Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 01 Giovedì calendario

Un concorso truccati all’università è cooptazione, non reato

I concorsi «truccati» all’università? «Cooptazione, non reato», a Milano il pm chiede di archiviare 38 docenti indagati nel 2014 a Bari, tra cui la ministra dell’Università, Bernini. Il gip invece: è reato, ma prescritto.
Milano Cosa c’è alla base dei concorsi universitari? Il «do ut des». Ma quello non del reato di corruzione – secondo la Procura di Milano – bensì di «un rigido sistema di cooptazione», «immanente logica di scambio» nella quale «a ognuno toccherà il proprio “turno di riconoscimento”»: disdicevole, ma non reato per il pm Luca Poniz, al quale se mai «sommessamente» pare «l’occasione perché il legislatore adatti le norme alle prassi, responsabilizzando chi attua la cooptazione, secondo riconoscibili etica e trasparenza».
È la motivazione con cui la Procura di Milano risulta (dal decreto ora di un gip) aver chiesto (a fine 2020) l’archiviazione delle ipotesi di associazione a delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e falso che nel 2011 i pm di Bari, prima di trasferirle nel 2014 a Milano per legame con un bando del 2008 alla Bicocca, avevano mosso a vario titolo a 38 docenti di vari atenei (tra cui la neoministra dell’Università Anna Maria Bernini, l’ex membro Csm Mauro Volpi, l’ex Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, il vice del Cnr Tommaso Frosini o della Scuola dell’Avvocatura, Salvatore Sica), «nel contesto della “Associazione tra gli studiosi di diritto pubblico comparato ed europeo”» presieduta per tre lustri dal pure ora archiviato Giuseppe Franco Ferrari.
Tesi due volte interessante. Intanto perché proviene dalla stessa Procura che, in altro fascicolo di altri pm (Scalas e Baj Macario) sta invece chiedendo di processare per turbativa d’asta e falso i rettori di Statale e San Raffaele, Elio Franzini e Enrico Gherlone, o l’infettivologo Massimo Galli. E poi perché ora il gip (Luca Milani, subentrato da ultimo agli iniziali titolari) sposa solo in parte questa tesi: condividendo l’inesistenza dell’associazione a delinquere, ma archiviando la corruzione soltanto per intervenuta prescrizione,«e non certo per infondatezza della notizia di reato», altrimenti «meritevole di approfondimento processuale in contraddittorio anche coi candidati magari pregiudicati dall’esito finale».
Sia per il pm sia per il gip dalle intercettazioni baresi emergono «interferenze indebite» in un ambito «spregiudicato e dall’etica incerta». Solo che il pm fatica a ravvisarvi una corruzione, e coglie invece «un sistema “generale e immanente”, all’interno (più che nell’ombra) del mondo universitario»: gli «verrebbe da dire finanche “fisiologico” e “naturale”», ma nel senso della memoria difensiva dell’avvocato Massimo Ceresa Gastaldo sull’idea che «l’attività scientifica e didattica implichino un’attività creativa che può essere giudicata solo da valutatori altamente competenti, la cui necessariamente ampia discrezionalità tecnica sia “compensata” a monte dalla carica democratica espressione di sistemi elettorali, e a valle dalla pubblicità dei risultati motivati». Brutto, insomma, ma non reato per il pm. Perché al massimo, «e con l’evidente rischio di percorrere la via del teorema e della censura del “fenomeno” piuttosto che dei fatti, si potrebbe teorizzare una per così dire “genetica” logica di scambio», nella quale le pur «energiche “manifestazioni di auspicio” nella direzione gradita da alcuni capiscuola, per quanto deprecabili e certo pessimo costume, non hanno in sé attitudine a integrare una condotta illecita».