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 2022  novembre 25 Venerdì calendario

Nel governo in cui tutti parlano, c’è un ministro che tace

È un governo di ministri chiacchieroni. Rilasciano, travolti da battente eccitazione, raffiche di interviste. Quotidiani, tigì, talk tv, radio, social. Ogni giorno. Ogni ora. Alcune dichiarazioni già appartengono alla leggenda. Tipo quella del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini: «Faremo il ponte sullo Stretto! Promesso». Ma è memorabile anche quella di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, che definisce un gruppo di immigrati laceri e malati «carico residuale», e ormai è di puro cult anche Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura che, tutto bellicoso, per dare un colpo a una certa «egemonia gramsciana della cultura», chiede alla Rai di fare una fiction su Oriana Fallaci, ignorando però che a viale Mazzini, una fiction sulla Fallaci l’hanno già mandata in onda nel 2015 (con Vittoria Puccini nel ruolo della celebre giornalista). Si potrebbe andare avanti riempiendo le pagine di questo numero di 7. Solo un ministro, però, non trovereste: Raffaele Fitto, di anni 53, ma fisicamente identico – appena le guance un po’ più scese – a quando, nel 2000, si prese la Puglia diventandone governatore. Otto anni dopo, il Cavaliere volle nominarlo ministro per i rapporti con le Regioni: poi però Fitto, con uno strepitoso carpiato, si buttò sulla carrozza che non era ancora carrozzone di Fratelli d’Italia, e così adesso è ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione, il PNRR e il Sud (delega sfilata in corsa al povero Nello Musumeci). Fitto potrebbe davvero straparlare su tutto: e invece tace. Muto. Furbissimo. Sublime maestro di tattica. In realtà non è mai stato berlusconiano (lo Zio Silvio l’ha sempre saputo), né – tantomeno – meloniano. Fitto è sempre stato e resta un meraviglioso esempio di democristiano in purezza. Cresciuto proprio nella sagrestia dello scudo crociato (considerato che il padre Salvatore fu notabile della dicì pugliese e, a sua volta, presidente della Regione). L’ho incrociato, l’altro giorno, in Transatlantico: Raffaele veniva avanti in ghingheri nel suo abito blu con quel passo deciso che hanno i ministri di professione e lo sguardo che cercava qualcosa laggiù, in un punto indefinito. Come fai a fermarlo, uno così? Infatti, tra qualche anno, lui sarà ancora a palazzo Chigi (chissà con chi). Gli altri, no.