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 2022  novembre 30 Mercoledì calendario

Intervista a Orazio Schillaci

Soldi e una nuova organizzazione per recuperare le prestazioni sanitarie perdute. È necessario far lavorare di più i medici, in cambio di aumenti economici, per rispondere ai bisogno di pazienti oncologici e cronici. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ieri ha ribadito di essere pronto a eliminare il tampone di uscita dal Covid dopo 5 giorni per gli asintomatici, respinge le accuse di chi ritiene che la Finanziaria abbia dato poco denaro alla sanità, ma promette comunque di cercare anche altri fondi per recuperare le liste di attesa.
Le visite di controllo nel servizio pubblico stentano. Perché?
«È un tema che mi sta molto a cuore. Nei prossimi anni pagheremo questo rallentamento, e anche quello degli screening, con un maggior numero di nuove diagnosi o vedendo patologie più gravi. Lo considero uno degli effetti peggiori della pandemia, nato perché ovviamente il sistema era preso ad affrontare la gravità della malattia da coronavirus. La soglia di rischio per le neoplasie è salita».
Come intende affrontare il problema?
«Domani (oggi, ndr) ho un importante incontro con le Regioni per discutere di soldi, vediamo se si riesce a recuperare qualche fondo ad hoc. Anche se non si tratta di soldi inseriti nella Finanziaria. Si possono usare ad esempio stanziamenti per il Piano oncologico e recuperare visite ed esami. Stiamo predisponendo tutte le misure necessarie per riprendere a pieno regime le attività che c’erano prima della pandemia potenziando gli screening, i controlli dei pazienti oncologici, i controlli dei pazienti cardiopatici, di quelli con malattie croniche e metaboliche».
Qual è il tema più delicato da discutere con le Regioni?
«Dobbiamo chiarire, spero in modo definitivo, il reale valore delle spese sostenute per fronteggiare il Covid quest’anno, che secondo le amministrazioni locali arrivano a3,8 miliardi».
Mentre il pubblico riduce l’attività, il privato aumenta gli incassi: cosa ne pensa?
«Il fenomeno esiste ma è auspicabile che la sanità pubblica abbia sempre il ruolo principale.
Proprio il Covid ce ne ha fatto capire l’importanza. L’assistenza va assicurata a tutti, non solo a chi puòpermettersi di andare nel privato».
Il problema delle liste di attesa è legato agli organici o è invece organizzativo?
«Più che altro è organizzativo, nel senso che comunque gli organici dei medici, al di là di alcune discipline che sono in difficoltà, non sono inferiori a quelli di altri Paesi.
Comunque, non è che da un giorno all’altro possiamo trovare più dottori, visto che come tutti sanno ci vuole tempo per formali. Bisogna così incentivare, economicamente, la presenza in ospedale dei professionisti per più ore. In generale, sarà necessario procedere a una rivalutazione del trattamento economico di tutto il personale medico e sanitario».
Per queste cose ci vogliono soldi, tanti, e molti hanno detto che nella Finanziaria c’è troppo poco per la sanità.
«Chi si lamenta oggi, tra il 2013 e il 2019, quando c’è stato un definanziamento della sanità, a vario titolo stava nel governo.
Comunque, non voglio fare polemiche. Dico solo che l’anno prossimo ci saranno 4 miliardi e 200 milioni in più per la sanità. I due che ha messo Roberto Speranza e i nostri e in più noi, per il 2024, abbiamo anche previsto ulteriori 2,4 miliardi. Un segnale di inversione di tendenza. So che la gran parte degli aumenti saranno impegnati per l’energia, ma speriamo che si riescano a mettere anche altre risorse sulla sanità. L’importante è che quella pubblica sia al centro dell’agenda del governo».
Le liste di attesa potrebbero essere legate anche alla richiesta di prestazioni inappropriate?
«Quello dell’inappropriatezza è un tema molto importante, da affrontare con calma. Superiamo questa fase di crisi, recuperiamo il tempo e le attività perdute per i pazienti cronici e oncologici e poi lo analizzeremo con attenzione. Si possono recuperare risorse anche dall’eliminazione delle prestazioni che non servono».