first lady viene dipinta come una donna che usa gli uomini, di cui diventa l’amante. Un’interpretazione molto contestata in Argentina.
Comunque nel gennaio 1935 la fanciulla giunge nella capitale e, aiutata da Magaldi, inizia a fare teatro. Dopo alterne vicende, che non ne indeboliscono la tenacia, Eva diviene un’attrice radiofonica di successo e recita in diversi film. La svolta avviene il 22 gennaio 1944, quando conosce il colonnello Juan Domingo Perón.
LA SITUAZIONE
Sono anni di cambiamento per il paese, in fase di industrializzazione. Molti migrano attraverso l’Argentina per trovare lavoro. La situazione politica, tuttavia, è instabile e la corruzione diffusa. Il 4 giugno ’43 si è consumato un colpo di Stato che ha visto Perón fra i protagonisti. Il colonnello è stato in Italia ed è rimasto affascinato da Mussolini. Lui ed Eva si conoscono a un festival per beneficenza e vanno a vivere insieme. Mentre in Europa la II guerra mondiale sta per terminare, Perón è divenuto vicepresidente, ministro del lavoro e della guerra: ha preso molte misure a favore dei lavoratori. Temendo la sua popolarità, i militari lo fanno arrestare ma i descamisados – così chiamati perché nella marcia a favore di Perón si sono tolti le camicie per il caldo – ne impongono la liberazione. Nell’ottobre 45 lui ed Eva si sposano, dopodiché il colonnello comincia la campagna elettorale e lei lo accompagna. Nel febbraio ’46 viene eletto Presidente della Repubblica, poi fonda il Partito Peronista. Il regime ha parecchi tratti illiberali, tuttavia incontra il favore popolare.
Si apre il momento d’oro di Evita, che impone per legge l’uguaglianza dei diritti politici e civili fra uomo e donna. Nel ’49 fonda il Partito Peronista Femminile. Con vesti e acconciature eleganti – poi la divisa da lavoro si farà più severa – gira per scuole, ospedali, fabbriche, orfanotrofi; viaggia, fa bagni di folla, si dedica ai poveri. Molto forte è il legame con il popolo e con il mondo del lavoro. «Non ho tempo, ho troppo da fare», ripete. Nostra Signora dei descamisados è considerata da alcuni un’icona, mentre è invisa ad altri. Si reca quindi in Europa nel tour dell’arcobaleno, ottenendo grandi successi soprattutto nella Spagna di Franco. «Sono il ponte che collega Perón con il popolo. Attraversatemi!», dice.
IL RITORNO
È il 23 agosto ’47 quando fa ritorno a casa, accolta da folle festanti. Il suo impegno per i poveri cresce: l’8 luglio ’48 lancia la Fondazione Eva Perón, su base assistenzialista ad ampio raggio. Moltiplica gli interventi per proteggere l’industria nazionale e prende posizioni anti-inglesi. Sa usare la propaganda. Scrive il Decalogo dell’Anzianità. La sua salute, però, è minata. Si ammala di tumore e deve rinunciare (anche per l’opposizione dei militari) a candidarsi come vicepresidente in tandem con il marito, nonostante i consensi. Il suo ultimo discorso sul balcone della casa Rosada è il 1° maggio 1952; dopo pochi giorni viene nominata da Perón Leader spirituale della nazione. Muore, dopo molte sofferenze, il 26 luglio. Di lì a poco il marito verrà deposto e costretto alla fuga, mentre il corpo di lei sarà trafugato, per essere portato in Europa e sepolto in Italia sotto falso nome. Sarà al centro di bizzarre traversie, per essere poi riportato in Argentina nel’74.Pur con i suoi difetti e debolezze, resta una figura che affascina molti. Ha detto una volta: «Ho una sola cosa di valore ed è il mio cuore. Brucia nell’anima e fa male alla carne. Punge i miei nervi: è l’amore per il popolo e per Perón».