MowMag, 28 novembre 2022
A Ischia non basta più piangere i morti, bisogna prendersela coi vivi
“Ccà pare Casamicciola”. La frana di Ischia somiglia a uno di quei film che mandano continuamente in onda, e in cui si aggiorna solamente nome e numero delle vittime (otto finora accertate). Bambine col pigiama rosa, neonati sotto il letto, mentre si scava ancora nel fango alla ricerca affannosa dei superstiti. Lacrime vere e lacrime di coccodrillo, di quei politici che si insultano a vicenda, mentre spunta fuori quel condono edilizio concesso dal governo Conte – Salvini nel 2018 (decreto Genova).
Ma per rispetto di chi è morto, e da nipote di ischitana (anzi mia nonna era proprio di Casamicciola), è necessario andare oltre. Perché piangere i morti non basta più, bisogna prendersela coi vivi.
Basta pensare che a Ischia, isola vulcanica sorretta da rocce dure e altre non consolidate, e quindi già predisposta a rischio idrogeologico (come da avvertimenti a tutto spiano dei geologi) sono in piedi 600 edifici colpiti da ordine di abbattimento, perché abusivi, e 27 mila – VENTISETTEMILA – pratiche di sanatoria per altrettanti abusi edilizi, vale a dire, la metà del totale, un ischitano su due. D’altra parte quando I’isola fu colpita dal terremoto nel 2017 – ai tempi scrivevo di cronaca locale e lo ricordo come fosse ora – i danni alle case furono enormi e ci furono pure due morti. Un terremoto di magnitudo 4 della scala Richter che non giustificava quel disastro, ma l’abusivismo edilizio sì.
E cosa s’è fatto dopo quel sisma? Ah sì, un nuovo condono. Dissero per facilitare la ricostruzione. Ma quale ricostruzione, quella degli abusi?
Si ricostruisce rispettando l’ambiente, non depredandolo. E uno ci deve pensare bene a queste cose, prima che l’isola si trasformi di nuovo in carne da macello, alle prime piogge. Eppure l’appetito dei soldi la fa da padrone, anche se la natura poi presenta il conto, e quel conto sono vite umane.
Intanto Ischia straripa (terza isola italiana per popolazione), con abitanti che in estate quasi raddoppiano. Manco a dirlo, incontenibile. Ma nessuno sente ragione, tutti hanno desiderio di allargarsi, allungarsi, farsi il BB. Si pensa all’immagine, al turismo affezionato e a quello mordi e fuggi, alle terme, ai congressi. “Basta ca ce sta ’o sole...”. Così la gente pensa a costruire dove non è possibile, e il politicante accontenta per gestione del consenso. Io chiedo, tu mi dai, io ti voto. Ecco come il turismo predatorio ha sostituito terrazzamenti e vigneti in cemento e asfalto. No, non è la natura, non sono gli dei, siamo noi. L’ex isola verde piange. Lacrime napulitane, fino al prossimo condono.