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 2022  novembre 30 Mercoledì calendario

Intervista a Carlo Calenda

Faldoni sotto braccio, delegazione del Terzo Polo al seguito, Carlo Calenda esce da palazzo Chigi, dopo l’incontro con Giorgia Meloni, con una piacevole sensazione addosso. E non è solo il gusto dei riflettori. C’è la convinzione di essere riuscito a farsi ascoltare sulle sue «proposte migliorative» per la manovra, di aver iniziato quindi a costruire il proprio ruolo all’opposizione, distinto da quello del Pd e del Movimento 5 stelle, «evitando i no pregiudiziali e proponendo invece delle alternative serie». Ma c’è anche qualcos’altro. Un lato psicologico, quasi emotivo, che rende straordinariamente vicini un leader dell’opposizione e il capo del governo: «La chiami “chimica”, se vuole».
E questa chimica da dove nasce?
«Sento il fascino della storia di Giorgia Meloni. È quella che lei ha raccontato più volte: una donna che nasce in una famiglia non privilegiata, con una vita difficile e che ce la fa da sola. Questo mi predispone positivamente dal punto di vista della chimica. Dopodiché, abbiamo pensieri diametralmente opposti, ma sono in grado di fare questo apprezzamento rimanendo radicato nelle mie convinzioni».
Pensa male chi vede in questa sintonia uno strumento utile in vista della nomina dei presidenti delle commissioni di garanzia, dal Copasir alla Vigilanza Rai?
«Non abbiamo mai chiesto niente al governo, né provato delle forzature con la maggioranza. Stiamo facendo un lavoro mantenendo un’assoluta distanza, anche dai posti che spettano all’opposizione. Tanto meno pensiamo di entrare in maggioranza».
Ci metterebbe la mano sul fuoco?
«Sì, assolutamente. Fiducia, appoggio esterno, stampella: sono tutte sciocchezze. Noi vogliamo ricostruire un centro riformista e abbiamo una visione del Paese agli antipodi rispetto a quella del governo».
Meloni vi ha riservato tempo e attenzione, e Forza Italia si è irritata. Vi accusa di aver montato un’operazione mediatica.
«Se è un’operazione mediatica perché abbiamo scritto 25 pagine di documento super dettagliato? Bastava una chiacchierata. Penso piuttosto che Forza Italia abbia un problema. Vuole sabotare il governo di cui fa parte. Non lo trovo lodevole come intento».
Che fa, difende Meloni?
«È una questione di serietà. Sono stati votati ed eletti per lavorare in coalizione. Non puoi fare finta e poi iniziare a segare le gambe della sedia. Questo è il motivo di fastidio dei vari Ronzulli, Gasparri e Mulè. Sono in un partito sgonfiato che vive di polemiche interne al governo».
Forza Italia chiede di non sgomitare alla ricerca di un ruolo.
«Abbiamo solo dato un contributo su alcuni pezzi della legge di bilancio. Il loro nervosismo tradisce il fatto che si stanno effettivamente distinguendo in questo ruolo di sabotatori».
E questo contributo che ha offerto a Meloni ha ottenuto un riscontro positivo?
«Sono rimasto piacevolmente sorpreso. L’ho trovata molto preparata».
La considera una presidente del Consiglio preparata?
«Non do giudizi su questo, non mi permetterei mai. Intendo dire che mi ha sorpreso che fosse così preparata sulle nostre proposte. Siamo entrati nel merito, parlando per più di un’ora e mezza, anche insieme ai ministri Giorgetti e Urso: un confronto serio di cui ringrazio il governo».
E ci sono delle aperture?
«Mi pare di sì, su molte proposte. A proposito degli interventi sull’energia, ho chiesto un tetto nazionale al prezzo dell’energia e del gas, con uno scontro del 50%, a saldi invariati. Impresa 4.0, poi, è da rifare aggiungendo i beni ambientali, e sulla riforma del reddito di cittadinanza abbiamo spiegato che si dovrebbe riportare a una gestione da parte dei Comuni, come era il Reddito di inclusione. Ha detto che valuterà l’idea di rimettere in piedi la struttura “Italia Sicura” (che al tempo prevedeva anche una spesa per la messa in sicurezza del comune di Casamicciola) che è stata stupidamente smantellata da Conte. Ho suggerito di mettere dentro Italia Sicura anche le reti idriche, per unificarle. Ultimo punto: serve un intervento di emergenza sulla sanità, perché sotto i 6 miliardi spesa il sistema non regge».
Vi rivedrete?
«Abbiamo deciso che seguiranno degli approfondimenti tecnici. Invieremo il nostro centro studi e il legislativo. Io sarò presente sul tema dell’energia. Mi diverte fare accadere una cosa».
Questa manovra quindi è migliorabile, ma tutto sommato le piace?
«No, è ancora la manovra di Salvini. Dal pos in poi, sono tutte bandierine elettorali della Lega».
Pd e M5S sostengono che con questa manovra si attaccano i poveri e si favoriscono gli evasori.
«Non attacca i poveri, ma sono d’accordo sul fatto che favorisca gli evasori».
Eppure sembra più distante da Pd e M5S che non dalla premier Meloni.
«Ho proposto al Pd di lavorare insieme sulla manovra, gli ho anche inviato la nostra proposta, ma non hanno mai risposto. Preferiscono fare a gara con i Cinque stelle a chi va in piazza per primo. Alla fine produrranno solo un sacco di blocchi del traffico per dire la stessa cosa, cioè niente, tranne che la manovra non gli piace, e lo fanno in tre giorni diversi: solo su Marte. Ma gli italiani non ci pagano per dire sempre di no su tutto, troppo facile così».
La vostra sarà un’opposizione dialogante?
«Stiamo cercando di normalizzare le relazioni nella politica italiana. Il fatto di stare all’opposizione, poi, impone eticamente un confronto».
Finora le hanno riconosciuto il ruolo di incendiario del confronto politico, più che di normalizzatore.
«Si scambia l’essere diretti con l’essere pregiudiziali. Sul salario minimo, ad esempio, sono favorevole e siamo disponibili a votare la risoluzione di M5S e Pd. Voglio solo usare un linguaggio comprensibile, a volte anche in modo troppo ruvido e diretto, ma non ho mai considerato il mio interlocutore come un nemico». —