il Fatto Quotidiano, 30 novembre 2022
Braccianti, il 25% ha un caporale
A. C. è un pachistano di 31 anni, da sei vive a Pordenone e negli ultimi due ha lavorato sotto caporale come operaio agricolo. La sua vicenda aiuta bene a capire a quale ricatto sono sottoposti tanti braccianti stranieri, come funziona l’organizzazione criminale che li va a prelevare quando arrivano e “offre” loro un alloggio di fortuna e un salario da fame per poi disfarsene quando trova qualcun altro disposto ad accettare anche meno di 3 euro l’ora. A. C. ha raccontato tutto alla Flai Cgil, che oggi presenterà a Roma il sesto rapporto Agromafie dell’Osservatorio Placido Rizzotto.
Le irregolarità nel mondo agricolo non riguardano solo le Regioni del Sud: da tempo la pratica della cosiddetta “intermediazione illecita” ha pervaso anche i territori settentrionali. Se in Puglia, Sicilia, Calabria, Campania e Lazio l’illegalità supera tassi del 40%, nel Centro-Nord raggiunge comunque percentuali tra il 20% e il 30%. Il centro studi del sindacato agricoli della Cgil tenta di compiere un’analisi non facile: quantificare un fenomeno che per sua stessa natura è sommerso, sfugge alla statistica ufficiale. Secondo queste stime, nel 2021 sono stati impiegati irregolarmente 230 mila lavoratori agricoli, oltre un quarto del totale.
“Un’ulteriore crescita rispetto alle 180 mila unità indicate nel rapporto precedente in base a una stima prudenziale”, ha sottolineato il presidente dell’Osservatorio Jean René Bilongo. In totale, le donne interessate sono circa 55 mila. All’ingrosso, sono irregolari 300 milioni di ore su 820 milioni: quasi il 40% del totale, insomma. Le vittime più frequenti sono i part time e probabilmente anche questo fa sì che nel lavoro agricolo si concentri una fetta molto grande di lavoro povero: oltre un terzo dei braccianti – ovvero 300 mila persone – vive in famiglie a bassissimo reddito, in pratica meno di 8.300 euro all’anno.
Tornando ad A. C., l’operaio pachistano ha raccontato di aver iniziato guadagnando 600 euro al mese, per poi riuscire a trovare un impiego da un altro datore a 700 euro, avendo cambiato “sponsor” che poi lo ha aiutato a trovare una casa da prendere in affitto: il canone mensile veniva veniva versato a questo stesso sponsor, che li girava al proprietario trattenendo una parte. Con la scusa della pandemia, lo ha poi cacciato da casa e licenziato dal lavoro (comunque irregolare): “Scoprimmo – ha aggiunto – che aveva formato un’altra squadra che pagava meno di quello che dava a noi, cioè 3 euro l’ora”.