la Repubblica, 1 dicembre 2022
DIetro Gand Hotel Budapest. Intervista a Wea Anderson
Penso che il tuo film (Grand Budapest Hotel, ndr) trasponga in maniera splendida la vita reale di Stefan Zweig in quella onirica delle sue storie, e le storie nel tessuto della sua vita reale.
«Una cosa che mi ha colpito, dopo aver letto alcuni libri di Zweig, è che ciò che iniziavo a scoprire sulla sua persona era molto diverso da quello che sentivo di lui attraverso la sua voce di scrittore. Molte delle sue opere sono scritte dal punto di vista di un personaggio piuttosto innocente che si addentra in territori foschi, mentre io ho sempre pensato che Zweig fosse una persona più riservata, che nel suo lavoro esplorava temi da cui era attratto ma estranei alle sue esperienze personali. In realtà, sembra vero l’esatto contrario. Pare che Zweig abbia sperimentato di tutto durante il suo percorso».
Sono d’accordo, e sono curioso di sapere se tale aspetto del carattere di Zweig riecheggi nell’intrigante titolo che hai dato a questa raccolta, “La società delle chiavi incrociate”.
«Be’, nel nostro film si riferisce solo a una ristretta gilda, segreta quanto immaginaria, di concierge di hotel europei. Molte delle idee espresse e/o esplorate inGrand Budapest Hotel le abbiamo attinte direttamente dalla vita e dall’opera di Zweig; e poi, forse, l’appartenenza alla Società stessa potrebbe alludere ad angoli reconditi del mondo di Zweig su cui stiamo iniziando solo ora a far luce. Non avevo mai sentito parlare di Zweig – o, se era successo, solo alla lontana – fino a circa sei o sette anni fa, quando, più o meno per caso, ho comprato una copia dell’ Impazienza del cuore.Ho amato questo libro, e subito me ne sono apparsi davanti decine di altri che prima non c’erano mai stati.
All’improvviso erano tutti tornati in commercio. Ho letto anche Estasi di libertà,che era stato pubblicato per la prima volta solo di recente. Grand Budapest Hotel contiene elementi che sono stati in un certo senso rubati da entrambi i libri. Due personaggi della nostra storia hanno vagamente lo scopo di rappresentare Zweig stesso: il nostro “Autore”, interpretato da Tom Wilkinson, e la versione in teoria romanzata di se stesso, interpretata da Jude Law. Ma, in realtà, anche Monsieur Gustave, il protagonista interpretato da Ralph Fiennes, è decisamente modellato su Zweig».
Saprai che Zweig era un caro amico di Freud e un grande ammiratore delle sue teorie. C’è una lettera che Freud scrisse a Zweig in cui ne elogia la scrittura e osserva che i suoi racconti hanno una qualità sorprendente: sembrano avvicinarsi a tentoni al cuore del loro soggetto, alla maniera in cui i simboli si accumulano in un sogno.
«Sono d’accordo. C’è una parola che uso per descrivere questo aspetto, ed è “psicologico”. Le volte in cui l’ho pronunciata a proposito di Zweig, mi sono sempre chiesto: “Cosa vuoi dire?”. Perché non so bene neanche io cosa intendo. È come se ci fossero delle contraddizioni all’interno dei personaggi che vengono esplorate e c’è qualcosa di inconscio che sta sempre fermentando, e il comportamento che le persone vogliono mantenere nascosto sembra farsi strada a forza».
Molti amici di Zweig lo descrivevano, a livello sociale, come un voyeur che non avrebbe maimesso piede su una pista da ballo, piuttosto si sarebbe seduto in disparte a osservare gli altri. Ma allo stesso tempo circolano strani aneddoti su di lui. Si diceva per esempio che da giovane fosse stato un esibizionista, che andasse in un parco di Vienna e si spogliasse in pubblico.
«Alcuni altri racconti di Zweig sono riconducibili a questo aspetto. Nel
Vicolo al chiaro di Luna,per esempio, un ragazzo prende a frequentare di notte i quartieri a luci rosse in uno scenario che ricorda una casba. È molto simile al racconto dell’arrivo a Berlino dello studente diSovvertimento dei sensi.E mi sembra che queste esperienze nella sua narrativa si colleghino al capitolo delMondo di ieriin cui Zweig descrive la repressione assoluta degli studenti di Vienna e come, di conseguenza, tuttodovesse restare segreto. Così tanto accadeva di nascosto. Tutto ciò che riguardava la sessualità era illecito – e quindi esistevano un sacco di bordelli e posti del genere – e tutto si manteneva nell’ombra».
