Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  dicembre 01 Giovedì calendario

L’Italia riapre il dialogo con Teheran


Il ministro degli esteri iraniano, Hossein AmirAbdollahian, arriverà domani in Italia per partecipare ai Med Dialogues, la conferenza sulla geopolitica internazionale organizzata dall’Ispi e dalla Farnesina, e vedrà in un incontro bilaterale il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
È la prima visita di un alto esponente del governo iraniano in un Paese europeo da quando, il 16 settembre, la morte della 22enne Mahsa Amini nelle mani della cosiddetta polizia morale ha acceso un’ondata di proteste in tutto l’Iran, e segnala un approccio diverso dell’Italia rispetto ad altri grandi Paesi europei nei confronti di Teheran.
La risposta delle autorità iraniane alle richieste di cambiamento della società civile è stata una repressione durissima, finora sono più di 450 i morti— tra cui 60 poliziotti – e 18mila gli arresti (fonte: Human Rights Activists News Agency). Migliaia di attivisti, studenti, anche adolescenti, sono richiusi in carcere, molti nel penitenziario di Evin, dove è stata detenuta anche Alessia Piperno, la travel blogger di 30 anni arrestata a Teheran il 28 settembre con l’accusa di aver appoggiato le proteste. Oltre 20 stranieri sono tuttora prigionieri in Iran.
La liberazione di Piperno è avvenuta grazie a un intenso lavoro di intelligence e diplomatico, disse la premier Meloni, culminato in una telefonata proprio tra Tajani e AmirAdbollahian.Il capo della diplomazia iraniana era già stato in Italia a luglio, una frequentazione politica figlia della convinzione diffusa a Teheran che Roma possa fare da ponte con le altre cancellerie europee anche in una fase come questa di gelo diplomatico.
L’Italia è da sempre incline al dialogo con l’Iran, per ragioni storiche, economiche, militari – partecipa alla missione Ue nello stretto di Hormuz, guida la missione Nato in Iraq dove gli iraniani hanno potere e influenza – e l’approccio non sembra cambiato con il nuovo governo, nonostante la repressione nelle piazze iraniane. Teheran è un «attore importante nella regione ed è necessario mantenere aperto il dialogo anche per porre la questione dei diritti umani, cosa che il ministro Tajani farà», è il ragionamento della nostra diplomazia. Una posizione diversa da quella di Francia e Germania. «Con l’Iran non potrà più essere business as usual», disse la ministra Baerbock due settimane fa: Berlino ha spinto per far passare al consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite l’ok a una commissione di inchiesta indipendente sulle violenze in Iran ( l’Italia ha votato a favore), con cui la Repubblica Islamica ha già chiarito che non collaborerà.
Incontrando esponenti della diaspora iraniana a Parigi, Macron ha definito le proteste “una rivoluzione” mentre il Parlamento francese ha approvato all’unanimità una mozione di condanna della repressione che chiede all’Europa di alzare la pressione sulla Repubblica Islamica.