Zweig aveva previsto molti aspetti della sua rovina e persino della sua scomparsa. Era consapevole della contingenza del suo intero progetto.
«Essere cancellato nella sua lingua madre… C’è la storia del libretto dell’opera che scrisse per Richard Strauss dopo che i nazisti salirono al potere in Germania: La donna silenziosa.La prima fu a Dresda e cosa accadde poi?».
Anche se a quel punto agli ebrei non era consentito partecipare a produzioni culturali di alcun tipo Strauss era a capo della Camera musicale del Reich. Era una persona incredibilmente potente all’interno della burocrazia. E sosteneva che la partecipazione di Zweig fosse fondamentale per il successo dell’opera. Questa andò effettivamente in scena, riscuotendo un grande favore del pubblico. Subito ci furono prenotazioni in diverse città del Reich e a quel punto interruppero tutto all’istante, boicottarono ogni cosa. Ma non si tratta solo di cancellazione nella lingua madre. Ci fu un momento straordinario nella vita di Zweig, nella primavera del 1941, mentre si trovava a New York.
Il PEN in Exile si era appena costituito ed era stato organizzato un enorme banchetto inaugurale al Biltmore Hotel. Dovevano essere presenti circa mille scrittori. Molte persone tennero discorsi, e le parole di Zweig risultarono quelle che ottennero maggior risonanza. Con una mossa del tutto controintuitiva, Zweig aprì dicendo: “Sono qui per chiedere scusa a tutti voi. Sono qui a vergognarmi perché la mia è la lingua in cui il mondo viene distrutto. La mia lingua madre, le parole che pronuncio, sono quelle che vengono distorte e pervertite da questa macchina che sta distruggendo l’umanità”.
«Pensava che la sua stessa lingua fosse stata corrotta in modo permanente».
Nonostante tutta la disperazioneche c’è nelle storie e nella vita di Zweig, questi ci mostra di continuo che in Europa esistevano un sacco di posti splendidi dove andare e passare il tempo.
«Mentre cercavamo di scegliere dove girare questo film, ci siamo imbattuti in una raccolta di immagini sul sito della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, la Photochrom Collection. Due società diverse, una svizzera e una americana, avevano stabilito una sorta di joint venture: scattavano fotografie in bianco e nero per il mondo, poi le coloravano e producevano in serie. Ne hanno realizzate migliaia. Vanno dal 1895 al 1910, a grandi linee, e mostrano tutto l’Impero austro-ungarico, la Prussia e il resto del mondo. Le paragono al Google Earth di inizio secolo scorso.
Rappresentano quasi tutti i paesaggi naturali e urbani. Ci sono luoghi che sono noti solo come panorami. In molti, moltissimi di questi posti si scorge una piccola terrazza, creata solo perché la gente raggiungesse a piedi questo punto e si affacciasse a godersi la vista. È meraviglioso e ha davvero ispirato il nostro film. C’è una foto splendida dell’hotel che considero una sorta di modello per il nostro, che è l’Hotel Pupp di Karlovy Vary, un tempo Carlsbad. Leimmagini in fotocromia sembravano accedere a una verità sulla visione del mondo di Zweig a cui ho potuto attingere per sviluppare un’aura visiva per il film. InEstasi di libertà, la descrizione di Zweig del grand hotel in Svizzera è così evocativa. La protagonista è una ragazza che lavora in un ufficio postale. La ricca zia le offre di soggiornare in questo albergo e, quando vi arriva, la direzione pensa che sia lì per fare una consegna. La sua valigia è un cestino. Alla fine si rendono conto che in realtà sarà ospite dell’hotel, che è diverso da qualsiasi altro posto in cui lei sia mai stata. Il suo punto di vista sul trattamento che riceve e le sue sensazioni mentre entra e si rende conto che “è qui che dormirò” sono così potenti. Ma anche il fatto che quando di punto in bianco la sua vacanza finisce, lei è già dipendente da questo altro stile di vita, la sua esistenza è così drasticamente cambiata, e viene sopraffatta da una sorta di disperazione. Così come un legame che poi crea con qualcuno che è nella sua stessa condizione di afflizione. Il fatto che quest’opera sia rimasta fuori commercio per così tanto tempo è surreale».
(febbraio 2014)Traduzione di Giulia Vallacqua